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L'Artigianato brontese

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Artigiani a Bronte

Storia, Cultura, Arte

1. Murifrabbri - 2. Il Casino de' Civili ed il Fascio dei lavoratori - 3. Mastri d’ascia ed ebanisti
4. Fabbri - 5. Scalpellini e marmisti - 6. Calzolai - 7. Sarti - 8. Sarte - 9. Ricamatrici


3. Mastri d’ascia ed ebanisti

Le immagini della pagina precedente del portone di casa De Luca ci ricordano i “mastri d’ascia”, fale­gna­mi di porte e infissi, e i rifiniti ebanisti di cui si riporta un metodo di lavorazione (foto 16): assemblavano i cassetti con le cosiddette “code di rondine”, un sistema d’incastro con colla a caldo, che nel 1885 erano rette mentre nel 1900 troviamo nella forma trapezoidale.

Era un perfezionamento, la modifica di un particolare nascosto con cui un artigiano si distingueva da un altro.

L’anno 1885 è ricavato dall’osservazione di mobili ancora esistenti descritti in un atto dotale redatto dal notaio Luigi Pace (foto 17) in cui si legge che oltre il corredo e la casa dati in dote alla futura sposa, c’è la “dote” del futuro sposo che insieme al pistacchieto comprendeva i mobili.

Per il materiale gli artigiani si rifornivano gene­ral­mente a Catania dove mastro Nicola Lupo, falegna­me, in­con­trò lo scultore Simone Ronsisvalle di Adrano il quale realizzò le parti scultoree del cata­falco (foto 18, 19) della Confraternita Maria Ss. della Miseri­cordia della chiesa di S. Silvestro (‘a Batia), a incastro e smontabile per essere montato solo in occasione della celebrazione del funerale di un “fratello” della confraternita.

Emerge l’insegnamento del Capizzi: l’umiltà di mastro Nicola Lupo nel chiedere la collabo­razione di Ronsi­svalle il quale, a Bronte, aprì una scuola privata di disegno dove Nunzio Sciavarrello, figlio di barbiere, andò a imparare l’arte.

Ronsisvalle collaborò con altri ebanisti bron­tesi, fra cui Nunzio Di Bella, realizzando nella sua bottega dei portoni di straordinaria bellezza (nella foto 20 due esempi) per gli inserti scultorei in essi presenti (foto 21a-d, 23, 24).

Di Bella fu anche il primo inventore della macchina in legno per smallare i pistacchi (nella foto 25 con un prototipo).


4. Fabbri

I fabbri ci hanno lasciato tanti manufatti e alcuni ci stimolano ad andare oltre la super­ficiale osserva­zione, come la ringhiera della foto 26 che qualcuno ricorda sia stata realizzata dai Politi: è un misto di floreale e geometrico.

L’evoluzione verso la modernità.

I due catenacci della foto 27 appartengono a due famiglie diverse.

Sono comuni nella fattura ma un particolare, i chiodi di rame, fa dedurre che siano stati realizzati dallo stesso fabbro che ha voluto unire alla sicurezza l’estetica.

Un piccolo lucchetto (foto 28) che chiudeva il can­celletto dei cani da caccia, ha in rilievo un cane ed è stato realizzato dal fabbro Luigi Mavica che ha voluto distinguersi dai comuni esecutori di catenacci per essere autore e chissà forse anche artista. 

Foto 16 - Le “code di rondine” degli ebanisti, un sistema d’incastro con colla a caldo, rette nel 1885, nella forma trapezoidale nel 1900. Fra i più noti intagliatori ed ebanisti del passato famoso era Fra Felice da Bronte (al secolo Pietro Paolo Costanzo, nato a Bronte nel 1734).
Foto 17 (a destra) - Un atto dotale del 1885.
Foto 18 e 19 - Il Catafalco ('u Tàramu) dei "fratelli" della Confraternita di Maria SS. della Mise­ri­cor­dia della Chiesa di S. Silvestro, ('a Batia) scolpito da Simone Ronsisvalle. A destra un parti­co­la­re del pannello centrale (La Deposizione).
Foto 20 - Portoni scolpiti da Simone Ronsisvalle (Condominio di Via Umberto 300)
 
Foto 21a-d, 23 e 24 - Particolare di alcuni portoni scolpiti da Simone Ronsisvalle e dai "picciotti" artigiani della sua bottega.Foto 25 - Nunzio Di Bella con un prototipo della sua mac­chi­na per smallare i pistacchi
Foto 26  - L'evoluzione verso la modernitàFoto 27
La sicurezza e l'estetica
Foto 28 - L'artigiano creatore ma anche artista

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