La FARMACIA
e il FARMACISTA
La farmacia
era nel passato quasi una bottega, dove lo speziale vendeva spezie, realizzava
medicinali su richiesta del medico e qualche volta anche su indicazione
dell’emigrato che al ritorno in Sicilia, portava le novità dei prodotti
farmaceutici d’oltre oceano e d’oltre Alpi. Oggi è un negozio di lusso dove si vendono farmaci già preparati, prodotti
cosmetici, scarpe ortopediche, alimenti senza glutine, erbe medicinali. A noi interessa tracciare il profilo del farmacista di oggi che si attiene anche
lui alle indicazioni del medico ma non miscela polverine. E’ disponibile con
tutti i clienti, con le signore è anche galante e se sprovvisto del prodotto
richiesto, lo procura in tempo reale. E’ uno specialista dell’ascolto, accoglie su di sé, e le fa sue, le malattie di
chi gli si confida, al punto da sostenere di aver avuto anche lui gli stessi
sintomi e di averli superati con successo.
Non si può considerare al pari del suo collega del passato che nel laboratorio
del retro bottega, come un alchimista, combinava l’elisir di lunga vita.
Con i
progressi della scienza farmaceutica oggi non si vendono illusioni ma certezze e
i farmaci inefficaci il farmacista li sconsiglia. Infatti, se ci fermiamo ad osservare e a riflettere sulle persone che escono da
una qualsiasi farmacia, molte sono fiduciose, alcune allegre e in modo
particolare certi arzilli anziani che tengono stretto il loro sacchetto
contenente integratori, betabloccanti, cardio aspirina, vitamine e, neanche a
dirlo, la magica pillolina blu. Ci sarebbe da chiedersi: perché non si “rrizzettanu”?* Invece la comprano, a dispetto di quella puntina di Alzheimer che li ha colpiti,
in un giorno non datato e a loro insaputa che fa dimenticare come si usa o alla
peggio dove l’abbiano posata. In conseguenza di ciò, il mattino dopo, chiedono soddisfazione al farmacista, il
quale da esperto professionista non si perde d’animo, anche lui è UOOmo, e dopo
aver spiegato loro, con la dovuta delicatezza la corretta posologia per un
risultato positivo, suggerisce un infallibile trucchetto: appenderla al collo,
in sostituzione della medaglietta con l’effige del santo protettore che non
ascolta suppliche indecenti e tenerla a portata di mano sarebbe già un eretto
conforto! Gennaio 2017 * Rrizèttanu - riferito a oggetti:
da rizittàri (rassettare, riordinare; riferito a
persone: rassegnarsi). |
L'Altarino e il Rigattiere
Non svuotate quel garage Quanti acquisti si
accumulano negli anni! Ci s’innamora di un oggetto,
si ammira finché l’amore passa e poi lo si abbandona a fare compagnia ad altri
oggetti in un garage. In quel luogo buio e triste
ogni oggetto cerca di fare amicizia con un ventaglio che dice di essere
dell’800; con un’insalatiera art déco; con una ribaltina francese che si lamenta
di un fastidioso prurito provocato dal tarlo; con un ombrellino da sole in pizzo
ormai sgualcito; con un orologio a pendolo muto, fermo alla stessa ora; con una
camicia bianca ricamata della prima notte di nozze della nonna.
Tutti gli oggetti hanno in comune il rammarico d’essere finiti così in basso,
dove non c’è più posto per nuovi arrivi e nuove amicizie.
Un giorno, entra nel garage un rigattiere che li osserva uno ad uno e
attribuisce loro una data di nascita diversa dai nobili natali di cui ogni
oggetto andava fiero, per abbassarne il prezzo d’acquisto.
Mentre fruga, dice che il suo non è un lavoro ma una passione per un’epoca in
cui avrebbe voluto vivere e forse venderà qualcosa ma con poco guadagno. Scopre
un bauletto, un altarino da campo, rimasto sotto tante cianfrusaglie, in
religioso silenzio, appartenuto al cappellano militare, zio del proprietario del
garage. C’è il crocefisso, il calice, i candelieri,
il leggio, la campanella, la patena, il corporale, la pisside, l’aspersorio, le
ampolline, un’immagine sacra, i paramenti ricamati e rifiniti con fine merletto.
Il rigattiere, sorpreso, ammette di non averne mai visto uno e gli attribuisce
ugualmente un prezzo che equivale ad un’offesa!
Il proprietario si sente offeso, chiude indispettito il coperchio del bauletto,
non vuole più vendere e, soprattutto, quell’altarino con cui si è celebrata la
messa, si è impartita la comunione, ha unito nella preghiera per i feriti e i
caduti; ha ricevuto la richiesta di tanti soldati per un ritorno sani e salvi ai
propri cari e con l’aiuto di Dio li ha confortati; ha affrontato il lungo
viaggio di ritorno dalla Libia e ha pianto alla vista delle coste siciliane.
Quel piccolo grande altarino uscirà da quel garage e avrà un posto
d’onore che gli spetta.
Merita una medaglia e non un prezzo!
Auguri di buon Natale ai miei fedeli e ai nuovi lettori.
Dicembre 2016 |
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L’insostenibile peso della dignità ferita Il Buono e il Cattivo
Gli aforismi
brontesi o siciliani sono simili a quelli di altre
regioni d’Italia e del mondo. Si differenziano solo nei dialetti e nella lingua. Nascono dalle osservazioni di comportamenti che si sono ripetuti nei tempi
antichi e si ripetono ancora oggi, come a dire che l’uomo a qualsiasi razza,
religione o cultura appartenga cade sempre sugli stessi errori. Gli aforismi sono formati da frasi brevi ma incisive, contengono un pensiero
morale tramandato dai vecchi saggi che si possono considerare comandamenti,
anche se non sono stati dati da Dio scolpiti nella pietra ma nell’esperienza. Seguirli è una libera scelta e se non si rispettano, non si fa peccato mortale
ma le conseguenze potrebbero essere anche mortali. Osserviamo i comportamenti di un amico o parente, dall’aspetto gentile,
disponibile, sul quale non si è avuto mai nulla da dire o contestare perché non
ama la lite, non si fa trasportare da sentimenti ostili e di prevaricazione ma
da una generosità innata. Per lui gli interlocutori sono da rispettare e non da ferire, il suo mondo è una
proprietà senza recinzioni, chiunque voglia entrare non troverà ostacoli e il
suo motto è: “mi casa es tu casa”.
Così come appare è, ma qualcuno potrebbe giudicarlo un uomo cui fare qualche
soppruso, sicuro, di non ricevere reazioni di difesa e meno che mai di attacco.
Ma come accade a chi è una brava persona, ce lo dice l’esperienza, arriva il
momento in cui la sua disponibilità ha un cedimento e scatta l’istinto dell’amor
proprio, l’insostenibile peso della dignità ferita.
E’ combattuta, se chiudere
garbatamente o semplicemente quella porta che ha tenuto sempre aperta, incurante
del freddo che entrava anche nelle stagioni calde, oppure...
Il nostro amico che è stato tirato in ballo per spiegare un aforisma decide:
oppure. Affronta il freddo e il gelo, gli occhi gli si arrossano, i brividi della febbre
lo scuotono, inveisce contro chi lo ha offeso e gli sbatte con furia e veemenza
di linguaggio la porta in faccia. La sua non è un’abnorme, inaspettata, esagerata reazione o un’improvvisa follia,
vuole solo dimostrare che l’aforisma è anche un comandamento a cui si deve
obbedire: Attenti a livata ru bbonu,
alla ribellione del buono! E già siamo a
Novembre inoltrato |
Cronaca… a suon di aforismi
E’ proprio vero che non c’è pace!
Trascorsa, indenne, la giovinezza; superati gli anta; raggiunta l’età dei
diversamente giovani, una donna sana di mente pensa che finalmente non dovrà
temere né a casa né in strada di essere stuprata e, meno che mai, da un
giovinastro.
Invece, la contraddice l’ultima notizia che viene dal bresciano: “Una donna
di ottantasette anni, in piena notte, è violentata da un rumeno di trentadue
anni, suo vicino di casa”.
Proponiamo alcune ipotesi che aspettano l’esame del DNA del presunto
stupratore per sapere come siano andati realmente i fatti.
1a Ipotesi. Il giovanotto sarà miope e avrà visto, da lontano, l’anziana ben
prestante anche se sfiorita, o meglio, sfocata.
2a Ipotesi. Se sarà presbite, con l’anziana da vicino, avrebbe avuto difficoltà
a ‘nfirari a gugghia*, ma a detta della stessa il giovanotto ha
dimostrato di non amare il cucito.
3a Ipotesi. La signora sarà affetta da Alzheimer e ricorda d’aver fatto, nel
passato, sesso selvaggio ma non nel presente.
4a Ipotesi. Nonostante l’età ma nelle piene facoltà mentali, la signora ha
realizzato l’evento come reato e ha denunciato il giovanotto chi non guaddà
né erba e né lavùri*; per lui ogni pittuszu è potta* e
affamato si sarà detto: megghiu l'ovu oggi ca ‘a
gallina rumena*,
a tempu ri guerra, è guerra ppi tutti*,
e vivendo al nord non conoscerà il detto siciliano
cu ri vecchi s’innammura si rovina ‘a vintura*.
5° Ipotesi. Il comportamento della signora
ad alcuni ha fatto dire con una certa ironia: ma alla sua età, cu
ci rav'a ddiri?* E ancora, data l’età, sarà di sicuro
portatrice di protesi dentaria e u Signuri runa biscotti a cu
n’avi renti*.
Sta scimunita, aviva truvatu nu bonu vicinu, oggi cosa rara,
non lo tiene per sé e lo comunica a quel milione di donne ottantenni che
all’inquietante notizia non ha avuto, per lei, cristiana pietà ma invidia,
aggiunta a salutari propositi e per lo stupratore, parole di compassione:
puvirellu! Sa chi ci passà ppa testa!*
Ma alla fine: cu 'ndi potta ‘n terra ch’impìca?*
Chi nicche e nnacchi*,
tanto interesse?
La signora è nostra parente? Nostra amica? Abbiamo la stessa età? Un vicino di
casa rumeno?
Ndavìmmu gatti a pinnari!
Fine Ottobre 2016 |
* - ‘Nfirari a gugghia (Introdurre il filo nell’ago)
- Non guaddàri né erba e né lavùri (Non rispettare né le erbacce né il campo
di grano,
strafottente al massimo, insomma)
- Ogni pittuszu è potta (Ogni buco è una porta d’ingresso,
approfitta di tutto e non andar tanto per il sottile)
- Megghiu l'ovu oggi ca ‘a gallina rumani (Meglio
accontentarsi di ciò che si ha oggi anche se poco, di doman non v’è
certezza).
- Cu ri vecchi s’innammura si rovina ‘a vintura (Chi s’innamora
dei vecchi si rovina la sorte)
- Cu ci rava a ddiri? (Chi glielo doveva dire che avrebbe
avuto tanta inaspettata fortuna o sfortuna?)
- ‘U Signuri runa i biscotti a ccu non ’avi renti (Il Signore
è così grande che dà saporiti biscotti a chi non ha denti)
- A tempu ri guerra è guerra ppi tutti (Quando c'è guerra,
quando i tempi sono
difficili, nessuno sfugge, tutti ne subiscono le conseguenze)
- Sa chi cci passà pa testa (Poveretto chissà cosa avrà pensato,
avrà avuto un momento di follia)
- Ma cu ndi potta ‘n terra ch’impìca (Ma chi ce lo fa fare ad
avventurarci in terreni fangosi ed accidentati)
- Chi nnicchi e nnacchi (Ma cosa c’entra)
- ‘Ndavìmmu gatti a pinnari...! (Ma che? Ci
mettiamo a spennare gatti quando di problemi da risolvere ne abbiamo a
iosa?). |
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La figlia, la mamma ed anche la ...nonna Conoscere il futuro è stato da sempre
un desiderio dell’uomo. Veggenti, cartomanti e maghi si sono dati nel passato
molto da fare. Oggi possiamo fare a meno di consultare fattucchiere, perché sono sostituite
dalle aziende di lingerie che non “legginu i catti”, non consultano le
sfere di cristallo, non evocano il “morto che parla”, ma è sufficiente
acquistare una rivista femminile o sfogliarla in una qualsiasi sala d’attesa che
ci dicono come comportarci.
Non solo, “il loro responso” messo a paragone con le tariffe dei maghi di
professione è a costo zero.
La
figlia Osserviamo la foto di questa bambina, poco più di dieci anni che naturalmente è
stata scelta dopo un’attenta, ma non difficile, selezione. In giro per le strade
e all’uscita dalla scuola se ne vedono tante e alcune con gli occhi truccati:
maliziosi e ammiccanti. Per gli acquisti sono accompagnate dalle mamme o viceversa sono loro che
accompagnano e consigliano le mamme-bambine. La
mamma Entrambe seguono lo stesso stile di moda, parlano lo stesso linguaggio, chattano
col compagnetto di giochi, almeno, ognuna col suo. La gerarchia è assente, dicono che sono amiche e di poche parole, con uno
sguardo o il gesto del dito medio, seguito da un vaffa, si capiscono! E com’è nostra abitudine, ci facciamo domande che aspettano risposte. La
responsabilità di questo cambiamento o mutazione a chi la imputiamo? Alle
aziende che devono vendere? Ai programmi televisivi schiavi dell’audience, alle
riviste che obbediscono al padrone? Alla Boldrini, presidente della Camera, che
afferma con enfasi: “non ci fermerete, facciamo quello che vogliamo”. E chi li dovrebbe fermare se non chi ha buon senso, le nonne?
La nonna
Ma anche loro sono entrate nella trappola pubblicitaria, attirate dalla
seducente speranza che ancora non tutto sia perduto, anzi, l’esperienza fa da
garante: “a gallina vecchia fa buon brodo”. A guardare riviste e tv viene, ad alcune, un certo smarrimento. Il messaggio
erotico è chiaro e chi è ancora in tempo, o appena nei limiti segnati dall’età
biologica, potrebbe farci un pensierino. Io l’ho fatto e a modo mio mi sono organizzata. Ho acquistato una maglietta
quasi monacale senza fronzoli, corta e appena appena sopra l’ombelico, e ci ho
stampato sopra il mio scettico progetto. Inizia
bene l'Ottobre
2016 |
IL QUID
Istigazione a delinquere
Tentiamo di fare una
riflessione, fuori dai canoni specialistici, sugli efferati omicidi “per
gelosia” contro le donne.
Osserviamo il profilo di una donna che dopo una convivenza più o meno breve
sente che le manca un “quid”.
Lo cerca, e trova l’amore mai provato prima che non la fa riflettere! Chiede al compagno fisso il diritto alla felicità e rimarca le differenze col
“quid”, il quale la sa ascoltare a letto e a tavola, e si giustifica pure che è
stata costretta a tradire, per colpa, del disinteresse di lui per lei.
Il compagno reagisce infierendo più volte, anche se alla prima, avrebbe potuto
fermarsi, e perché non l’abbia fatto se lo chiedono in tanti.
Ricordiamo il detto ”a menti è un firu ‘i capillu”: un nulla la spezza.
L’uomo perde la testa, perché non sopporta che la sua donna vada a letto con un
altro. Ma allora, dei tanti cornuti cui non si spezza u firu ‘i capillu,
possiamo pensare che non sappiano amare?
Chiediamo ad alcuni uomini: questi omicida che infieriscono con tanta
insistenza, sono presi da raptus o da soddisfazione?
La sorpresa nella risposta: da soddisfazione!
Le donne, come è loro abitudine, hanno dato una risposta articolata.
Ammettono che la voglia di uccidere il fedifrago è fortissima, minacciano di
farlo ma non lo realizzano, non solo perché sono state educate a sopportare la
presenza di altre donne, fisse o di passaggio ma anche perché il loro DNA non si
è fatto condizionare, come quello dell’uomo, dall’ambiente.
L’aggettivo cornuto non si applica alla donna e l’orgoglio femminile non viene
intaccato!
Quando è la donna a tradire, invece, vuole essere solo capita e va all’ultimo
incontro col suo compagno con l’arroganza di poterlo convincere ad accettare di
buon grado che lei stravede per un altro. Non capisce che le sue “parole sono
pietre” e che non basta una generazione perché l’uomo impari a fare il
cornuto.
Ma se si vogliono accelerare i tempi, di fronte al tradimento del proprio
compagno, bisognerà prendersi almeno una soddisfazione e ben mirata:
“colpirne uno per educarne cento”.
E quando “si spara, si spara e non si parla!”
Ma, attenzione al soggetto sottinteso!
A fìmmina non ciù ppizza!*
L’uomo ne ha uno solo, mentre le donne, volendo, ne possono avere tanti!
Settembre 2016
* La donna non lo perde
|
Il ceppo
Con tanto amore... La cucina era un tempo luogo di aggregazione, dove
genitori, figli, nuore, generi, nipoti, zie nubili, monache di casa e preti
secolari, si facevano i fatti propri e quelli degli altri. Non c’era segreto che ognuno potesse tenere per sé. Si amava, si odiava, si
complottava, si sparlava e spettegolava ad alta voce. Erano discrete solo le
parole pronunciate sottovoce, con l’ammiccare degli occhi, perché non
arrivassero al letto di chi attendeva la sua ora. Oggi la cucina ha perduto, insieme al suo ruolo, anche le dimensioni ed è
piccola, non a caso è chiamata angolo cottura. Contiene stipato lo stretto
necessario ma trova posto e in bellavista lo status symbol per eccellenza: il
ceppo dei coltelli di cui molti designer si sono interessati. E’ un oggetto che resta inanimato per l’arco della sua esistenza, perché nei
supermercati si trova tutto affettato in piccole porzioni anche precotte che si
consumano velocemente: ognuno ha fretta di andare per la sua strada, solo con se
stesso, fra gente sola. La coppia però trova il tempo per litigare, anche perché la donna ha preso
coraggio, dice la sua e non se ne tiene una. Non che faccia male, ma in presenza del ceppo la prudenza non sarebbe troppa. Le discussioni, anche per futili motivi, iniziano in camera da letto, incalzano
nel soggiorno dove in questi ultimi anni, la donna, messa proprio all’angolo
“cottura”, trova ad attenderla il ceppo che, potrebbe restare pacifico come fino
a quel momento, invece, anche lui vuole partecipare alla lite con i suoi
“argomenti” affilatissimi mai usati. Il maledetto, grazie all’ultima parola udita e non taciuta che fa traboccare il
vaso, si sente finalmente gratificato, sguaina una delle sue armi, svolge il
compito per cui è stato prodotto, ed esprimere al meglio le sue potenzialità. Non si possono imputare al ceppo tutte le responsabilità del contendere ma solo
quella di aver messo “pace”. E di fronte al mutamento di destinazione d’uso della cucina che fino a pochi
anni addietro univa e oggi separa, ci chiediamo: è proprio necessario comprare
un ceppo, per usarlo solo in occasioni eccezionali? Non sarebbe meglio chiederlo in prestito, al bisogno, al vicino di pianerottolo
che potrebbe non essere a casa, favorendo lo sbollire del furore? Ed anche
l'estate 2016 è andata |
In Continente, al freddo e al
gelo A casa del figlio
Ma commu ‘ndi finì! |
Quanti di noi abbiamo i figli sparsi nelle città del nord! Siamo contenti che
siano sistemati ma quando la nostalgia di loro ci attanaglia, prendiamo il primo
aereo e ci saltiamo sopra. I primi giorni, baci e
tenere carezze ai figli e ai nipoti per chi ce li ha, ma dopo la prima
settimana, la Sicilia senza di noi soffre. Le case
dei nostri figli sono quasi tutte piccole, con un solo servizio e quando scappa,
i turni si devono rispettare; al contrario delle nostre che sono spaziose e al
nord ci sentiamo chiusi come in una “grotta.” I
figli lavorano tutto il giorno e li vediamo la sera, ma ci godiamo i nipoti. Li
accompagniamo e li prendiamo da scuola, dal catechismo, dall’insegnante
d’inglese, dalla palestra e dalle feste di compleanno.
Facciamo insieme i compiti, diversi da quelli dei nostri tempi e ce li dobbiamo
studiare! Se ci va bene li capiamo, altrimenti telefoniamo ad un amico
insegnante per farceli spiegare. Quando arriva la
sera, il menù che avevamo preparato per loro non è gradito, e se mancano
gl’ingredienti richiesti, il nonno ormai in pigiama, s’infila il giubbotto e va
al supermercato. … “La pasta della nonna è buona
ma quella della mamma è più buona!”… Rientrati
i figli si cena, ma i bambini eccitati dalla presenza dei genitori non vogliono
addormentarsi senza un racconto, ed esaurite le fiabe classiche si passa a
quelle inventate e, a gentile richiesta, anche mimate. |

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- Hai!… haiai!…
simmu rrutti! -
- ‘Nda fumammu na sicarittella? - Al freddo e al gelo commu Gesù
bambinu… ma sul balcone! Ci si sveglia “col buio” e si sgattaiola per andare a bere un caffè nell’unico
bar aperto dei cinesi che non capiscono l’italiano e sorridono sempre, anche
quando gli diciamo: ma picchì non vi nni tunnati nda Cina?
Alle sette apre il “Bar Caffè I Disperati” gestito da
siciliani rientrati dalla Germania che raccontano di quanto siano precisi e
gentili i tedeschi, diversi dagli italiani arraffoni. “I Disperati” però, capiscono e parlano il siciliano e alla domanda:
- Ma picchì non vi nni tunnati a Gemmania? - Rispondono: “picchì, a gemmania, eramu i cammareri re tedeschi,
cca, facimmu i patruni! Viva l’Italia! Maggio 2016 |
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Viva il divorzio breve!
E… lunga vita ai nonni!
Ne sono passate coppie sotto i ponti, da quando è in vigore la legge sul
divorzio!
Ci sono state negli anni delle modifiche per l’evolversi della società.
Il
mantenimento non è sempre concesso alla moglie; non c’è la colpa; è obbligatorio
il mantenimento ai figli oltre la maggiore età; l’affidamento dei minori non è
più esclusivo alla mamma; non più tempi lunghi ma brevi se consensuali.
Molte donne oggi hanno un lavoro, è giusto che non si facciano mantenere.
Non c’è più la colpa imputata all’uomo che tradisce e, per par condicio, non si
imputa alla donna che tradisce anche lei.
L’affidamento condiviso è un diritto del minore ed è un bene che qualcuno se ne
sia accorto.
Se un figlio di trent’anni è disoccupato, ha diritto alle ferie pagate dal
genitore benestante.
Il divorzio è “breve come un sospiro” e non se ne parli più: si chìuri
na potta e si grapi un putticatu!
La prossima modifica riguarderà il diritto dei figli che non vogliono vivere
con i genitori.
L’obbiettivo di chi ha preceduto la donna odierna, quando veniva abbandonata per
una puttana, anche se era una brava ragazza, sempre puttana era per l’ex, era la
vendetta.
Si dedicava solo ai figli che usava come scudo per prendere due
piccioni con una fava: il marito in mutande e la sua nuova compagna che doveva
mantenerlo.
Ed era lontano da lei ricominciare con un altro stronzo perché, come si suole
dire, era scandariata!
Ma i tempi cambiano di continuo, molte donne hanno conquistato l’indipendenza
economica, fanno carriera, si concedono affettuose amicizie e, anche a causa del
divorzio, sono caricate più dell’uomo dal peso dei figli, diventati sempre più
esigenti.
Non ce la fanno più da sole e sono esaurite!
Al diavolo la genetica e chi l’ha inventata! Non solo i diritti, ma uguali
ruoli!
Il padre deve fare anche da mamma, non può tenersi i figli un weekend si e uno
no, ma possibilmente tutti i weekend, perché la mamma curriculare ha altri
impegni improrogabili per la sua salute.
E meno male che è arrivato il divorzio breve, così, le coppie scoppiate saranno
d’accordo in tutto e soprattutto a quale coppia di nonni lasciare i figli nei
weekend.
Lunga vita ai nonni!
12 Aprile 2016 |
CUOCHI E DINTORNI
La ricetta
Una volta in tv faceva scuola il maestro Manzi con “non è mai troppo tardi”;
oggi la fanno i maestri cuochi, in ogni canale, in tutte le salse, con ricette
di piatti tradizionali trasformati in micro porzioni artistiche, belle solo da
vedere.
C’è chi cambia canale, finché ne trova uno che parli d’altro, certo d’essere
salvo, almeno in casa propria, perché in tempo di crisi, gli italiani, non
potendo mangiare come prima, si consolano parlando di cucina e, ovunque si vada,
si vedono ricette volare.
Un’anziana signora, entra dal pescivendolo e chiede un pesce facile da cucinare
e il suo badante Mohamed le indica col dito la spigola: “bbona… chella!”
Il pescivendolo approva e vedendo la signora un po’ confusa per come cucinarla,
s’improvvisa cuoco: a so motti è ‘ccu sari!.
Signora: ho la pressione alta e devo mangiare liscia.
Pescivendolo: la spigola si prende il sale da sola, e quello giusto!
Signora: davvero? E come fa?
Pescivendolo: mi spiego, prenda un chilo di sale fino, uno di sale
grosso, sbatti u biancu ‘i l’ovu e cciù ‘mbisca; copre la spigola ri
sutta e ri supra, la mette nel forno, mezz’ora precisa, e poi… mi rici
chi mangia!
Signora: allora, prendo due chili di sale, sbatto un uovo e… lo
friggo?
Pescivendolo: noo, solo il bianco, u russu u ietta.
Signora: Mohamed, lo mangi tu il tuorlo?
Mohamed: tollo? Io no tollo!
Signora: tuorlo, si dice… tu..or..lo!
Pescivendolo: e si scrivi russu… appostu! Quando la esce dal forno, ci vuole
forza pi rrùmpiri a crusta ru sari, ma se non ce la fa, c’è Mohamed.
Signora: ma lui è il mio autista, non è badante, mangia con me, io cucino
e sono sola… come faccio? Mohamed… oggi… facciamo carne?
Una signora, in attesa che la signora si allontani, si rivolge allo chef: ma
a lei, cu ccià potta a dari ricetti, non ha visto che è anziana?
Pescivendolo: in che posso servirla?
La signora: giovanotto, ho i capelli bianchi, queste rughe sono
d’espressione e non voglio ricette... mi dia queste cozze. Ma… scusi… in
un chilo, quante ce ne trovo morte?
Pescivendolo: sono vivissime, no senti chi pàrranu e si pòttunu a
testa… commu a lei?
La signora: ri sèntiri, i sentu… parlano spagnolo… e non le
capisco!
Pasqua è vicina… Auguri!
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SENTIMENTI, DESIDERI, DIRITTI ED ALTRO
La Family Gay
Se due persone dello stesso sesso
s’innamorano e si amano; se sono gelose e litigano; se mantengono rancore o
fanno subito pace; se si tradiscono, si perdonano o si lasciano; se vanno al
mare o in montagna; se sono atei o credenti; se piangono quando uno dei due
soffre o muore; se vogliono essere accettati come loro accettano le coppie
etero; se chiedono di avere gli stessi diritti umani e civili di ogni cittadino
italiano: è un pensare omosessuale?
Se quella omosessuale non la si ritiene una famiglia, perché non è composta da
madre, padre e figlio, e la si chiama un’altra cosa nella difficoltà di trovarle
un nome; se si crede che un bambino non possa essere protetto dai pregiudizi che
incontrerà lungo il percorso di crescita, da due mamme o due papà; se si parla e
si giudica in nome dell’etica e di principi invalicabili in chiesa, in
parlamento, al bar e in strada; se si usano toni forti e in mala fede: è un
pensare etero?
E’ un tempo di trasformazioni e smarrimenti, sia per chi è fuori, sia per chi è
dentro la cosiddetta normalità. E i sentimenti, come i desideri, a volte
confliggono con i diritti.
Si nasce uomini per lasciare un ricordo di sé agli amici ma soprattutto a un
figlio, anche se adottato, purché continui il percorso d’amore e di generosità
iniziato da chiunque l’abbia preso in cura!
Se chiedessimo a un bambino con quali genitori vorrebbe vivere, se con queste o
quelli, con questa e quello o se crescere in un contesto di verità anche a
scuola, con una maestra che ha cuore, con i compagni di classe e con gli amici
che siano figli di genitori che hanno cuore, che risposta darebbe?
Finché sarà un minore la sua risposta non conta e i suoi sentimenti a volte
contano poco!
Mentre conta tanto per alcuni sostenere che una coppia omosessuale non può
adottare un bambino perché si andrebbe contro natura.
E la dea natura, si sa, non ama fare discussioni e non si fa trovare per non
dire come la pensa!
Ma se dovesse decidere di lasciare l’olimpo e parlare al popolo ignorante, il
suo responso sarà di una natura omosessuale o etero?
Fine febbraio 2016 |
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