L'OPINIONE DI ...

RIFLESSIONI al FEMMINILE

a cura di Laura Castiglione

OGNI TANTO UNO SGUARDO AL FEMMINILE AL MONDO CHE CI CIRCONDA

Ti trovi in:  Home-> Brontesi nel Mondo-> L'opinione di...-> I commenti di Laura 16/17

 E la “cecità” può attendere!

Quando non c’era l’ecografia il sesso non si conosceva in anticipo. Appena il neonato veniva al mondo lo si mostrava afferrato per i piedi, e attirava l’attenzione su quell’escrescenza accolta con soddisfazione: “màscuru è!”

Vediamo a distanza di cinquant’anni, anno più, anno meno, la strada che ha percorso quel neonato.

Il metodo educativo, usato, era comune: “non piangere, come le femminucce” e il bambino veniva “temprato” al dolore o al rifiuto. “Non dire bugie” e lui, intimorito, usava l’unica arma per difendersi che avesse in mano: il liberatorio calduccio notturno della pipì.

“L’uomo è cacciatore” e gli si dava il fucile se sorpreso a giocare con la Barbie della sorellina.

“Non ti masturbare o diventi cieco e l’assoluzione era concessa con la promessa di non farlo.

E mentre la femminuccia cercava il fidanzatino, “u mascurellu non s’ava 'mpinnàtu”, cioè, l’uccellino non aveva messo le piume, e giocava col trenino, la bici e il pallone. E così perde il treno della vita, cammina a piedi e gli entra il pallone in porta.

La femminuccia, invece, accolta con delusione, “è… fimmina”, con in braccio la sua bambola imparava a giocare con la bici, il trenino e il pallone.

Ma oggi è stanca: “è tutto sulle mie spalle e mi faccio un culo così”, ama dire, e vorrebbe un altro giocattolo, ma quale? ci pensa e ci ripensa: è un’insoddisfazione esistenziale!

Esistenziale? tangibile : si ritrova “stu màscuru chi ru piacìri non è”.

Ho preso visione

della rubrica “Sguardo al femminile” che Laura Castiglione cura attraver­so il no­stro sito: sono rimasto a dir poco entu­siasta, sia per la novità del­la pro­posta, sia per la qualità dei pensieri e dei ragio­namenti pre­senti nelle sue considera­zioni.
Per questo sicuramente avrà ricevuto ma­nife­stazioni di stima, alle quali mi uni­sco con simpatia. (......continua)
Continui, non si stanchi: anche que­sto è un segno vivo dell’umanità che cam­mi­na.
Con cordialità

Mario Rappazzo

Il poveretto non vuole pensieri, è stato educato a fare il re e che colpa ne ha se gli è venuto a mancare il regno?

La femminuccia ha voluto la bici? e pedali! Ha voluto il trenino? e corra per non perderlo! Ha voluto il pallone? e faccia gol!

Non le si frappongono ostacoli, ma i modi bruschi e duri non fanno parte della femminilità e di quel sex-appeal che piace tanto all’uomo.

Se la donna torna ad essere “bellezza in bicicletta” (*) l’uomo ritornerà ad essere “u masculu ru piacìri chi si bbìvi a-ccannòlu” (tracannando).

Maggio 2010

(*) cerca su Google

Cu ‘nnappi ‘nnappi r’e cassatelli…

A chi prende l’aereo con destinazione nord, nel periodo pasquale, non mancherà l’occasione d’incontrare coppie di genitori che vanno a trovare i figli.

Osserviamo una coppia che, accompagnata da parenti, arriva al check-in con bagaglio da stiva e trollei a mano. Lei con pelliccia, tacchetto basso, borsa a due manici e un vassoio di cassatelli avvolto in carta di colore rosa. Lui sportivo, con pantaloni un po’ sopra il mocassino, pullover a vu, camicia con sotto un girocollo di “maglia in carne”, giubbotto e in mano paste di mandorla della pasticceria locale.

Tutto procede normalmente finché l’hostess non fa notare che il peso delle valigie non è consentito. Si guardano, e li accomuna lo stesso disappunto: la loro bilancia non è precisa e fanno stridere la cerniera delle valigie.

Il contenuto si dilata e cresce di volume, come fosse stato sotto vuoto e, incuranti, parlano fra di loro: “lèvaci a sosizza… u cascavallu… a supprissata… accùra e cullùri…” e cercano, estraggono, chiudono e pesano; riaprono, estraggono e ripesano finché hanno l’ok dell’ hostess che, annoiata, passa al bagaglio a mano, per fortuna, poco sopra i limiti.

E qui la furbizia prevale, ognuno di loro, parenti compresi, ha in mano un pacchetto dal profumo diverso e furtivamente lo insaccano e lo rinsaccano in una tracolla sbucata non si sa da dove.
Poi, sudati e stanchi, si guardano attorno e si scusano con chi è stato in attesa. Una voce si fa coraggio : “scusi, signora, ma lei a Pasqua porta al nord mezza Sicilia?”

- Menza? tutta… ccu ‘stu me’ cori sdradicatu ca nn’avi abbèntu!

- Anch’io porto ai miei figli la nostra Sicilia… le offro mezzo rametto di mandorlo non ancora sbocciato… le auguro una felice permanenza!

- grazie, anche a lei e…… tinìmmuni fotti!

Buona Pasqua 2010!

La festa della donna?

S’incomincia da piccolissime. Vestite tutte uguali senza perdere di vista l’ombelico, tutte alle stesse discoteche, tutte con gli stessi amici.
E così si cresce mentre la meritocrazia e la competizione sono vocaboli difficili da pronunciare.

Ma a che serve affaticarsi se arriva come ogni anno l’otto marzo e con esso le politicanti che si presentano tirate a lucido e parlano commosse di giovani donne senza lavoro? E nel frattempo festeggiano.

E’ ora di finirla! Le donne, quelle responsabili, non festeggiano l’otto marzo e in discoteche a farsi palpeggiare da un cretino mezzo nudo… va bene… non sarà un cretino ma è mezzo nudo e non tutto!

E festeggiano cosa? Di saper sfruttare tutte le leggi pensate per le sfortunate donne che neppure le conoscono? quelle che si conquistano un posto, qualunque esso sia.
Quelle che non hanno avuto la fortuna di nascere nel posto giusto e con le stesse opportunità, quelle che sono costrette a fare le puttane e non le escort. Quelle che sono maltrattate da uno stronzo senza poter cambiare il loro tenore di vita.
Quelle che non decidono liberamente di fare un figlio perchè per loro: maternità, allattamento, varicella e morbillo, sono solo parole. Quelle a cui non importa proprio nulla delle quote rosa o ciclamino.

E mi chiedo cosa vogliono queste tizie ancora di più? Non sarebbe più corretto pensare di fare un distinguo tra chi ha diritti e chi dei diritti ne fa vantaggi?

L’autonomia si conquista incominciando dalle piccole cose: dall’abbandonare presto la dipendenza dal ciuccio, dal non farsi la pipì nel letto, dal farsi i compiti da soli, dal conquistarsi la benevolenza dell’insegnante, dal farsi amicizie vere, dal voler fare quel dato lavoro costi quel che costi, dallo scegliere un uomo giusto da amare. E quando tutto sembra essere perduto riuscire a fare lo stesso il proprio dovere.

Questi sono i discorsi che vorrei ascoltare e avere un motivo valido per festeggiare: la consapevolezza di dire basta a questa festa ipocrita!

L’8 marzo del 2010

L’usufrutto?

No grazie!

Se si vogliono sistemare “le cose” prima d’andarsene e “ire ad patres” si fa testamento.

L’uso del verbo “andare” è improprio, sarebbe meglio “restare” ma è uso comune, lasciamo “andare!”

Alcuni notai, consigliano il marito a redigere il testamento destinando ai figli la proprietà dell’intero patrimonio e alla moglie l’usufrutto, perché sia “padrona e domina”.

Ma cos’è l’usufrutto nello specifico? E’ il diritto di godimento sulla proprietà dei figli, il dovere di curarne la manutenzione, di pagarne le imposte e di vedersi applicata, anche, una riduzione sulla pensione di reversibilità.

Il legislatore nel passato ha voluto tutelare le mogli subordinate al marito. Ma oggi che la donna, col proprio lavoro, accresce il patrimonio familiare che senso ha l’usufrutto se, come la maga di Omero, nasconde un sortilegio: essere padrona e dover dar conto?

La riforma del diritto di famiglia dal 1975 disciplina i rapporti fra coniugi e regola non solo la legittima ma anche la disponibile, cioè un extra, un terzo del patrimonio che si può destinare o alla moglie o ai figli o ad estranei.

L’usufrutto è un regalo da restituire, la legittima è un diritto da esercitare in piena libertà.

Usufrutto? No grazie!

Un sintetico ma magistrale trat­ta­tel­lo su alcu­ne norme te­sta­men­ta­rie; il suo com­men­to è una fero­ce ca­rica­tura al peperon­ci­no ca­la­bre­se e, in­fine, il rime­dio è una esi­la­rante bat­tuta al ...frizer.
Grazie!

(n. l.)

Facciamo un esempio esplicativo: l’ipotetica vedova, titolare dell’usufrutto, dovrebbe fumare un “sigaro pestifero” sul balcone al freddo, per non impuzzire la proprietà dei figli, mentre, titolare della legittima lo fumerebbe nel suo salotto al caldo e, per par condicio, in compagnia di un giovane badante, se è di colore, meglio! Chiaro? mi raccomando: “attente a quei due!” (notaio e marito)
- “E se uno dei due non fosse d’accordo?” -

- Non è un problema… destiniamogli l’usufrutto della nostra ghiacciaia! -

- “E... cosa se ne fa?” -

- Il ghiaccio è un rimedio efficace su quelle parti del corpo che, infiammandosi, gonfiano! -

Marzo 2010

Ma che vita!

E... che musica!

Spesso ci siamo chiesti perché alcuni, dopo anni di “fidanzamento” si sposano e, dopo pochi mesi, si lasciano.
E ci siamo dati anche la risposta: la convivenza pesa quanto un macigno.

Ma se si è fidanzati, come si usa oggi, che c’è di meglio?

Ci si vede quando se ne ha voglia, si cena in un localino intimo cictucic, lei scuote i lunghi capelli e spande per l’aria il suo profumo e, nel sofisticato vestito Max Mara, si diverte alle battute di lui.
E come gli uomini che non devono chiedere mai, lui ordina l’amaro e lo tracanna alla russa, sicuro di sé.
Solo una rosa, è San Valentino. E per dare un senso alla serata, subito a “nanna” con la lingery per ogni occasione! Che bello!

Ma poi lui, a malincuore, torna a dormire dalla mamma.

Si vive d’amore, di profumi e balocchi, ma anche di pensieri profondi: non si può fare questa vita! I piccioncini decidono di cambiarla e si sposano: tutto sarà come prima e più di prima! Cenette? che noia!

E la cassa chi la tiene? e la stirata chi la fa? e chi porta i pantaloni? c’è la parità dei sessi e l’uomo si distingue solo se porta i baffi! E a letto? per carità, sempre la stessa solfa, già, oggi la chiamano solfa, una volta c’era più romanticismo si chiamava musica.

Ma non si era detto come prima e più di prima? infatti, si ricomincia con un altro “fidanzamento” e con la stessa solfa!

E me la volete chiamare vita questa? e perché no!

Buon San Valentino 2010

La “Mamma” e la “Madre”

Il ruolo della mamma del figlio è a breve termine, diverso da quello della mamma della figlia che non spezza mai il legame e, se lo fa, poi lo riallaccia. Di cosa possono parlare mamma e figlio?
Le tradizioni si perdono, le confidenze non trovano complicità come tra mamma e figlia che intercalano parole d’amore senza che qualcuno s‘ingelosisca: è normale! Mentre quel ragazzo si fa uomo, la sua mamma privata dell’intimità, si sente madre e si chiede dov’è quel figlio che, nell’incessante domanda “amore, di chi sei?” non faceva attendere la risposta, “tutto di mamma!”

Lei guarda le foto di lui, bambino, e sono di nuovo insieme ad imparare le prime paroline, a far di conto e, mano nella manina vanno a scuola dalla stessa maestra. Ora il figlio è diventato padre, si ripongono le foto e lei spera di riprendere da dove tutto si era interrotto: ritornare mamma e anche nonna.

Un momento, non corriamo, il ruolo di nonna lo assume la vera mamma: la mamma della figlia. Ma… allora… ditelo! E diciamolo! In natura esiste la par condicio: mamma-orsa e mamma-gatta, allontanano bruscamente sia il figlio che la figlia e insieme al ruolo perdono il sostantivo mamma.

E la chioccia? cresciuti i pulcini, ritorna gallina. Al contrario, l’evoluzione della donna ha privilegiato una parte sola penalizzando l’altra, in cui è rimasta l’intermittenza: prima mamma e poi madre. Perchè? non sarebbe stato meglio fermarsi all’età della pietra, quando la donna era più animale e le pietre erano un’arma impropria, ma davano più soddisfazioni e in tutte le direzioni?! Ormai i giochi sono fatti “rien ne va plus”.

Ma almeno, la mamma del figlio, se vuol restare mamma, si tenga stretto il suo bamboccione e se lo sbaciucchi fino a morirne!

Febbraio 2010

Le due apoteosi

Scelta difficile!

Un uomo va a trans. Ha chiesto perdono al Santo Padre. La famiglia non l’abbandona. E’ una tragedia personale. E noi? c’incartiamo nella solita riflessione!

Rientra nella normalità che un uomo abbia una donna alla volta, o tutt’al più, una fissa la moglie e una mobile l’amante. Ma possedere unificati, uomo e donna, è di un genio.

Non mi riferisco al genio dagli occhi stralunati di Einstein e con i capelli arruffati ma di un uomo all’apparenza normale, senza sex-appeal, il vicino della porta accanto che, imbaraz­zato al buon giorno e al buona sera, arrossisce come fosse febbricitante e si potrebbe portare “a letto” solo per mettergli il termometro.

Come ci si sbaglia nel non riconoscere, in un insignificante uomo, un raffinato che ama le “morbidezze” di una donna per i preliminari e la forza “penetrante” d’un uomo! Ma ciò non toglie che è un infedele e che “da un simile tradimento non ci si può difendere” ha detto qualcuna. Ed ha ragione!

Ma da chi si dovrebbe difendere una moglie se, inerme ed incredula, non  riesce a vedere come rivale una donna col pisello? e di conseguenza, gelosia, invidia e rabbia sono passioni che restano mute.

La “testa di genio” ha pianificato il suo tradimento: “vado a trans e se mi scoprono, resteranno tutti a boccheggiare come pesci: mah... mah... mah!” Non è solo una trovata geniale.

E’ l’apoteosi del tradimento!

Mentre è tutta un’altra musica quella suonata per un uomo che non va a trans: se viene sorpreso con “la compagnetta di giochi” altro che chiedere perdono, altro che la famiglia non l’abbandona, altro che sommesse mah… mah…

- Chi è questa … qua? - gli strilla la moglie -  e farfuglia - amore… mi trovi… impre­parato…, chiedimi… un argomento a piacere.

Sarà costretto a subire, come suo nonno e suo padre, le solenni bastonature.

E’ l’apoteosi dell’ecatombe!

Tràns-eamus ad 2010

 

E’ proprio difficile

E’ proprio difficile commen­tare la nuova “rifles­sione” di Laura Castiglione, per­ché essa, data la delicatezza dell’argo­mento, sembra aver smarrito la sua genui­na spon­ta­neità. Però se la cava nella parte cen­tra­le de­scrivendo il perso­naggio come esse­re insi­gni­ficante e buffo che, tutta­via, riesce ad avere un colpo di genio nel­l’andare a trans raggiun­gendo l’apo­teosi e otte­nen­do la com­pren­sio­ne della fa­miglia.
Apoteosi che si raddop­pia nella reazione della moglie che scopre il tradimento “nor­male” del mari­to e lo massa­cra a legnate.
E chiude la Nostra formando spiritosa­men­te un verbo latino: trans-eamus ad 2010 (pas­siamo al …!) che equivale a un amaro augurio di Buon anno!

Nicola Lupo

Bari, 4 gennaio 2010

Parole in libertà

Quanto è difficile la nostra bella lingua italiana! Da bambini la frase ricorrente era: “attento a come parli.” E il nostro educatore ci indicava il sostantivo, il verbo e l’aggettivo più appropriati tra i sinonimi e i contrari.

Poi col tempo s’impara e si disfa il bagaglio linguistico per mostrare il pensiero.

A volte, però, basta un avverbio fuori posto o una frase detta senza riflettere che possono rivelare o tradire ciò che si pensa e anche ciò che si prova.

Per esempio,in questi giorni dopo un fatto grave accaduto si sono pronunciate tante frasi e alcune hanno attirato la mia attenzione: “bisogna abbassare i toni, ma se l’è cercato.”

“Fatto gravissimo e tra l’altro, lo squilibrato, ha chiesto scusa.”

“Andrei a fargli visita, per fare un’opera di misericordia.”

Riflettiamo sulle parole in grassetto.

Cercato, dal verbo cercare. Definizione: frugare affannosamente spostando oggetti alla rinfusa… …e finalmente l’attentatore è stato trovato!

Pensavamo

Pensavamo di avere ricevuto un bel regalo di Natale, ma improvvisa­men­te Laura Ca­sti­glio­ne ci sorprende con un al­tro "pac­chet­tino" pic­can­tis­si­mo con una chiu­sa esila­rante e spiri­to­sa: “Paro­le in libertà" sulla proprietà del lin­guaggio.

Essa in poche righe ci fornisce una "lec­tio magi­stralis" meritevole di una laurea ho­no­ris causa "in Storia della Lingua Italiana".

Ma la fulminante conclusione ti fa esul­ta­re di gioia … natalizia!

Grazie!

Nicola Lupo

Bari, 22 Dicembre 2009

Tra l’altro, sinonimi: addirittura, nientedimeno…. l’attentatore per superare se stesso ha inferto anche le scuse.

Opera di misericordia, definizione: sentimento di pietà verso un povero infelice  mai furono usati aggettivi più adeguati per la persona in oggetto: infelice e povero.

Nessuna censura per costoro, siamo in democrazia linguistica anche se inesatta.

Si può pensare cosa dire e dire con un lapsus freudiano cosa si pensa.

Rispettiamo queste minoranze e per par condicio, cerchiamo qualcuno che tra l’altro rompa il muso anche a loro!

Dicembre 2009

Regalo di Natale!

Alcune battaglie vinte dalle femministe hanno avuto una valenza illusoria. Se si fosse giocato d’astuzia sulle cose che l’uomo non amava fare o avere, molte energie si sarebbero risparmiate e, a piccole tappe, si sarebbe potuto indebolire, sconfiggendolo, senza concedergli l’onore delle armi.

Ma le donne non se ne intendevano di tattica bellica, preferivano l’uncinetto al parlare di guerra con gli uomini. E per questa loro ignoranza, l’uomo è stato lo stratega del femminismo, il perdente beneficiato. Andiamo per ordine.

Il diritto al voto: una conquista e non una vittoria. Le donne hanno potuto votare, preferendo gli uomini e ancora oggi non votano per le donne. I tempi erano ormai maturi per metterlo a lavare i piatti e l’americana Josephine Cochrane inventò la lavastoviglie.

La libertà sessuale, strillata sotto il vessillo del triangolino, ha nutrito le speranze anche degli uomini che non ne avevano.

L’età pensionabile: l’uomo a 65 e la donna a 60. Cinque anni di riposo indispensabile a recuperare le forze per affrontare il pensionamento di lui.

Il divorzio: “spettinata così tu mi piaci di più”…. ma ti cambio lo stesso.

E con questi risultati si persiste nell'errore e si punta più in alto: il Quirinale. Ci si arriva anziani e il detto siciliano “u cumannari è megghiu ri….” non trova posto migliore… non ne vale la pena!

Se questa riflessione trova riscontro nel mondo femminile io propongo un esperimento casalingo: sottrarrei all'uomo una prerogativa di cui lamenta il peso: “avere una moglie.” E per la prima volta non verrà beneficiato e poggerà il capo sul ceppo! (tradotto: virimmu commu sa passa!)

E’ tutto chiaro? “chiarissimo non fa una piega.

Ma, un momento,… dopo averla sottratta all’uomo per punirlo, di questa moglie vagante, cara autrice dell’esperimento, cosa ne fai?”

Non è un problema, perchè a me non importa nulla se è innamorata o indifferente, se aspetta con l’aperitivo in mano o col matterello, della cena in caldo o dei resti del giorno prima, della tv sintonizzata sul canale preferito o del suo cianciare, di una notte di fuoco o a guardare il soffitto.

Quel che conta è averla accanto… me la prendo io e… mi faccio un bellissimo Regalo di Natale!

Natale 2009

 

Con la consueta

Con la consueta stringata ma incisiva pro­sa Laura Castiglione ha cri­ti­ca­to il fem­mi­ni­smo e con esso tutti gli al­tri prov­ve­di­menti che ne sono sca­turiti, per­ché sono risultati tutti a mag­gior van­taggio del­l’uomo.
Quindi traccia la vita sacrificata di una mo­glie per il proprio marito senza alcun rico­no­sci­mento e perciò si chie­de cosa fare di questa figura femminile senza alcun ap­prez­zamento: allora si erge a giu­dice di questa ingiustizia e architetta una picco­la ven­detta, propo­nendo di pren­derla con sé come regalo di Natale.

Prosit! e grazie per questo Suo succu­len­to regalo di Natale anche per tutti noi.

Nicola Lupo

Bari, 5 Dicembre 2009

Un consiglio...

«Ma Teneteli a casa!»

Come cambia tutto dopo i sessanta! Chi era bruttina con l’età è migliorata e chi era bella è imbruttita.

C’è chi rassegnata si accetta e chi guardandosi allo specchio userebbe un’accetta.

Non è solo un problema estetico ma il confrontarsi col mondo dei giovani che guarda e passa.

Per esempio in palestra, ragazze ben sode si riflettono allo specchio e sollevano i pesi: espirano, inspirano e parlano solo fra di loro.

Le osservo e mi distraggo, l’istruttore mi richiama con distacco, non sono un’allieva diligente e và dove lo porta il cuore.

Un signore di una “certa età” sorride, alza le spalle e mi dice: “ormai… i giovani non fanno al caso nostro… dobbiamo farci compagnia noi!”

“Maa… aah… cchii?” avrebbe detto Totò!

Io avrei potuto rispondere con modi gentili o con la padronanza del turpiloquio e ho taciuto di fare una battuta: “giovanotto… se ne può parlare… ma a quanto ammonta la tua pensione?”

All’uscita del supermercato piove a dirotto, un signore di una “certa età” è in difficoltà e gli offro il mio ombrello.

Cerca affannosamente nelle sue tasche le chiavi della macchina, me le mostra e alla mia battuta “pensavo che cercava l’euro di mancia” coglie l’occasione: “signora per lei anche cento euro!” Guardi… che l’accompagno solo alla macchina” risposi.

Eh sì! … questi signori sono un pericolo se lasciati liberi e le loro mogli dovrebbero riflettere prima di mandarli da soli in palestra o a fare la spesa.

La “certa età” non dà garanzie ed è sbagliatissimo abbassare la guardia illudendosi che “tanto chi se lo prende, ormai!”

Non sono le giovincelle scherzose che “ormai ” devono preoccupare le mogli, ma solo quelle che hanno fame. Troppe disoccupate e precarie in cerca di lavoro! E quale miglior posto a tempo indeterminato, finché dura, di un anziano con pensione!

Capisco che alcuni mariti sono “na cutra” ma ascoltate il consiglio di una che purtroppo riflette e non si trova male: “Teneteli a casa!”

A gentile richiesta, inserto al mese di

Novembre 2009

“Pare!”

Sia meno rischioso tacere che parlare

Leggiamo alcune notizie di cronaca. Verona: impiegato suicida dopo aver ucciso moglie e figli. Parma: capo officina uccide moglie, figlia e si spara. Caserta… Taranto… Catania.

Un sindaco intervistato risponde: “pare non ci sia nulla da capire, si deve rivedere la legge sulle detenzioni di armi.” Un funzionario di polizia: “la famiglia uccide più della mafia.” Un vicino di casa: “....pare , ci fossero dissapori per la separazione.”

E ancora: “marito assegna all’ex moglie mantenimenti esagerati, pare, per condurre lo stesso tenore di vita.”

La legge è uguale per tutti? pare!

Nessuna differenza tra un ricco e un impiegato che deve mantenere palestra, danza, estetista alle figlie e vivere in un monolocale.

La mia attenzione va solo a quei casi in cui i motivi di divorzio sono dovuti all’insofferenza nella convivenza, alla fine dell’amore e s’intraprende la strada dell’odio mortale perchè “alcune donne” non trovando nel partner un interlocutore a tutto tondo, pensano che avendo un lavoro, la liber­tà sessuale, la legge sull’aborto, le quote rosa, le pari opportunità, la legge ad hoc sul divorzio, hanno diritto anche alla felicità: l’eliminazione del marito dalla loro vista con armi non certo pari e con la complicità di avvocate senza scrupoli.

Mentre gli avvocati del malcapitato al “prego si accomodi” aggiungono “lei ha perduto la causa.”

Riflettiamoci: questi mariti mentre uccidono si sentono assassini o giustizieri? non ci è dato saperlo, purtroppo, ma intuirlo.

Non si sta esagerando distruggendo il principio di tutela verso la donna? se la legge non fosse garantista con una parte sola, se lo stesso teno­re di vita riguardasse entrambi gli ex coniugi, se costituisse reato screditare la figura del padre e la discrezionalità del giudice fosse più attenta, le stragi di bambini che la cronaca annuncia con distacco professionale, sarebbero liquidate con un semplice pare? forse no!

Ma io non posso aspettare e lo dico chiaro e forte: la legge, alcune mamme e chi tace non tutelano il minore, ma se ne fanno scudo.

Novembre 2009

Ipotesi su un delitto

L'onore è ancora onore

Più di un delitto in Italia rimane irrisolto. Forse manca la capacità di un ragionamento analitico e deduttivo. Forse si confida troppo sui rilievi scientifici. O più semplicemente ci si affida a criminologi e opinionisti ospiti a “Porta a porta” che offriranno la soluzione in un piatto d’argento.

Beh! nella confusione m’infilo anch’io e naturalmente ogni riferimento è puramente casuale.

Poniamo il caso che una ragazza abbia una relazione consolidata con un bravo ragazzo e ne intraprenda nel contempo un’altra con un uomo sposato che, preso dalla passione, lasci la moglie. La ragazza entra in crisi: le cose si sono messe nel verso sbagliato e non riesce a decidere se lasciare l’ignaro ragazzo o l’uomo “ex felicemente sposato”.

La mamma della ragazza, come tutte le mamme attente, intuisce qualcosa. Ma all’improvviso riceve un’atroce notizia: la figlia è stata assassina­ta con 30 coltellate. Si mettono in moto tutte le macchine investigative, editoriali e televisive.

Innocentisti e colpevolisti vantano ipotesi mentre guardano la ragazza ritratta su tutti i quotidiani: bella, solare, sorridente, una brava ragazza che frequentava la parrocchia.
Le indagini vanno verso tutte le direzioni che confluiscono, ahimè, su un unico indagato: il bravo ragazzo.

Ma forse è stata trascurata un’altra pista, la mia personale, che per qualcuno sarà ritenuta inquietante, ma ormai una più o una meno!

La mamma della povera ragazza potrebbe dire ciò che ha intuito ma tace sull’esistenza dell’uomo sposato entrando in un gioco d’azzardo e peri­coloso dal quale non può più uscire: cosa penserà la gente di sua figlia? cosa scriveranno i giornali? cosa potrà mai dire Bruno Vespa? e intanto l’assassino di sua figlia resta impunito!

L’assassino? o l’assassina? Dio ci liberi da una moglie inferocita! Sono bastate trenta coltellate per far tornare a casa il marito prodigo! Allora il movente è la gelosia?…. No, solo l’odio ripetuto per trenta volte!

E al bravo ragazzo chi ci pensa?

Aahh!!... ma ci sono tre gradi di giudizio… è giovane ed è vivo… ha tutta una vita davanti!

Ottobre 2009

PRIMA PAGINA  PAGINA PRECEDENTE

 pagina 16 di 17

 PAGINA SUCCESSIVA  ULTIMA PAGINA
piccolo vocabolario brontese

HOME PAGEPowered by DLC - Associazione Bronte Insieme

     
 

CERCA NEL SITO