La Ducea inglese ai piedi dell'Etna (1799 - 1981)

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Le Memorie del V Duca di Bronte

The Duchy of Bronte

Un libro di memorie scritto nel 1924 per la sua famiglia da Alexander Nelson Hood,

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Stampe e dipinti

Il lungo corridoio...Nella stanza n. 2 ci sono ritratti della nostra Famiglia Reale, regalati a mio padre dalla Regina Vittoria in diverse occasioni. Ho ceduto un gran numero di stampe simili ai Musei di Londra dopo la morte di mia sorella Rosa. Erano appesi nella sua casa al n. 36 di Chapel Street.

Il lungo corridoio, 150 piedi di lunghezza, porta, alle pareti, dipinti e stampe quasi esclusivamente di Nelson e degli Hood. Arrivarono da Cricket, dopo la sua vendita, o da Royal Lodge, dopo la morte di mio padre (il resto dei dipinti e delle stampe delle familiari battaglie, si trova alla Falconara(4), Taormina, o a Londra al n. 13 di Pelham Crescent).

La seguente è una lista di dipinti a partire dall'entrata, a sinistra: 1. (5); 2. Morte di Nelson (stampa a colori); 3. Vittoria di Lord Rodney rappresentante un'azione dell'avanguardia di Lord Hood; 4. idem; 5. una tela a soggetto marittimo; 6. Flotta Francese in fiamme a Toulon per opera di Lord Hood; 7. "Glorioso Primo di Giugno", Vittoria di Lord Howe, rappresentante Lord Bridport, nella sua Royal George, che affronta contemporaneamente due navi nemiche più forti; 8. Flotta Francese in fiamme a Toulon per opera di Lord Hood, 23 novembre 1793; 9. tela di soggetto marittimo; 10. Azione di Fregata: la Minerva, comandata da Alexander Hood (in seguito Ammiraglio Visconte Bridport) tiene a Plymouth una fregata francese, la "Warwick" (si veda sotto).

Sulla destra, partendo dalla Hall, ci sono: 1. Nelson su una fregata che lascia Toulon in fiamme; 2. una tela a soggetto marittimo; 3. la H.M.S. Victory, l'allora Nave Bandiera di Lord Hood a Bastia; egli aveva conquistato la Corsica ed esiste una lettera con la quale egli pone "La corona di Corsica ai piedi di Giorgio III; 4., 5., 6., 7. Azione di Fregata: la Minerva e la Warwick (si veda sopra al n. 10).


Dei cinque busti…

Dei cinque busti, tre di gesso, uno di marmo e uno di bronzo, i numeri 1, 2 e 3 sulla sinistra partendo dalla Hall sono: il primo dell'Ammiraglio Visconte Hood; il secondo di Maria Marchioness del Downshire, la madre di mia madre; il terzo di Elliot, Lord Heathfield, Conquistatore di Gibilterra. Quest'ultimo busto fu dato a mio padre, al Castello di Windsor, dalla Regina Vittoria la quale, informata che fosse un busto dell'Ammiraglio Lord Hood, affermò che pensava che a mio padre avrebbe fatto piacere averlo. Al suo arrivo a Cricket lo stemma sul piedistallo mi confuse perché non mi sembrava quello di Lord Hood.

In seguito, in un vecchio "peerage", scoprii che lo stemma apparteneva a Lord Heathfield, l'equivoco fu causato da una somiglianza dei tratti dei due eroi.

Il busto di bronzo è mio, realizzato da un giovane scultore di Taorimna, Enrico Licari...Il busto di marmo, sulla destra, appartiene al Duca di Wellington, cugino di mia madre, assiduo ospite nella casa di Lady Downshire, mia nonna materna, egli era anche padrino del mio fratello maggiore (Nelson e Wellington si incontrarono solo una volta nella vita - una stampa di questo incontro è appesa nel corridoio - ma le famiglie dei due eroi si imparentarono, in seguito, grazie al matrimonio fra mio padre e mia madre: questo evento e la nascita del mio fratello maggiore causarono la pubblicazione del libro intitolato "La Reale Discendenza di Nelson e Wellington" (una copia si trova a Maniace), che traccia la discendenza di entrambi, risalendo fino a Re Edoardo III).

Il busto di bronzo è mio, realizzato dal giovane scultore di Taormina Enrico Licari - non soddisfacente nella somiglianza, tranne che di profilo, forse. Ce n'è una copia alla Falconara.

Nel corridoio ci sono anche molte stampe provenienti dalla mia vecchia dimora, e sono sistemate secondo gli eroi ad esse collegati - per es. Lord Nelson, Lord Hood e Lord Bridport. L'ampia collezione d'antichi vasi greci e di bicchieri di cristallo di Boemia fu da me acquistata in diverse occasioni.


Cimeli ed oggetti appartenuti a Nelson

La campana della Victory, la nave di NelsonIn teche di vetro ci sono alcuni oggetti appartenuti a Nelson, comprese due spade, una di rappresentanza (dalla quale è stata staccata l'elaborata impugnatura), il pugnale di guardiamarina di Nelson, un tovagliolo da tavolo, etc., etc..

In una lunga teca c'è un modello dell'albero maestro della "Vittoria", la nave di Sua Maestà, come fu danneggiato nella Battaglia di Trafalgar. E' fatto con un pezzo del vero albero della "Vittoria" e fu portato da Cricket. Una gran foto in una cornice d'ulivo, rappresentante John Brown, l'Accompagnatore della Regina Vittoria, data dalla Regina a mio padre, sta sul tavolo. Porta la seguente iscrizione, con grafia della Regina, "J. Brown. Devoto amico della Regina". Molti altri cimeli sono tenuti qui.

L'ala sud della casa è riservata alle stanze dell'amministratore e dei dipendenti, con una dispensa annessa alla sala da pranzo. In tempi passati una gran cucina occupava l'estremità est dell'ala; ma, avendo bisogno di più stanze, la divisi e spostai la cucina in uno spazio allargato dell'ala a nord.
Quest'aggiunta poggia sulle colonne (in due massicci blocchi di lava separati dalla terza e quarta navata esterna) del colonnato sottostante. La data di costruzione della prima e seconda navata non è nota, ma è, probabilmente, il 1806.


La croce di pietra lavica del cortile

La gran croce di pietra lavica del cortile...La gran croce di pietra lavica del cortile fu disegnata da me sulle linee di una croce Iona, dietro sollecitazione di mia zia, Lady Hotrnan, la quale quando, nel 1888, venne in visita con mio padre obiettò che non c'era nessun monumento in memoria del suo prozio Lord Nelson.

In risposta citai quell'epitaffio sulla tomba di Sir Christopher Wren, nella cripta della cattedrale di San Paolo “Si monumentum requiris circumspice”.

Tuttavia, desiderando qualcosa di più definito, mi diede una somma sufficiente a coprire il costo di una croce che portasse, sulla base, l'iscrizione: “Heroi immortali Nili”; fu realizzata da tagliatori di pietra della Ducea, la pietra fu ricavata dalla cava. Croce e base sono di pietra lavica.


Documenti antichi

Gli edifici bassi sul lato nord del cortile grande furono fatti costruire da me. Al piano superiore ci sono due stanze adibite ad archivio, che contengono molti documenti antichi; copie di regie concessioni del Medioevo, rogiti notarili e resoconti che risalgono ai tempi dei monaci e che, ahimè! sono ancora da registrare e catalogare adeguatamente.

Alcune antiche concessioni regie si possono anche trovare, in stampa, nel mio studio di Maniace, in due libri pubblicati a Palermo nel 1887 dalla Società Siciliana per la Storia Patria. I più antichi sono in greco, gli altri in latino.

Fra i documenti più preziosi conservati a Maniace c'è il Testamento Originale dell'Ammiraglio Lord Nelson.
Copie legali e non del Regio Diploma, o Atto di Donazione della Ducea a Nelson da Ferdinando Re di Napoli, si trovano pure a Maniace, l'originale è stato depositato presso il notaio Malerba di Catania.
Nei "Dispacci e lettere di Lord Nelson" di Sir Harris Nicolas, vol. 3, p. 524, c'è una versione in stampa del Diploma, che è in latino.


I cortili e i giardini

Il pozzo del cortile piccolo risale a tempi remoti. Il gran granaio, lungo 210 piedi, fu costruito dopo; ma è difficile assegnare una data ad esso ed ai tanti magazzini, cantine e rimesse del Castello.

Il gran bastione sul lato nord, di fronte al torrente, dovette essere eretto per sorreggere quella parte del Castello; fu costruito ai miei tempi insieme alla sua torretta e alle piccole rimesse.

La campana che si trova nel campanile della chiesa è antica e porta una dedica alla Vergine che, fino ad ora, non mi è stato possibile copiare di mia mano. Si dice che il suo tono sonoro sia dovuto agli ornamenti d'oro e d'argento aggiunti dai fedeli al metallo durante il processo di fusione.

Il pozzo del cortile piccolo... (sullo sfondo, la parete esterna della chie­sa com'era e, foto a destra, com'è oggi dopo il restauro)

Il pozzo del cortile piccolo...

Nel 1868 l'attuale "flower garden", circondato dalle sue mura, era solo un quarto delle sue dimensioni odierne, limitato alla parte di S.E. - il resto era piantato a cipolle e cavoli.

L'estremità nord, sotto la casa, fu da me sistemata intorno al 1876, ed il resto in tempi successivi; precisamente: il quarto di ovest nel 1913, e l'altro, che ora è un giardino di palme, nel 1912.

In nessun altro luogo ho mai visto una produzione di rose tanto rigogliosa, sia dentro il giardino che fuori. Alcuni cespugli crescono alti ed hanno centinaia di fiori - le migliori varietà sono La France e Paul Neyron. Cascate di rose gialle delle varietà Maréchal Niel e Della Fortuna pendono dai muri, e anche dagli alberi, insieme a montagne di glicine. Le viole dell'inizio di primavera sono notevoli per profumo e per dimensioni. Le rose francesi di Pernet-Ducher, sul lato nord, furono piantate nel 1922.

I giardini davanti furono sistemati nel 1901, per bonificare il terreno dai danni delle paludi. I quattro grandi cipressi ed il gelso del giardino furono piantati prima del 1860. Quest'ultimo, che fu portato da Palermo, è forse il più grande gelso esistente, sebbene ora sia cimato, a causa dei danni provocati dai temporali.
Annessi subito il "Giardinello", come vivaio per alberi, nonostante la strenua opposizione da parte di una dipendente, che lo aveva avuto gratis per suo uso personale; ella dichiarò che il terreno era avvelenato e che non poteva essere usato da nessun altro, tranne lei stessa!

... vi piantai palme, conifere, arbusti...Il giardino basso, o giardino selvaggio era una massa incolta di rovi e rocce. Lo recuperai e vi piantai palme, conifere, arbusti e tuberi; adesso è un angolo molto pittoresco, specialmente in primavera con i mandorli in fiore e, più tardi, con i biancospini rosa e bianchi, i susini selvatici dalle foglie scure, le iridi, le peonie, le primule e le viole. In cima al "giardino selvaggio", vicino al cancello del giardino c'è una colonna. Il fusto altro non è che un pezzo di arenaria, proveniente da una cava vicina.

Il capitello, però, ha una storia. E' di ordine corinzio e fu portato dall'Egitto per costituire la prima parte di un tempio egizio-romano che un entusiasta, ma stolto, amministratore desiderava “erigere sulla cima dell'Etna come memoriale al grande Lord Nelson”.

Per fortuna il mio bisnonno, il secondo Duca, informato in tempo del progetto (del quale avrebbe naturalmente dovuto affrontare i costi), vietò l'idea e così il capitello è rimasto in questo punto, più sicuro.


I numerosi alberi di tutte le varietà

Guardando questo posto adesso, con i suoi numerosi alberi di tutte le varietà non si potrebbe credere che nel 1868, ad eccezione di pochi pioppi di Lombardia e qualche pianta di ulivo, non ci fossero alberi di bosco nelle vicinanze, tranne quelli di Boschetto e Foreste.
Si racconta che in tempi antichi le colline che costeggiano il letto del fiume fossero coperte di querce; ma queste si ritirarono in alto, molto tempo fa, ed oggi i boschi cominciano a due miglia e qualche centinaio di metri di altezza.

Si dice che in giorni lontani la malaria fosse sconosciuta, grazie all'ombra degli alberi.

Il giardino della cucina è di formazione piuttosto recente, con i suoi muri pisé, un recinto che risponde bene e continuerà a farlo fino a quando l'alta cimasa di tegole sarà scrupolosamente curata; altrimenti no, poiché l'umidità farà marcire l'argilla.

La striscia di terra che costeggia il muro della chiesa fu fatta piantare da me, perché lì dentro erano evidentemente seppelliti dei corpi umani, tutti insieme, probabilmente quelli di monaci e di fedeli che desideravano riposare vicino Santa Maria di Maniace e la sua santa immagine.

Il grande platano presso la torretta...Durante gli scavi, davanti alla porta della chiesa, furono trovate ossa umane e lì restano.

Le rimesse di fronte al Castello sono tutte moderne; anche il cancello di ferro e le ringhiere all'inizio del lungo viale che fu piantato in onore del Primo Giubileo della Regina Vittoria.

Il grande platano presso la torretta fu piantato da me nel 1887, e quello di fronte, dall'altro lato, da Miss Thomson, lo stesso giorno. Il platano del giardino fu piantato dalla mia cara sorella Rosa nel 1885, quando lei e mio padre ven­nero qui dopo la morte di mia madre.

Un altro albero-memoriale, precisamente un frassino, fu piantato dal mio vecchio amico ed ultimo tutore Page Darby all'estremità sud del deposito di legname, nel 1866. Samuel Grisley (fedele ser­vitore della mia famiglia in tempi passati - fu lui a riferirmi la storia della visita di mia nonna a Maniace, che ho già raccontato) piantò quell'ippocastano circondato da quattro cipressi all'estremità del giardino davanti, fra le due strade.

Il mio amico Derek Keppel piantò l'abete vicino alle ringhiere di ferro, davanti al Castello, nel 1886.


Note

(4) La villa dei Nelson a Taormina.
(5) Omissis nel testo.

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In queste pagine del sito riportiamo solo La Ducea di Bronte di A. Nelson Hood. Per l'edizione integrale comprendente anche l'Introduzione, Attraverso la Ducea Nelson di William Sharp e la postfazione di Vincenzo Pappalardo, Un destino feudale, vi rimandiamo all'edizione digitale curata dall'Associazione Bronte Insieme, liberamente scaricabile