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Benedetto Radice

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Benedetto Radice, "Memorie storiche di Bronte"

Florilegio di Nicola Lupo

Florilegio delle Memorie storiche di Bronte - Indice


17. Appendice - La biblioteca Radice

La Prof. Giuseppina Radice(1), nipote diretta di Benedetto, perché figlia dell’Avv. Renato, e che ringrazio anche qui pubblicamente, mi ha informa­to che la Dott. Giusi Longo ha redatto la sua tesi per la laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Catania (Relatore la Prof.ssa Silvana Raffaele) fornendomene due estratti con questa precisazione:

“Era un lavoro per me importante e necessario per poter valorizzare questo patrimonio del quale siamo orgogliosi. E’ stato impostato scientificamente con la consulenza di un bibliologo e svolto in maniera puntuale e intelligente. Contiene una catalogazione dettagliata dei libri con e senza autore, degli opuscoli con e senza autore, delle riviste, e una serie di tabelle per luogo di edizione, per editore, per anno e per argomento. Oltre alla parte generale che descrive il metodo utilizzato e la fisionomia complessiva della biblioteca, Le invio la tabella per argomenti che mi sembra riassumere in maniera più completa le varie tipologie dei volumi.”

I due estratti sono costituiti: da una introduzione che, delineata storicamente la biblioteca, passa poi a parlare del fondatore della biblioteca, “Bene­detto Radice, che si distinse, sul piano storiografico, per il suo tentativo di ricostruire e mettere in luce gli avvenimenti e i fatti che interes­sarono il paese natìo, Bronte, e in particolare l’attenzione politica del grave episodio della repressione del 1860 ad opera di Nino Bixio. Leonardo Sciascia afferma che “Bronte gli deve molto. E anche la cultura italiana, per una più esatta visione e giudizio dei fatti risorgimentali, gli deve rico­noscenza(2).” Bronte, cittadina dell’entroterra catanese, dopo Monreale, fu uno dei centri maggiori di irradiazione intellettuale per i paesi circo­stanti dell’Etna” ebbe a scrivere lo storico brontese Benedetto Radice.”

Continua quindi parlando del Collegio Capizzi e dei “personaggi che gravitarono intorno ad esso, come lo stesso don Ignazio Capizzi, Nicola Speda­lieri, Mariano Minissale, i fratelli De Luca, Michelangelo Crisafulli La Monaca, Scafiti, Artale, Schiros, Uccellatore, Biuso e i fratelli Cimbali, i quali con le loro opere hanno esercitato un notevole influsso culturale e spirituale segnando la società e la cultura del tempo.”

Passa quindi a tratteggiare la vita del prof. Radice che definisce “quella di uno spirito liberale e di indipendente giudizio, ma anche di grande impegno sociale e di difesa dei diritti umani. In questo senso la sua opera si può considerare quasi la ricerca delle verità nascoste, legata al problema dell’unificazione italiana, che animò la storiografia garibaldina.

La sua passione di storico, tuttavia, è inscindibilmente legata alla passione per la cultura e per i libri, che lo spinsero a raccogliere e conservare, oltre che studiare, i volumi che oggi costituiscono la base del patrimonio librario della biblioteca di famiglia.” (3)

All’arricchimento di detta biblioteca, composta da opere di storia, di filosofia e religione, ma anche dai grandi capolavori della cultura francese, inglese e tedesca, hanno contribuito i libri del figlio avv. Renato di carattere non solo giuridico, ma anche di narrativa e di carattere storico-politico.

La dott. Longo mette in evidenza che la suddetta biblioteca fino al suo ingresso era rimasta priva di qualsiasi forma di catalogazione e spiega come procederà alla creazione di un catalogo alfabetico; e indica il luogo e gli armadi dove sono custoditi tutti i libri.

Infine precisa che il suo lavoro è suddiviso in quattro capitoli:
I) Storia del libro e delle biblioteche;
II) Figura di Benedetto Radice e contributo da lui dato alla sua città natale in termini di conoscenza storica;
III) Articolato in due paragrafi: Cultura brontese e biblioteca Radice;
IV) Analisi delle opere della biblioteca, suddivisi in 3 sezioni.

Chiude la tesi un’appendice documentaria fotografica con - veduta esterna della casa della famiglia Radice, - portale d’ingresso, - biblioteca, - mezzobusto in bronzo di Benedetto Radice, e n. 2 proclami di Nino Bixio.

Sulla vita tratteggiata con dovizia di particolari dalla Longo rilevo che “Continuò ad insegnare fino alla morte”(4) senza, però, indicare in quale scuola (che non poteva essere che il Liceo Capizzi), ma non se ne trova riscontro documentario negli annuari pubblicati da “Nova Juventus”(5), il giornale scolastico del Collegio.

Passando a parlare della biblioteca e trattandone prima “il quadro di riferimento” la neo-dottoressa dice, con lo stesso Benedetto Radice, che “Bronte, dopo Monreale, fu uno dei centri maggiori di irradiazione intellettuale per i paesi circo­stan­ti dell’Etna”(6) e che “il latinista monrealese Biagio Caruso(7) chiamò enfaticamente Bronte “Seconda Atene,” in quan­to fu nota al mondo intellettuale e dedicò una elegia in onore degli illustri brontesi.”(8) Facendo quindi un elenco degli esponenti della cultura brontese cita fra gli altri Paolo Artale ed Enrico Cimbali definendoli “giureconsoli”.(9)


L'avv. Renato Radice, figlio dello storico brontese nel 1973, con il figlio Benedetto (in fondo) e (a destra) il prof. Nunzio Sciavarrello

Parlando di Ignazio Capizzi dice che “pietra miliare della cultura brontese fu il progetto […] di costruire un istituto di educazione nella piena consapevolezza che ove non vi è istruzione non vi è progresso civile e sociale.” (10)
Il collegio fu fondato il 1° Maggio del 1774 e inizialmente fu un Seminario che segnò, come scrive lo stesso Benedetto Radice, “l’uscita dell’oscuro paese dalla notte dell’ignoranza alla luce solare del sapere ed il fiorir dei campi fu come simbolo augurale al fiorire degli studi e degli ingegni.”

Il Collegio Capizzi “fu uno dei migliori istituti classici nell’insegnamento del Latino. I maestri e gli umanisti che si susseguirono nella direzione del collegio si distinsero come valenti verseggiatori diretti a rivestire ed abbellire il sentimento ed il pensiero cristiano epigrammando come gli eruditi del Cinquecento. Non a caso, sostiene Benedetto Radice, il Bonghi, in una seduta parlamentare del 1866, chiamò l’istituto “foro della lingua latina”.
Il nucleo della biblioteca del Collegio è costituito dalle donazioni non solo dello stesso Capizzi, ma anche delle raccolte private come quelle del sac. Giuseppe Rizzo, del prof. Placido De Luca, di Giacomo Meli, prete olivetano, del dott. Luigi Saitta, del sac. Luigi Giarrizzo, di mons. Giacomo Biuso ecc.

Venendo infine alla Biblioteca Radice, la Longo descrive dettagliatamente il locale in cui sono raccolti e custoditi, in armadi di stile otto­centesco, i 2.530 volumi, raccolti nella maggior parte dal fondatore Benedetto Radice e arricchiti dal figlio avv. Renato, e rispecchiano gli interessi culturali del fondatore, a cominciare dalle opere di carattere storico, letterario, filosofico, religioso e pedagogico.

Vi si trovano i classici della lingua francese, in inglese le opere di W. Shakespeare, in tedesco la traduzione di Lutero della Bibbia, oltre le opere più significative dei maggiori come Schiller, Goethe, Heine, Conrad. Seguono i testi dei classici greci e latini e poi di quelli italiani, da Dante a Pirandello, la critica da Croce a Borgese, nonché le opere storiche di Colletta, Botta e Gioberti.

Seguono i libri di autori siciliani, come lo storico Michele Amari e poi Bovio, Cavallotti e i brontesi fratelli Cimbali, Nicola Spedalieri e Vincenzo Schilirò, le poesie del catanese Mario Rapisardi, per finire con i libri raccolti dal figlio avv. Renato.

Nel capitolo IV si passa all’analisi delle opere parlando delle caratteristiche generali, e poi dei 33 dizionari, seguita da una legenda che parla dei cataloghi; poi dei libri con e senza autore; quindi degli opuscoli e delle riviste. Il tutto per 64 pagine. Segue una Tabella per argomento che va da pag. 201 a pag. 245 e chiudendo con una Conclusione da pag. 246 a pag. 249 che mette in evidenza “l’evoluzione storica della Biblioteca Radice […] evidenziando i modelli culturali che gravitarono intorno a Bronte, al Collegio Capizzi ed a perso­naggi illustri come Benedetto Radice. […] Attra­verso la costruzione dei cataloghi si è voluto fornire agli studiosi uno strumento scien­tifico di consultazione e valorizzazione storica del patrimonio librario della Biblioteca Radice.”

Ringrazio il sac. Giuseppe Zingale e Franco Cimbali, rispettivamente Rettore e Bibliotecario del Collegio Capizzi di Bronte, il prof. Biagio Saitta, del­l’Università di Catania, la prof. Giuseppina Radice, dell’Accademia di belle arti di Catania, nonché il mio amico prof. Silvio Cirillo di Bari, i quali con libri, notizie varie e consigli hanno agevolato questo mio modesto lavoro in onore di Benedetto Radice, il quale, assieme a Vincenzo Schilirò, ha reso onore al nostro Paese nella prima metà del secolo XX.

Un particolare ringraziamento va al dott. Mario Schilirò, che ha eseguito gli schizzi del Radice e mio, aderendo di buon grado al mio desiderio di impreziosire questo lavoro con le sue pregevoli opere.




Note:

(1) Radice Giuseppina è nata a Bronte nel 1950 ma per motivi di studio prima, di lavoro e di famiglia poi, ha vissuto sempre fuori Bronte. Appena laureata in Lettere Moderne ha iniziato a insegnare, come Assistente di Storia dell’Arte, presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Ottenuta la cattedra come Docente, ha insegnato presso l’Accademia di Lecce e di Catanzaro. Dal 2002 insegna nuovamente a Catania. All’insegnamento affianca un’attività di Critico d’arte. Ha scritto di arte sull’Espresso Sera (fino alla sua chiusura ) recensendo mostre ed eventi artistici, ha presentato personali di numerosi artisti, ha ideato e realizzato un Laboratorio sperimentale di arte intitolato Liberamente, ha curato diverse manifestazioni artistiche tra cui: la IV e V edizione della Biennale di Arte Sacra di Siracusa; le porte di Glauco a Falerna; E’ come accendere pensieri; Un’isola che c’è; Carte a misura d’uomo; Segnodisegno; Giocando l’artegiocando; Senza perdere il tempo; Permeazione; Percorsi etici; Arte e variazioni sul tema; Una certezza sufficiente; Oltre un sorriso o della produttività del fraintendere; “L’immaginazione è un albero. E’ radici e rami. Vive nella terra e nel vento.” Edizione Scirocco & Koral, Terrasini (PA) Maggio 2003. “La linea retta” in “Ma tu disegni ancora?” Opere selezionate di Nicolò D’Alessandro 1973/2003, Edizioni Mazzotta, Castelvetrano-Selinunte. Maggio 2003.

(2) Cfr. Radice B. Memorie … cit. pag. 9

(3) Longo Giusi, La biblioteca Radice (tesi di laurea) pag.2

(4) Ibidem pag. 19

(5) Nova Juventus - Bollettino del Real Collegio Capizzi - Bronte - Stabilimento Tipografico Sociale - Bronte - Marzo 1920 - Personale Insegnante Anni Scolastici 19/20; 27/28; 28/29;29/30;

(6) Radice B., Memorie cit. pag. 523.

(7) Biagio Caruso in effetti era brontese (nota dell’A.)

(8) Giusi Longo, tesi cit. pag. 25

(9) Ibidem pag. 26. Ma questo termine deve essere un neologismo non riportato dal Palazzi-Folena che elenca: giureconsulto, giurista, giurisperito.

(10) Giusi Longo, tesi cit. pag. 27

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