Nicola Lupo, è nato a Bronte il 2 Febbraio 1919
da Antonino Gaetano, maestro elementare, e da Rosina Sanfilippo, casalinga,
secondo di sei fratelli. E' morto a Bari, quasi alla soglia dei 101 anni, il
5 Dicembre 2019.
Dopo aver frequentato le scuole elementari è
passato al ginnasio inferiore dei Salesiani di Pedara per proseguire gli studi classici
a Bronte nel locale Ginnasio-liceo pareggiato annesso al Real Collegio Capizzi.
Si è laureato nel 1942 a Catania in Lettere moderne discutendo una tesi in storia su "La cultura in Acireale nel secolo XIX" con il prof. Antonino De Stefano, uno dei maggior studiosi di Federico II di Svevia.
"Quella tesi - ci dice il prof. Lupo - mi fu assegnata perché quell'anno
(41/42) insegnavo già al Liceo Pennisi di quella città".
Ha insegnato nelle scuole medie di mezza Italia girovagando dalla
Sicilia (Acireale e Bronte), alla Calabria (a Locri per due anni), alla
Puglia (a Bari per sedici anni) e a Roma ("per venticinque anni, sempre
nella Scuola Media di cui ho sperimentato in prima persona tutte le riforme
da quella di Bottai in poi").
Andato
in pensione è ritornato in Puglia dove è vissuto tra Bari e Selva di Fasano nel
Brindisino (dove, per "non perdere la memoria delle proprie radici", quasi con nostalgia
per il paese natale, ha chiamato la casa dove abita "Villa Bronte").
Ha collaborato con racconti a "Porta Grande", con saggi storici a "La Forbice" entrambe di Castellana-Grotte (Bari)
e con la nostra Associazione (fra i suoi numerosi scritti a noi affidati
vogliamo segnalarvi in particolare le
Noterelle di tradizioni popolari).
Ha scritto libri su Federico II («Federico II di Svevia», 1996, Vito Mastrosimini Editore, Castellana Grotte; «Federico II di Svevia visto da A. De Stefano e G. Pepe», Mastrosimini editore, Castellana-Grotte 1996) e sul suo maestro («Antonino De Stefano - uomo, eretico, storico», La Forbice).
Nel 1995, con la sponsorizzazione dell'allora Banca Mutua, ha pubblicato con l'editore Vito Mastrosimini di Castellana Grotte «Fantasmi - Storie paesane», un leggiadro diario dove Nicola Lupo
ha ricordato con nostalgia episodi degli anni trascorsi a Bronte e della sua giovinezza, descrivendo ed evocando "personaggi passati e ancora viventi e fatti e storie con la commozione di chi scopre e riscopre le proprie radici". Una testimonianza (quasi storica), scritta con stile gradevole e conciso, dove tantissimi luoghi e tipiche figure, protagonisti della vita brontese del secolo appena trascorso (‘A batìa, Nino Larosa, Filippo Spitaleri detto Scagghìtta, U zu Luiggi, U Tàramu, Il casino de’ civili, etc.), sono riportati alla memoria con simpatia e rilievo.
«Ho evocato - scrive l'Autore - personaggi passati o ancora
viventi e fatti e storie con il massimo affettuoso rispetto non solo delle
persone, ma anche dei fatti stessi, pure quando essi sono frutto di dicerie
o maldicenze inventate da altri personaggi anch'essi appartenenti a quel
tempo ormai remoto, ma non perciò meno vivo allo spirito. E stato detto che
"nessuno è veramente morto fino a quando qualcuno lo ricorda", perciò io ho
inteso far continuare a vivere persone e tempi ormai passati.» |