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VOCABOLARIO POPOLARE BRONTESE

Parliamo brontese, archeologia lessicale

a cura di Nino Liuzzo
 

AFORISMI, PROVERBI, MASSIME, MODI DI DIRE

 

M

Macàri i bròccuri fanu i bastàddi
A volte non c'è limite all'arroganza ed alla immodestia se anche un piccolo broccolo si pavoneggia da cavolfiore. (aL)

Macàri 'u sari fa i vemmi
Considerazione che si fa per chi atteggia comportamenti non consoni alle sue capacità o attitudini.

Ma chi cascasti ra naca?
Ma che sei caduto dalla culla? La domanda, retorica non aspetta alcuna risposta ma il significato è chiaro: sei tonto, lento di riflessi, mentalmente ottuso ma la colpa non è tua!

Ma chi cci ‘ncùcchia?
ma cosa c’entra?

Ma chi piri e mecchi!?
Ma cosa dici? Ma che c’entra? O per meglio dire "chi nnicchi e nnacchi!?

Ma cu ci rava a ddiri?
Ma chi doveva dirglielo che avrebbe avuto tanta inaspettata fortuna (o sfortuna).

Ma cu 'ndi potta a tterra ch’impìca
Ma chi ce lo fa fare? Stiamo attenti a non inguainarci! Lasciamo perdere, non avventuriamoci in terreni paludosi o così ostili.

Mai, Maria!
Non se ne fa niente! Essere contrari o vietare scherzosamente qualcosa senza dire "no!"

Màiu commu vàiu vàiu
A differenza degli altri mesi per Maggio gli antichi non ci danno nessuna particolare raccomandazione; è un mese così, né caldo né freddo! Goditela un pò! Altra versione: E 40 ‘e maiu commu vàiu vàiu. (V. mesi dell'anno)

Mali non fari paura non avìri
Chi non si comporta male non deve avere paura. Fa rima con l'altro aforisma "Tempu chiaru non havi paura 'i trona".

Mancu a ccoppa 'i lignu
In nessun modo, assolutamente no. E' cosa impossibile da fare o da raggiungere.

Mancu tu mi pari
Non ti riconosco più! Le cose che dici o fai non ti appartengono, non sono da par tuo.

Màngia e rràggia
Mangia, sta bene e tira calci come un mulo.

Mangiari pani scuddatu
Dimenticare, scordarsi facilmente (naturalmente delle cose che non piacciono).

Ma ppi quali santu?
Ma a che pro, perchè, per quale motivo?

Mari frìscuri (cùrrunu)
La situazione non è rosea, c’è aria di tempesta, maretta e cattivi presagi, si prevedono guai e tacchi r’ògghju all’orizzonte, coszi nìvuri!

Mmarirìtta 'a naca chi ti nnacàiu
Forma colorita per prendersela con qualcuno senza accusarlo direttamente ma dando la colpa alla culla che lo ha cullato.

Mari ppi mmia!

Povera me, che disgrazia!

Maritu tintu? maritu tintu? Tintu è cu non d'avi nè bonu nè tintu
Meglio averlo un marito anche se è tintu, la gente ti porta rispetto. (LC)

Maru pagaturi
E' la nomea di chi paga tardi, poco o, addirittura, mai.

Massaru riccu quandu Jnnaru fa 'u lippu
Saggia considerazione che vede negli eventi i segni premonitori. (F. C.)

Massaru travàgghja, ‘u ventu spàgghja
Il giusto riconoscimento anche a chi lo merita: il contadino lavora ma è il vento che pulisce il frumento. Si non mina ‘u ventu è inutile continuare a lavorare nell'aia.

Mastru Peppi Piricùllu quandu màngia non vori a nnullu
Questo personaggio vero o inventato che sia rappresenta il massimo dell’egoismo. E’ amico di tutti, ma quando “mangia” non vuol condividere niente con gli altri, vuole mangiare da solo. Se c’è un’occasione favorevole la sfrutta da solo. Un suo parente dovrebbe essere l’altro esemplare di egoista che «Quandu llesti ri mangiàri...»).

Matrimòniu o viscuvatu ri lu celu è mandatu
Il matrimonio o il vescovato (il sacerdozio) sono eventi fortunati, mandati dal cielo. Un tempo avere un prete 'n casza faceva la fortuna di tutta la famiglia. Biata 'a casza ..., infatti, recitava un altro aforisma..

Matrimòniu ripuszatu
Con una simpatica metafora si definisce un individuo pigro, indolente, abulico o lento nei movimenti.

Mazzu è pazzu
Incostante ed imprevedibile (V. mesi dell'anno).

Mazzu fici i fiuri e Aprìri 'ndappi onuri
Capita spesso che qualcuno si prenda onori e meriti che non gli competono e che sono di altri. E l’aforisma questo vuole dire.

‘Mbiachi e piccirilli Diu l’aiuta
Ubriachi e bambini (i deboli e gli indifesi) Dio li aiuta, anche se, a volte, è solo un augurio.

‘Mbucca lapuni
Chi tiene la bocca aperta così che vi possono entrare anche le vespe. Ci si riferisce alle persone ingenue e sprovvedute che credono a tutto quello che loro si dice. (LC)

'Mbuttari u fummu qua stanga
Spingere il fumo con la stanga, nel senso di essere incon­clu­denti, di agire a vuoto utilizzando mezzi e modi non appropriati al caso ed inadeguati per ottenere anche un minimo risultato.

Mègghju l'ovu oggi ca ‘a gallina rumani
Meglio accontentarsi di quello che si ha al momento. (A. C.) Accontentati anche di poco, di doman non v’è certezza.

Mègghju n’amicu chi un tintu parenti
E’ meglio un amico che un cattivo parente. Non per niente qualche altro dice parenti sippenti!

Mèggghju ‘na vota russicàri chi centu voti gianniàri
E’ meglio arrabbiarsi una volta che avere cento volte paura (n.l.) | Meglio prendere coraggio una volta e dire ciò che si pensa che diventare gialli per la bile sempre (LC) | Insomma un pò di coraggio e poi..., risolto il problema, si è in pace per sempre.

Mègghju ‘nvìria cchi pietà
Molto meglio suscitare invidia che pietà. Una verità lapalissiana, evidente ed ovvia. Se ti invidiano vuol dire che stai bene, meglio di tanti altri e non susciti compas­sione e pietà.

Mègghju pèddiri ca strapèddiri
Esortazione alla prudenza, specie nel limitare i danni: Meglio perdere che straperdere!

Mènduri chi fiurìscunu a Jnnaru non di menti ‘ndo panaru
(lett. Se i mandorli fioriscono a gennaio non ne raccogli nel paniere). La saggezza del contadino ci ricorda che ogni cosa va fatta nei tempi giusti, l’agire in modo precipitoso, quando non è il momento giusto porta sempre danni.

Mèntiri pullicini o suri
Fare cose strane o azzardate. "Fà zzoccu vò, basta chi non menti pullicini o suri!"

Mèntiti a Ddiu ravanti l’occhi chi …
Non cercare scuse perché…

Mèntiti cu chilli mègghju i tja e ppìzzicci i spiszi
Mettersi con i migliori e pagarne lo scotto. (dall’avv. P. De Luca) | Frequenta chi è meglio di te e rimettici anche del denaro. In genere è un invito dei padri nei confronti dei figli a non frequentare cattive compagnie (M.G.P.) | Anche nella versione Jùngiti cu i mègghju e pèddici i spiszi.

Menu mali!
Fortunatamente.

Metti 'u pani e renti ca fammi si senti
Provare per credere. O anche l'appetito vien mangiando. (da A. F.)

Mi nnobbi ru curu!
'Na bella gastimma ma detta in modo scherzoso e senza voler augurare alcun male perchè detta rivolgendosi anche a bambini o amici.

Mintìrisi 'n cacatìcchiu
Vestirsi bene, da domenica, e sentirsi solo per questo superiore agli altri, dandosi delle arie che non si hanno con presunzione e boria.

Mistùra (o Sari) menticcìndi ‘na biszàzza, cònsira commu vo’ sempr'è cucuzza!
E’ inutile voler cambiare uomini e cose con vari espe­dienti. E' inutile insistere con gli zucconi! (nl). E' il corrispettivo del detto "Chi nasce tondo non può morir quadrato" (A. P.).

Miszi chi non tira, non dumandari quandu veni
Quando arriva un periodo di carestia non chiedermi nulla | Il peggio può arrivare all’improvviso, stai sempre in allerta e preparati.

Mi tegnu i catti o pettu
L’aforisma forse allude alla riservatezza (ed anche al non esporsi inutilmente).

Mi ti casca a lingua! Mi ti fa virenu! Mi ti quàgghia u sangu!
Invettive, invettive, invettive per tutti i gusti e le circo­stanze. Se parli a sproposito o riveli segreti, se mangi a sbafo o senza meritartelo, se proprio l’hai fatta vera­mente grossa.

Mittìrici 'na petra supra
Dimenticare..

Motti to e saruti a ccu ti màngia
Tu muori ma è tutta salute per chi ti mangia. Espressione rituale e scaramantica che accompagnava 'a stirata ru collu della gallina.

'Mparari i mani
Presentare le mani con le palme in su per ricevere qualcosa.

Mmucciari 'u suri cu crivu
Il cercare di nascondere l'evidenza.

Mundu ha statu e mmundu è
Non c’è nulla di nuovo sotto questo cielo (LC).

Munti e munti non s’incontranu mai
Significa che è inutile affrontare le situazioni impossibili (n.l.).

Musca tu e musca iu
Zitti tutti e due, quel che abbiamo detto è un segreto che deve restare tra noi. Zzittu e musca, insomma!

Mutu tu e mutu ì
Zitti tutte e due, acqua in bocca, mi raccomando!


N

‘Na bbona mugghièri fa un bbonu maritu
La brava moglie fa il buon marito. E naturalmente, in tempi di parità di genere, viceversa. Molti sono i detti e gli aforismi in tema di rapporti coniugali e, bisogna notarlo, quasi sempre il bilancino della saggezza popolare pende dalla parte della donna: ‘A mugghjeri è menza spisza, ma 'u maritu spassu i fora e trìvuru 'n casza. E che dire poi dei parenti ra mugghjeri chi su ruci commu 'u meri?

Na mani r'avanti e una r'arreri e ‘ndo menzu San Micheri
(Lett. Una mano davanti ed una nel di dietro e nel mezzo San Michele). Mai sentito così; la prima parte indica chi non ha proprio nulla, ma San Michele che ci sta a fare? O allude al pene, unica ricchezza di questo disgraziato? (nl)

'Na musca ndò boscu
Come dire una nullità, completamente solo in un ambiente vasto e sconosciuto; essere commu ‘u grillu supra a timogna, o, per meglio intenderci, nullu ‘mbiscatu cu nnenti.

Na nuci intra u saccu non fa scrùsciu
Uno da solo non conta, perché l’unione fa la forza.

'Na panzata ‘i sonnu
Proprio una bella, profonda, dormita.

Natari o suri e Pasqua o tizzuni
Quando si dice che le cose vanno al contrario. (aL)

N’aviri figghj e ciàngiri niputi
Detto da chi si deve prendere briga di cose non proprie o assumersi responsabilità per fatti causati da altri (lett. non avere figli ed essere costretto a badare ai nipoti). Altri modi di dire invitano tutti a prendersi le proprie responsabilità. Si dice, infatti, che Cu'avi figghj mi si nnaca ed anche Arangi, arangi, cu avi guai si ciangi o, per spiegarsi meglio, Cu havi 'a rrugna s'a gratta.

‘Nbriachi e piccirilli Ddiu l’aiuta. (NL)
E’ la frase beneaugurante e speranzosa detta nei confronti dei più deboli quando i pericoli e le difficoltà sembrano insormontabili.

'Ncruci e ‘nnuci
In croce ed in nuce (dal latino: nux, noce). Locuzione per indicare che un argomento è stato trattato ampiamente, per esteso, e spesso senza risultato (M. R.).

‘Ncùcchia i pìrita ‘nda pezza
(lett. Conserva i peti in uno straccio). Indica un avaro spilorcio, un tizio che risparmia spasmodicamente su tutto e non vuole lasciar perdere niente.

‘Ndà terra ri l’obbi biatu cu-avi un òcchiu
Il modo di dire (in un mondo di ciechi beato chi ha un occhio che vede) ci ricorda che in un mondo d'ignoranti anche chi sa solo leggere e scrivere diventa un dotto sapiente.

’Ndavìmmu gatti a pinnari…
I gatti non si possono spennare, non c’è soluzione! (LC). Ma che? Ci mettiamo a spennare gatti quando di problemi da risolvere ne abbiamo a iosa?

'Nde cucchji e bboni festi!
Modo scherzoso ed ironico di dire a qualcuno di prenderla in quel posto e di fargli anche gli auguri.

Ndì vo si rici e marati
Ai sani non c'è bisogno di chiederlo.

Ndo bàttiri a potta
Essere nel momento di partorire e, in senso figurato, sul punto di concludere un difficile affare importante.

'Nd'ôn fiat!
In un battibaleno.

Ne fìmmini ne ttira a llustru ri candira
un ottimo consiglio dei nostri nonni nel valutare e guardare bene ciò che sa da fare: non comprare (a tira, la tela) e non ti innamorare (i fìmmini) se non sei certo di quel che fai (a llustru ri candìra, quasi al buio).

Nè gabbu e nè maravìgghia (LC)
Né scherno ma nemmeno incredulità o sbigottimento, anche a te può capitare. Così è e tu prendila per quello che è.
Mai beffarsi o meravigliarsi del comportamento di qualcuno, potrebbe succedere anche a te. Oj a mmia, rumani a ttia si dice.

Negghi serri serri, acqua terri terri
Un buon auspicio di pioggia la nebbia che copre i monti.

Nenti aviva, nenti haiu, commu vinni mi 'ndi vàiu
L'elogio della povertà (fatto sicuramente da un francescano o, ma sarà mai possibile?, da un politico alla fine della sua carriera).

Nèsciri i catti
Richiedere certificati e documenti (per celebrare il matrimonio). Mettere in chiaro le cose.

Nè tonaca fa mònacu, nè cricca fa parrinu
La tonaca non fa il monaco come nemmeno una chierica fa un prete. Insomma il solito abito che continua a non fare il monaco.

Nivi mazzarora rura quantu a sòggira ca nora
I buoni rapporti fra suocera e nuora sono come la neve di marzo, si sciolgono subito. Infatti c'è secondo un altro aforisma completa incomunicabilità: «sòggira e nora gatta e cagnòra», sono come il gatto col cane.

Nìvuru cu nnìvuru non tingi
Due o più individui con lo stesso carattere non andranno mai d'accordo (M.G.P.) | Il cattivo rispetta il cattivo.

Non aviri figghj e ciàngiri niputi
La lamentela del solito egoista, quando per necessità si deve occupare di guai altrui.

Non c’è mègghju sassa ra fammi
Il miglior condimento è la fame, l'appetito.

Non di vòrunu mancu i pocci
Una cosa disgustosa, rifiutata da tutt anche dai maialii.

Non cc'è cchiù nenti pa gatta
Abbiamo finito tutto, rassegniamoci perchè non ce n'è più per nessuno.

Non è tempu ri fari canàri
Non è tempo buono per fare tegole, cioè non è il tempo opportuno per intraprendere un qualche lavoro.

Non è tuttu oru chillu chi lluci (LC)
L’apparenza, a volte, inganna. Ed, infatti, l'aforisma è brontesizzato, non propriamente di tradizione nostra.

Non guaddari né erba né lavùri
Non rispettare né le erbacce né il campo di grano, non rispettare né le regole civili né quelle morali, incivile e strafottente al massimo, insomma.

Non mi ccucciàri chi mi scòzzuru!
(lett. Non mi sfiorare che mi sbriciolo). Detto ironicamente di persona che s’infastidisce e s’irrita subito al minimo intoppo o dissenso.

Non sapiri fari a “O” cu bbiccheri
L’ignorante all’ennesima potenza, essere incapaci di fare anche una cosa semplicissima, facile facile.

Non si màngia meri senza muschi
come a dire (nel Continente) che non c'è rosa senza spine. Molte volte una cosa gradevole ha comunque qualche aspetto negativo e poco piacevole e può celare problemi che inizialmente non si vedono.

Non ti mèntiri pruci pa testa
Non metterti pulci in testa, insomma non ti far venire strane idee, o preoccupazioni inutili.

Non ti vutari a mirulla
Non ti scervellare inutilmente. (A. C.)

Non veni jornu chi non veni sira
Non spunta giorno che non giunga a sera. Lapalissiano. Solo Giosuè, infatti, è riuscito a smentire questo detto che ci ricorda l'incedere ineluttabile del tempo e della vita i cui eventi non sempre possiamo noi controllare.

No risbigghiàri u cani chi dommi
Non riaprire una vecchia questione.

Nullu 'mbiscatu cu nnenti
Una persona che è proprio di una nullità assoluta.

Nullu sapi i guai ra quarara si nò ‘a cucchiara chi rimina
Nessuno può sapere come stanno in realtà le cose se non chi è veramente interessato personalmente (A. C.). Vedi anche l'altra versione dal consimile significato "I guai ra pignata ‘i sapi ‘a cucchiara c’a rimina".

Nullu si pìgghia si non si ssimìgghia
Nessuno sposa qualcuno che non sia dello stesso carattere. Il che non è sempre vero, come ci dimostra la realtà (n.l.).

Nuru e cruru
Più miseria di questa non si può, povero in canna e senza speranze.


O

Obbu, 'ndì vò lumèra?
Sei cieco, che te ne fai di un lume? Non ti serve, è inutile per te! Un modo di dire rivolto a chi vuole cose inutili e che non gli servono assolutamente (aL).

O cavallu gastimatu ci lluci ’u piru
Come dire non aver paura ra magarìa, che anche il malocchio porta bene. Sarà anche consolatorio ma forse e meglio... toccare ferro. Sentire comune è anche che le maledizioni ricadono su chi le pensa. Infatti 'i gastimmi su commu a canìgghia, e cu i jetta si pìgghia o, meglio, su’ commu 'i fogghi, cu ‘i manda s’i ricogghi.

Occhi chjni e mani vacanti!
Bello e desiderato a vedersi ma senza risultati concreti (M. R.).

Occhi janchi robba e palanchi
Gli occhi chiari sono furbi e sicuramente fortunati (LC).

Òcchiu non viri cori non dori
Occhio non vede cuore non duole, cioè beata l’ignoranza!

Òcchiu vivu!
Attenzione! State attenti!

Ocellu ‘ntra gàggia non canta p’amuri ma ppi rràggia
Spesso dissimuliamo i nostri veri sentimenti, per non dare soddisfazione alla gente (n.l.) | Chi è costretto a far qualcosa fa buon viso a cattivo gioco (LC).

Oggi a mmia rumani a ttia
Non godere e non ridere sotto i baffi di quel che mi succede, domani potrebbe accadere anche a te. Nè gabbu nè maravigghja!

Ogni acqua leva 'a siti
Tutto diventa buono nel momento della necessità e del bisogno | Per dirla meglio: 'a tempu 'i caristìa ogni funtana leva 'a siti.

Ogni cani a’ so casza è liuni
Ognuno si sente forte in casa propria (nl) | L'ambiente in cui viviamo ci aiuta sempre a sentirci a nostro agio, ci da sicurezza come ogni cane che nella propria casa si sente un leone. D'altra parte si dice anche che a ogni ocellu ‘u so niru pari bellu, ognuno ama la propria casa.

Ogni ficatellu 'i musca è sustanza
L'importanza anche delle piccole cose. Sicuramente ancestrale ma ricco di significato e in linea con la situazione dei nostri giorni (A. M.) | Però bisogna anche tenere presente che "chi ritagghj non si fanu vistiti" (aL).

Ogni lassata è pidduta
Approfitta sempre delle occasioni che si presentano, non lasciarle andare, certi treni non passano due volte.

Ogni lignu havi 'u so fummu (LC)
Il mondo è bello perchè vario. Ognuno di noi ha una propria personalità, difetti e pregi che ci differenziano dagli altri.

Ogni ’mpirimentu è giuvamentu
A volte una contrarietà può essere anche un vantaggio (LC).

Ogni mmilli mai
Ad ogni morte di Papa, rarissimamente (esclamazione di meraviglia).

Ogni pittuszu è potta
Ogni buco è una porta d’ingresso, approfitta di tutto e non andar tanto per il sottile.

Ogni pittuszu havi ‘u so chiovu, cu ravi vècchiu e cu ravi novu
E' quello che ci dicono i nostri nonni per ricordarci che ognuno nella vita ha i suoi guai quotidiani, i suoi problemi e le sue rogne; nel continente si dice invece che “ognuno ha il suo diavolo all'uscio”.

Ogni Santu avi 'a sò festa
Ad ognuno prima o poi vien la sua buona sorte. Un pò d'ottimismo orsu!

Ogni tantu ci vori na tirata ‘i rètini e un coppu 'i zotta (LC)
Sull’esperienza dei carrettieri l’educazione di un tempo che fu prevedeva anche questo. Oggi si va a briglia sciolta.

Ognunu avi 'u so chiovu, chi r'avi vècchiu e cu ravi novu!
A parte i chiova (chiodi), il messaggio, un tantino pessimistico, è che su questa terra non esiste la felicità, ognuno insomma ha la sua croce.

Òmmini all'antu e fìmmini o suri liberàtindi Signuri
Maldicenze, battute sagaci, pettegolezzi, chiacchiericcio (ecc. ecc.) non sono solo prerogative di donne sedute a gustarsi un pò di sole ma anche di uomini intenti a mietere il grano nell'assolata estate. Insomma, quando si è in compagnia cicaleccio è cosa spontanea e naturale.

Ommu princhiùto è menzu ’mbriacu
L’uomo che si fa abbindolare è come un ubriaco che non è presente a se stesso (NL).

O peggiu non cc'è mai fini
Una visione pessimistica della vita e dei comportamenti umani senza considerare che sempri scuru non ppò fari o, forse meglio, cchiù scuru 'i menzanotti non ppò fari.

Opra viri ‘i tentazioni!
Con la frase, detta facendo il segno della croce, si tenta di scacciare un cattivo pensiero o un brutto presentimento.

O riccu ricchizzi, figghi màscuri e cuntintizza, o pòviru puvirtà, figghi fìmmini  ‘n quantità
A significare la disuguaglianza sociale tipica di tutti i tempi, la mancanza di diritti civili cioè due pesi e due misure ovvero privilegi da una parte privazioni dall’altra (F. C.).

O riccu ricchizzi o pòviru povertà
Anche se in modo più sintetico, come l'aforisma precedente, indica l'amara constatazione che è ancora attuale: Al ricco ricchezze, al povero povertà o meglio, se volete, "E’ ricchi ricchizzi, e scassi scassizzi".

O stratunaru ci cuntu i migghi?
E' la risposta che si ottiene quando si cerca di spiare qualcuno minuziosamente o si cerca di spiegargli qualcosa senza sospettare che ne sa molto più di te.

Ovu r'un'ura, pani r'un jonnu e vinu r'un annu non fìcinu mai dannu
Le cose genuine e fresche non fanno mai male. Ogni cosa a suo tempo.
 

  I MESI DELL'ANNO

(alcuni aforismi, proverbi e modi di dire, tutti lega­ti e scanditi dal mondo contadino e dal ritmo dei lavo­ri nei campi)

Gennaio

'A zzappulla ri Jinnaru rinchi 'u panaru

Jinnaru siccu - massaru riccu, quando dicembri - ci lassa 'u lippu (Gennaio asciutto, massaio ricco, quando di­cem­bre vi lascia il mu­schio, per le piogge ab­bon­danti) (L. M.)

Jinnaru menzu ruci, menzu amaru

Jinnaru puta paru (è arrivato gennaio, puoi potare tran­quilla­mente qual­siasi pian­ta).

Mènduri chi fiurìscunu a Jinnaru non di menti ‘ndo panaru
Quando i mandorli fioriscono a gennaio non ne raccogli nel paniere. Ogni cosa va fatta nei tempi giusti, l’agire in modo precipitoso porta sempre danni

Ccià pinsari Jinnaru quandu ha chiòviri
Le piogge di gennaio sono la regola, in ogni cosa deve pensarci colui a cui spetta, chi ha la responsabilità di farla.

Febbraio

Frivaru cuttu e amaru
Mentre Giugnettu, ma solo per fare rima, era cuttu e maririttu.

Frivaru fa 'gnelli, Mazzu ci fa i pelli
A febbraio nascono gli agnellini, a marzo si scannano e si spellano (ogni cosa a suo tempo).

L'acqua 'i frivaru rinchj 'u granaru
S
e piove a Febbraio si ha un buon raccolto, il granaio ('u cannizzu) si riempie.

Ppi san Braszi cu havi ligna fora mi si traszi
Per il giorno di S. Biagio - 3 febbraio - chi ha legna fuori la entri in casa.

Traszi Frivaru chi 'a frevi mi miszi, ca si non era pi venti fridduszi, era 'u mègghju ri tutti li miszi.

Marzo

Mazzu fici i fhiuri e Apriri 'ndappi onuri
C'è sempre qualcuno che approfitta del lavoro degli altri e si prende meriti ed onori non propri.

Mazzu è pazzu

Mazzu consa e guasta

'U friddu ri Mazzu traszi ‘ndo connu ri bbò

'U suri ‘i mazzu nnnurìca u catinazzu
Il sole di marzo anne­risce il catenaccio - per significare che oltre al freddo anche il sole di marzo lascia già il segno.

Aprile

Acqua r'Apriri frummentu a non finiri
Quando piove ad Aprile sarà una buona annata.

Apriri favi chjini, si non ssù ccà su 'ndè Marini
In ogni modo in aprile vi son già le fave. Ed anche prima se in ogni Venerdì Santo li troviamo sempre appese alle nostre statue.

Aprii non luvari e non mintìri
Aprile, un mese inco­stante e volubile: non fa­re mai il cambio di stagione negli armadi e non «livari 'a cuttunina» o toglierti 'a mag­ghja 'ncarni. Il seguito è: Maju, vestu commu stàju; Giugnu commu sugnu; Giugnettu, tuttu jettu.

Apriri quandu ciangi e quandu riri
S
empre incostante.

Apriri fa i fhiuri e Màju 'ndavi onuri
Si dice che ci sono solo due tipi di persone: quelli che lavorano e gli altri che ne prendono il merito. Bisogna comunque cercare di essere sempre nel primo gruppo: tra l'altro è il meno affollato e con poca competizione.

Maggio

Màju commu vàiu vàiu
A Maggio nessuna particolare racco­man­da­zio­ne; è un mese così, né caldo né freddo! Godi­tela un pò! In genere la frase si accom­pagna sempre all'altra frase relativa ad aprile: "Aprìri non luvari e non mintìri, e quarant'e maju commu vàiu vàiu!"

Giugno

Giugnu ‘a faci ‘n pugnu
Arriva giugno ed è giunta l'ora di mietere. Im­pugna la falce e vai!

Acqua ri giugnu cunsuma 'u munnu
L’acqua di giugno rovina tutto (L. M.). Invece quella di Agosto porta ...

Luglio

Giugnettu 'a faci o pettu
E' arrivato luglio, il raccolto lo hai fatto (a Giugnettu ‘u frummentu è sutta u lettu), posa la falce e riposati! 

Giugnettu cuttu e maririttu

Così i contadini definivano Luglio: corto e ma­le­detto mentre Fivraru, ma solo per fare rima, era cuttu e amaru.

Giugnettu 'u frummentu sutta 'u lettu
A Luglio il grano deve essere già raccolto portato a casa e conservato gelosamente.

Agosto

Acqua ri agustu potta ògghju, meri e mustu
L’acqua di agosto porta olio, miele e mo­sto (L. M.). Direi anche i belli fungi 'i ferra dei nostri monti.

Agustu capu i ’nvennu
Arriva agosto e si inizia ad intrave­dere l’inverno.

Agustu ti veni a ssustu
Ttroppo afa, troppo caldo!

Settembre

Ppi san Micherì 'a rracina è ccommu 'u meri
Nel giorno di S. Michele (29 settem­bre) l'uva è come il miele, già pronta per vendemmiare.

Settembri càuru o sciuttu maturari fa ogni fruttu

Ottobre

Cu simìna a Ottobri meti a Giugnu
Se anticipi la semina mieterai prima ma con poco raccolto. Se poi ritardi e semini a Dicembre pi Santa Lucia …. Ogni cosa a suo tempo!

Ppi san Franciscu nesci u càvuru e traszi u friscu
Nel giorno di S. Francesco (4 ottobre) comincia la stagione fredda.

Novembre

Ppi motti ‘a nivi arretu i potti
Nel giorno dei Morti (2 Novembre) la neve è già vicina, die­tro la porta.

Ppi san Martinu ogni mustu è vinu
Nel giorno di S. Martino, 11 novembre, si può spillare la botte, il vino è pronto e quindi "sozizza e vinu" a volontà.

Dicembre

Cu simina a Santa Lucia non potta frummentu 'n casza (commu cu simina a Ottobri, ogni cosa a suo tempo).

Dicembri pigghja e non dduna
A Dicembre si lavora ma non si raccoglie niente. E’ dura per il contadino.

Piccolo vocabolario brontese di N. Lupo
Vocabolario Popolare brontese

Aforismi e Modi di dire
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