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VOCABOLARIO POPOLARE BRONTESE

Parliamo brontese, archeologia lessicale

a cura di Nino Liuzzo
 

AFORISMI, PROVERBI, MASSIME, MODI DI DIRE

 

T

Ttacca 'u sceccu undi vori 'u patrùni
(lett. lega l’asino dove vuole il padrone). Esegui e rispetta, con rassegnazione, le indicazioni del datore di lavoro o del proprietario anche se le reputi errate e ricordati sempre che «'u piritu ru mastru non fa fetu!»

Taddu ma ca bruccètta
Nonostante tutto è finita bene. Come a dire: "Hai dovuto aspettare tanto (taddu) ma ne è valsa la pena (ora si mangia bene, non in piedi ma seduti e con la forchetta)".

Tanti cchiètti, tanti buttùni
Ogni cosa deve stare al suo posto e tutto deve essere in proporzione. Ad ogni diritto corrisponde un dovere.

Tanti su i cchianati e tanti su i scinduti
(lett. Tante sono le salite e altrettante sono le discese). E alla fine, nella vita, siamo pari, in perfetto pareggio. Sempri scuru non ppò fari si dice.





 


Alcune peculiarità del dialetto brontese

Tanti testi, tanti mazzi
Il caos più completo. Ognuno si tiene la propria convinzione od il proprio potere ("mazzi", come bastoni del potere).

Tantu amuri tantu sdegnu
A volte capita e capiterà sempre che persone che prima si amavano tanto siano poi portati ad odiarsi. E' la vita e l'orrore del femminicidio sta li a dimostrarlo.

Tantu va a quattara all’acqua ca o si rumpi o si chiacca
Ricadere negli stesi errori è dannoso (LC).

Tantu va a quattara all'acqua ffina cchi si rumpi
Le cose tirate alla lunga finiscono male (V. S.). Equivale al detto italiano “Tanto va la gatta al lardo finché ci lascia lo zampino!” (n.l.).

Tari patri, tari fìgghju
La legge dell’ereditarietà: i figli risentono del carattere dei loro genitori e si potrebbe anche dire meglio che fìgghja ri gatta i suggi pìgghia o, se vogliamo cambiare soggetto, figghj ru lupu nàsciunu cu-ì renti.

Tempu chiaru non havi paura 'i trona
Chi non si comporta male non deve avere paura. Fa rima con l'altro aforisma "Mali non fari paura non avìri".

Testa chi non parra si chiamma cucuzza
chi non parla e non riesce mai ad esprimere le proprie idee, agisce da stupido. Un minimo di socialità e di scambi d’opinione ci vuole.

Tinìrisi fotti
Stare attento, riguardarsi dopo un malanno.

Tiràrisi a potta
Chiudere la porta uscendo di casa.

Тra amici e parenti non ci ccattari e vìndiri nenti
anche perchè, dice l'italiano, "se vuoi vivere e star sano, dai parenti stai lontano".

Tra mamma e fìgghja 'u cutellu non tàgghja
Difficile che sorga qualsiasi attrito o controversia fra mamma e figlia (almeno così si diceva un tempo).

Trìspiti e tàvuri
L'essenziale. Le cose indispensabili per sposarsi! Una volta!!

Truvari ‘a pezza a curùri
Trovare la scusa giusta.

Truvari 'a tàvura cunzata
L'approfittatore "fortunato" che usufruisce sempre del lavoro iniziato da altri senza tanta fatica.

Tu non si pasta pa me mailla
Tu non fai per me, abbiamo idee e caratteri differenti e non andremmo mai d'accordo.

Tutti i cunsìgghi pìgghiri ma u tò nno lassàri
Ascolta tutti i consigli, ma non tralasciare il tuo. (dall’avv. P. De Luca)

Tuttu bbonu e binirittu
Modo di esternare lodi e piena soddisfazione, una cosa eccezionale, soddisfacente.


U

'U babbu undi va va, 'u cunnutu o so paiszi
Lo scemo si riconosce facilmente ovunque, il cornuto solo al suo paese (M. Ro.)

'U bbò rici cunnutu o sceccu
Il bue dice cornuto all’asino – Monito a guardare prima i difetti propri e poi quelli degli altri. Non rimproveriamo insomma agli altri difetti che noi stessi abbiamo ad iosa. Il detto fa rima con l'altro della pisciacòzza in menzu a la via chi non si guaddava 'a jumba ch’avìva.

'U bbò su mangià e 'a cura c'ingruppà
Per indicare chi non riesce a completare a dovere un’azione pur avendone svolto il maggior lavoro (si è mangiato un intero bue ma...) e fermandosi alla fine per un'inezia (...la coda gli è rimasta in groppo).

‘U cani mùzzica sempri ‘u spaddatu
I guai capitano (quasi sempre!) a chi ne ha già abbastanza. Insomma il classico “piove sul bagnato”. (F. C.)

'U cchiù puritu havi 'a rrugna
In certi ambienti non si salva proprio nessuno, son tutti della stessa pasta!

'Un coppu o ciccu e un coppu o timpagnu
Il più perfetto equilibrismo o la massima equidistanza; in caso di diverbi dando ragione un pò all'uno ed un pò all'altro.

'U curu ci robba ‘a cammìsa
Indica una persona sospettosa ed avara; e infine “chillu avi curu!” per dire che è fortunato.

‘U Ddiu ra mara cumpassa
è il fare una brutta figura, il perdere la faccia e la credibilità.

'U fiummi tira petri (A. F.)
Il destino porta guai o peggio di così non potrebbe andare. La “f” di fiummi (fiume), seguita dal dittongo “iu”, diventa muta e quindi va sostituita dalla “h” e perciò deve scriversi hiummi (nl).

'U friddu ri Mazzu traszi ‘ndo collu ru bbo
Non conoscevo questo motto, ma credo che voglia dire che il freddo di Marzo è sentito anche dal collo del bue che è un animale molto resistente alle intemperie. E per estensione esso vale anche per le persone anche le più temprate. (nl)

‘U fujìri è vrigogna ma è savvamentu ‘i vita
Dice qualcuno che fuggire è vergognoso, ma è un modo di salvare la vita. Qualche altro puntualizza anche che cu scappa a cunta! e che è mègghju fujri cu vrigogna chi ristari mottu cu onuri ; e qualche altro ancora aggiunge che, a volte, é mègghju fùjri cu onuri ca rristari cu vrigogna. Boh! Fate voi!

'U funnu conza e sconza (LC)
Se la temperatura del forno non è adeguata il pane non viene cotto bene ma si brucia. Come dire stai attento a come utilizzi le cose, se non usate nel modo giusto possono dare effetti diversi.

'U gallu futti e s’u scodda
E’ la stigmatizzazione del comportamento umano basato sulla mancanza di responsabilità e sulla indifferenza. Ogni riferimento a persone della politica è puramente casuale.

'U grillu supra a timogna
Si dice di una coppia male assortita fisicamente, lui piccolo e lei imponente (LC) | Vale a dire che proporzioni, uguaglianza di rapporti ed omoge­neità tra grandezze sono cose quasi sempre indispensabili. Il povero grillo sicuramente si sente di èssiri commu `na musca ndo`n boscu

'U jonnu vàiu undi vògghju e a’ sira spaddu l’ògghju
Perdere tempo e denaro, giorno dopo giorno stare con le mani in mano e ogni sera cercare di recuperare il lavoro non fatto. Le cose vanno fatte nei momenti giusti.

'U lettu è menza spisza
Il riposo provoca quasi gli stessi benefici del mangiare (LC) | Una variante di un più saggio aforismo recita , invece, che è «'a mugghjeri è menza spisza».

'U lignu si drizza quand'è viddi
L’educazione si deve impartire da giovani per ottenere buoni risultati (LC) | E’ come ‘u ferru chi si batti quand’è càvuru: Non bisogna essere indecisi ma cogliere l’attimo, non rimandare a dopo ed approfittare delle occasioni che ci si presentano.

'U longu cogghj 'i fica e u cuttu si lambìca
Chi è all'altezza della situazione ne coglie sempre tutte le opportunità e i benefici.

'U lupu ‘i mara cuscenza chillu chi ffà penza
Non conoscevo neppure questo detto e spero che non si possa applicare né al mio operato, né al mio pensiero che è stato sempre chiaro e conseguente. (n.l.)

'U mastru è mastru ma u patruni è capu mastru (LC)
E tu ‘ttacca 'u sceccu undi vori 'u patrùni. Se poi è vero che ù pìritu ru mastru non fa mai fetu quello del padrone dovrebbe essere un vero profumo ma, poi... c’è sempre qualcun altro sopra il padrone.

‘U mègghju cumpanàggiu è ‘u pitittu
Quando si ha fame non si va tanto per il sottile, si mangia anche «pani e cutellu» o «pani e surura» cioè «pani sciuttu» senza alcun companatico. Se poi non... hai fame, metti ’u pani e renti ca fammi si senti! Chi ha fame ma è perseguitato dalla miseria si dovrà accontentare: pani ruru e cutellu chi non tàgghja!

'U mèricu pietuszu fa a chiaga vimminusza
Il medico pietoso fa la piaga cancrenosa (piena di vermi). Quando ci vuole ci vuole, bisogna intervenire con prontezza ed energia per sanare e correggere certe situazioni.

'U mottu ‘nsìgna a ciàngiri
Gli eventi insegnano a comportarci meglio o l’esperienza è una grande maestra di vita. Ma c'è anche il detto che "ciàngiri u mottu su lacrimi persi".

Un bbonu nnò vali cchiù r'un tintu ssì
Un diniego, un no detto con garbo e grazia vale più di un sì detto sgarbatamente. C'è sempre un modo di dire e fare le cose.

Undi cci chiovi cci scìllica
L’assoluta indifferenza. Un'amicizia profonda con l'altra persona ideale, 'u friscu e còmmuru.

Undi rriva zzicca u chiovu
Niente straordinari, quando arriva l'ora ci si ferma subito e basta. Ed anche nella variante "Undi rrivi zzicc'o chiovu", nel senso di provare a far qualcosa anche se non si è pronti od esperti, fare insomma quel che è possibile.

Undi si fici a stasgiuni si fa ’u ’nvennu
Si deve prendere il bello come il cattivo tempo (LC) | Alcuni atteggiamenti o cose sembrano non cambiare mai, immutabili e perennemente fermi.

Undi si tocca sona
E' un tuttologo, a conoscenza di molti argomenti e sempre pronto alla risposta.

Undi viri e undi straviri
L'incoerenza fatta regola, anche se le situazioni sono simili. Cu figghj e cu figghjastri, si potrebbe anche dire.

Un pani menu ddu menzi (da A. F.)
Definisce egregiamente chi è povero in canna o sconclusionato.

Unu rici cìciri e tu rispundi favi
L'incomprensione assoluta, il non intendersi; io parlo di una cosa (di ceci) e tu intendi altro e parli di fave.

'U pani fa panza e a pasta fa sustanza (LC)
Un detto da interpretare: forse il popolo contadino aveva come primo piatto la pasta e come secondo il pane, entrambi farinacei; la carne non l’avevano e si consolavano con questa frase.

‘U picca mi bbasta e u cchiù mi ssuvècchia
Il poco mi basta, è sufficiente e il dippiù mi avanza. Il che si può sintetizzare nel motto: chi si accontenta gode.

'U piccatu confissatu e menzu piddunatu
Il pentimento aiuta a rappacificarsi.

'U pìritu ru mastru non fa fetu
Se vuoi lavorare, turati il naso, sopporta tutto, fai di necessità virtù perché il padrone (o il datore di lavoro), qualunque cosa accada, ha sempre ragione. Più che alla tolleranza l'invito od il consiglio rivolto al lavoratore (od al bracciante) è di sopportare ed essere docile, arrendevole, com­prensivo, compiacente. Poi è arrivato lo Statuto dei Lavoratori e tutto è cambiato (!?).

'U pisci feti ra testa
Come dire il problema sta a monte. (A. C.)

'U riàvuru fa i pignati ma non i cupecchi
Ricalca con lo stesso significato, traducendolo in brontese, l’antico aforisma italiano il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

‘U rispettu è miszuràtu, cu ‘ndì potta r’avi puttatu
Chiaro monito: se vuoi essere rispettato, devi rispettare gli altri! (n.l.)

'U sangu murì ora è broru ppì cani
Indica che dopo la morte si cade facilmente nel dimenticatoio. (A. M.)

'U sàziu non criri o dijunu
Chi è sazio non riconosce chi è digiuno.

'U sceccu a potta e u sceccu sa màngia
Naturalmente ci si riferisce alla paglia, portata e mangiata dell'asino, e l'aforisma vuol bollare il solito egoista che trae vantaggio da quello che sembra fare per gli altri, che pensa solo a se stesso e che solo "quandu llesti ri mangiari chiamma a tutti i so cumpari". D'altra parte l'individualismo impera e molti lo dicono apertamente che "chillu chi fa pi me renti, non fa pi me parenti" prendendo esempio anche da «Mastru Peppi piricùllu…». Insomma di tutto e di più.

‘U sceccu havi ‘u curu tundu e caca quatratu
Ci si riferisce a chi dice o ha fatto qualcosa che non sembra per niente provenire e fatta da lui.

'U sceccu ri mònaci
L’asino dei monaci, quello che fa tutto, detto di persona che si sovraccarica di lavoro e gli altri stanno beatamente a guardare.

'U sceccu vècchiu non tonna pullitru
Il passato non ritorna più, inutile illudersi. Guardate avanti ch'è meglio.

’U Signuri pruvviri ‘u riccu picchì ‘u pòviru cc’è ‘nsignatu
Fa perfetta rima con l'altro aforisma "O riccu ricchizzi o pòviru povertà"

'U Signuri runa i biscotti a ccu n’avi ganghi
Le occasioni e la fortuna vanno (a volte?) a chi non le merita o non sa approfittarne (LC).

'U Signurùzzu e villani cci aviva a ffari l'occhi ‘nde jnocchi; cussì si nnubbàvanu caminandu ‘nda ristùccia
Dileggio dell’ignoranza, da un ignorante presuntuoso.

'U sparàgnu è 'u primmu guaràgnu
Il risparmio è il primo guadagno. Ottima e semplice regola di economia domestica, tenendo presente anche l'altro sano principio: a granu a granu si ccucchia un tarì! Un altro aforisma ci ricorda che chi non lavora non conosce il valore dei soldi: ‘u guaragnu 'nsigna a spèndiri.

’U supecchiu è commu ’u mancanti
Il superfluo può essere inutile, un pò di moderazione, please! Gli eccessi danno gli stessi risultati negativi delle privazioni. Il senso letterale è questo ma non saprei cosa altro vorrebbe raccomandare questo detto stante che ’u supecchiu non ha mai fatto morire di fame nessuno (aL).

'U suri ffaccia pi tutti
La natura non fa privilegi, i suoi benefici sono a disposizione di tutti, infatti "gallu o non gallu Diu fa jonnu".

'U suri ‘i mazzu nnnurìca u catinàzzu
Il sole di marzo annerisce il catenaccio - per significare che oltre al freddo anche il sole di marzo lascia già il segno.

'U trunzu ra mara figura
Il modo di dire è chiaro: E' andato tutto male, abbiamo fatto una figuraccia, raggiunto il nocciolo, il colmo della mala figura.

'U tuddu e l'angirellu
Il tonto e l'angioletto: due persone del tutto sprovvedute ed imbranate, una è stupida, tonta e l’altra ingenua, sempliciotta. Come si dice? Dio li fa e poi li accoppia!

'U vo vìriri a l'ommu minchiùni? Quandu e fìmmini ci teni u cuttuni!
Si deride chi tende le braccia per adattarvi una matassa per essere dipanata da una donna. Modo ironico delle donne di una volta di beffeggiare la superiorità dell'uomo. Cu teni 'u cuttuni è minchiuni! recita una consimile proverbio.


V

Variri un perù (o Jri un Perù)
Un oggetto o una persona che vale tanto, prezioso come l’oro.

Ventu e bbora evviva Santa Nicora
Tutto va per il meglio e si ringraziano i Santi (in questo caso San Nicola per averci mandato il vento così da spagghjari e pariari durante la trebbiatura del grano).

Viddùra crura e fìmmina nura, pòttano l'ommu a seputtùra
Gli eccessi della gola ed i vizi in genere, si sa, non fanno certo bene.

Vigna tigna, ottu ommu mottu
Quanta fatica per il povero contadino per coltivare una vigna (una vera rogna) o un piccolo orticello.

Villanu ripigghiatu
Un contadino può sempre arricchirsi con la propria abilità ed intraprendenza, può anche far laureare i propri figli. Ma per molti l'intelligenza e la capacità nel progredire e migliorare restano in ombra: sarà sempre un villanu ripigghiatu. (L. M.)

Virendu facendu
Navigare a vista e non aver paura di affrontare determinate situazioni. Non fare progetti fantasiosi ma vedi un pò com'è la situazione ed agisci di conseguenza adattandoti alla situazione reale.

Viriri i stilli 'i menziònnu
Una cosa bellissima vedere le stelle a mezzogiorno, ma a Bronte nessuno li vuol vedere, si dice solo quando si avverte molto dolore.

Viririsilla petri petri
Essere inguaiato in qualcosa di pericoloso ma riuscire a uscirne fuori e salvarsi in modo miracoloso.

Vori l'àgghiu ppi rutari
Cercare la scusa per attaccare briga (A. C.) | Ogni scusa, un minimo appiglio o il più innocuo pretesto per qualcuno son sempre occasioni buone per attaccar briga: Ma tu vò sempri l'àgghju pi rutàri!?.

Vori pàgghia pi centu cavalli
Per indicare uno o una ingordo/a, che non si accontenta mai.

Vo sapiri qual'è 'u mègghju iocu? Fa’ bene e parra pocu!
Vuoi saper qual è il miglior gioco? Fai del bene e parla poco!

Vo’ stari ‘n paci? Marìtati luntanu ri sòggiri e cugnati!
Saggio consiglio: stare lontano dai parenti dell’uno e dell’altro coniuge, per non dover subire consigli e critiche. A proposito voglio sottolineare che il dialetto brontese usa il verbo “maritàrisi” anche se riferito all’uomo. (n.l.)


Z

Zeru potta zeru, un cantaru è vinticincu
Una cosa vale l'altra. Come a voler dire “llà pi llà, riciannovi sodi cu 'na lira".

Zzìttu e musca!
Ti raccomando non lasciarti sfuggire nulla di quel che abbiamo detto, è un segreto che deve restare tra noi. Musca tu e musca iu, insomma! | Non parlare a vanvera!

Zzoccu ora si schifìa veni 'u tempu chi si diszìa
Quello che adesso si disprezza un giorno sarà desiderato. Gli alti e bassi della vita ed una raccomandazione sottintesa per non essere cicale ma formiche.

Zzoccu simìni ricogghj
Quel che semini raccogli.

Zzò, zzò! Ognunu cu’ì so’!
Delimita la differenza di famiglia o ceto sociale e può equivalere a quella italiana: “mogli e buoi dei paesi tuoi.” In questi tempi di "respingimento" e di "Bossi-Fini" il detto può essere tranquillamente utilizzato dalle nostre forze navali o, anche meglio, dalla politica!
  

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