La Ducea dell'ammiraglio H. Nelson

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Ducea Nelson

Museo di sculture in pietra lavica

Un patrimonio di sculture di artisti
italiani e stranieri tra i più affermati e noti

Di fronte all’ingresso della Ducea Nelson si estende un lus­su­reggiante parco, diviso da un viale centrale che, in mez­zo ai plurisecolari platani e agli eucaliptos (i primi intro­dotti in Sici­lia), ospita un museo all’aperto di sculture in pietra lavica.

Le sculture furono realizzate direttamente nel parco, dal 27 Settembre al 7 Ottobre del 1990, in occasione di un Sim­posio Internazionale di Scultura avente per tema "La Liber­tà", svol­tosi nei locali del Castello Nelson.

Tenace ideatore dell'iniziativa, patrocinata dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune, il brontese Prof. Nunzio Sciavarrello che si avvalso della collaborazione del Ce.p.i.s. e dell'Istituto per la Cultura e l'Arte di Catania.

Il Simposio aveva «lo scopo di costi­tuire il nucleo iniziale del­l'unico Mu­seo di scultura moder­na all'aper­to della Sicilia» e di «favorire la rina­scita di quel­l'ar­tigianato di scal­pellini che in pas­sato ha lasciato segni e forme di straordinaria bel­lezza nel centro storico» (così disse il sen. Pino Firrarello, Presidente del Comitato organizzatore).

Nei dieci giorni del Simposio, sotto lo sguardo curioso dei numerosi visitatori, studenti e turisti (provenienti da Taormina, Siracusa, Catania, Randazzo) attenti alle varie fasi della nascita delle opere, furono realizzate sculture da grossi blocchi di pietra lavica trasportati dalle cave direttamente sui prati in mezzo alla ricca vegetazione del Parco.

Tanti laboratori organizzati all’aperto in una delle aree pianeggiante, ai quali parteciparono anche alcuni scalpellini del comprensorio etneo.

«Sorpresa e stupore – scriveva in quei giorni Sebastiano Grasso sul Corriere della Sera. - Non solo per una partecipazione diretta, ma anche per le attrezzature sofisticate, usate dagli artisti (lo scalpello sostituito da flessibili, dischi diamantati, eccetera). C'è qualcosa di magico nello stupore di quanti si avvicinano per la prima volta gli artisti; nei loro improvvisati silenzi o nel gesticolare che accompagna la loro partecipazione visiva, nei momenti più disparati. Si tratta, per lo più, di opere astratte, quindi di non immediata ricezione, anche se affrontano un tema ben preciso: la libertà. Nel caso specifico di Bronte, esso trova un particolare riferimento alla vicenda non certo esemplare di Garibaldi e Bixio.»

Fra le 19 opere realizzate, di varie dimensioni e diverso carattere espressivo, figurano sculture di artisti italiani (9) e stranieri (10) tra i più affermati e noti.
Nacque alla fine un Museo unico al mondo per quanto riguarda il materiale impiegato: la lava (che più volte ha distrutto Bronte) proveniente dalle cave di Nicolosi, Belpasso e lo stesso Bronte ai piedi dell’Etna. Materiale duro, che spacca le mani.

Realizzarono loro opere scultori italiani che hanno ormai raggiunto un piano di notorietà che supera i confini nazionali:
Simon Benetton (Veneto), Raf­faele Biolchini e Domenico Difilippo (Emilia Romagna), Nello Bocci (Umbria), il randaz­zese Antonio Portale e i siciliani Gaetano Arrigo, Gio­van­ni Migliara, Gianni Pasotti,  e Giu­seppe Pravato.

Gli artisti partecipanti al Simposio di sculturaNumerosi anche gli scultori inter­na­zionali (10) che parte­ci­pa­rono al Sim­posio:
Pablo Atchu­garry
(Uruguay),  Miguel Ausili (Argen­tina), lo statuni­tense Da­vid Campbell, Toshihiko Mina­moto (Giappone), Nèlida Men­do­za (Paraguay), il peruvia­no Meli­ton Rivera Espi­noza, Zoè De L'Isle Whittier (Francia), Heidi Locher (Sviz­zera), David Jacobson (Gran Bretagna) e l'olandese Karin Van Omeren.

Il parco-museo, nel verde della flora brontese e con le opere scolpite ricavate dalla pietra del nostro vul­cano, è aperto al pubblico ed è meta interessata di visite da parte di studiosi, scolaresche, operatori culturali e turisti.

L'area espositiva, dal marzo 2014, è stata resa fruibile ai turisti anche durante le ore serali.

Per comprendere meglio l’importanza e l’unicità del Museo ab­bia­mo voluto far seguito alla descrizione delle 19 opere con una breve nota biografica sugli artisti che le hanno realizzate, tratta anche dalle presen­tazioni di Paolo Giansiracusa curatore del Simposio.

Ed infine un riconoscimento - dovuto e meritato - al nostro prof. Nunzio Sciavarrello: si deve a lui, alla sua notorietà, alla tenacia ed alle sue conoscenze e bravura ma soprat­tutto al suo costante impegno sociale, del quale Bronte non è stato estraneo, la possibilità di avere oggi riuniti in un Museo opere di 19 scultori di livello internazionale.

Un patrimonio artistico che sta ora a noi brontesi saper valorizzare ma soprattutto proteggere e salvaguardare.
(nL)
 

I soliti vandali

Una veduta del parco antistante il Castello con una scultura in pietra lavica del museo, la "Scala di colonne" o Omaggio alla Luna della scultrice francese Zoè De L'Isle Whittier.

In passato, fra l'indifferenza generale era stata parzialmente distrutta dai soliti vandali (o «unni» come li defi­nisce S. Grasso nei paragrafi seguen­ti): mancava il primo "gradino" e gli ultimi due erano stati spezzati. Anche la mez­zaluna in marmo bianco, posizio­nata dall'artista francese sull'ultima colonna (la più alta) era scomparsa.

Nelle altre due foto a destra alcune sculture deturpate dai soliti scemi con scritte e disegni: trattasi, a sinistra, della scultura dedicata a Cassiopea dal giapponese Toshihiko Minamoto e (a destra) della Meridiana di Raffaele Bolchini (oggi praticamente quasi distrutta ed illeggibile).

«Ecco il Museo di sculture in pietra lavica, all’aperto, nel parco del Ca­stello di Horatio Nelson. Tutto è cominciato nel 1990, durante un sim­posio interna­zio­nale dedicato alla scul­tura. (…)
Gli artisti si misero all’opera e il giardino del duca di Bronte e dei suoi ere­di, cominciò ad essere popolato da basalti lavici che, come in una fiaba d’altri tempi, si trasfor­mavano in prismi, uccelli, germogli di vita, intrecci, sculture alate, cristalli, grandi occhi, colonne con foglie, isole felici. Una felicità interrotta.
Seguirono anni di abban­dono e di devastazione dei soliti unni. Adesso, dopo il restauro e una diversa collocazione, ci si inoltra per un percorso dove, all’im­brunire, le sculture diventano coprotagoniste di un gioco di luci che farfalleg­giano. Con «degustazione di erbe e piante commestibili delle terre della sciara».
Sebastiano Grasso (Corriere della Sera 23 Maggio 2015)

Nella foto a sinistra la scultrice svizzera Heidi Locher (architetto, artista e video artista pluripremiato) durante la realizzazione della sua scultura Il grande occhio.

Nella foto a destra, lo scultore peruviano Meliton Rivera Espinoza (a sinistra, autore di "Totem") e la scultrice francese Zoè De L'Isle Whittier (ha scolpito "Omaggio alla luna") guardano il lavoro di uno scalpellino locale.
Agli scultori, infatti, sono stati affiancati durante il Simposio alcuni scalpellini del compren­sorio esperti nella lavorazione del materiale lavico ai fini costruttivi e decorativi.

Una mostra dei disegni e dei bozzetti apposita­mente eseguiti è stata aperta per tutto l’arco tem­porale del Simposio ed è servita a far conoscere le ipotesi progettuali formulate dagli artisti invitati.

Modificando la originaria collocazione, nel maggio del 2004, le sculture, sono state ricollocate secondo una nuova veste espositiva esaltata da un opportuno impianto di luci per la fruizione notturna.
Qualche opera (es. "La farfalla" di basalto levi­ga­to realizzata da Giuseppe Pravato), è stata posta all'in­terno del nuovo "Museo della Pietra lavica e delle tradizioni artigiane ed agricole dell'Etna" inaugurato lo stesso mese.
«Questo parco-museo - ha scritto l'ideatore del Simposio di scul­tura, Nunzio Sciavar­rello - ha una grande importanza nell'ambito socio-culturale di Bronte, perchè riscatta i brontesi dagli sconvolgimenti, dalle imposizioni e dalle malver­sazioni subiti per secoli».



Le 19 Opere
 del Museo all'aperto di Sculture in Pietra Lavica

Zoé De L'isle Whittier

Omaggio alla Luna, di Zoé DE L'ISLE WHITTIEROmaggio alla Luna

La scala di colonne lavi­che rea­liz­zata dalla scul­trice fran­ce­se Zoé De L'isle Whittier.

«L'artista, frugando fra scia­re di lava di Nicolosi, ha scelto un gruppo di pri­smi di varia altez­za e do­po averli opportu­na­men­te proporzionati e rimo­del­lati li ha installati secondo una impo­sta­zione a scalare.
Sull'ultima colonna, quella più alta della scul­tu­ra, ha collo­cato una luna di marmo bianco sta­tua­rio già sbozzata nelle cave di Carrara e qui rifinita nei giorni della perfor­mance. Il risultato è di grande suggestione, ciò forse per­ché, nelle ore in cui il sole attraversa la vege­tazione del parco, i prismi della Whittier, al­la stessa manie­ra dei monoliti preistorici dei popoli primitivi d'Europa, si allungano con le loro ombre sul prato erboso.»

Zoé de L`Isle Whittier è nata nel 1952 a L`Isle sur Sorgue (Vaucluse, Francia). Ha studiato a New York, a Marlboro College (Vermont), in Francia (istituto di Belle Arti di Grenoble e Beaux Arts de Paris). E' definita "una donna straor­dina­riamente internazionale": è infatti nata in Francia, ha lavorato in America, Francia e Inghilterra ed ora divide il suo tempo tra Parigi e la Toscana. Ha esposto negli spazi espositivi più prestigiosi della Francia, dell'Italia e degli USA. Zoé lavora quasi esclusivamente in marmo di Carrara, sue opere sono presenti in tutto il mondo.

Meliton Rivera Espinoza

Totem (Omaggio ai miti religiosi del Sud Ame­rica) di Meliton RIVERA ESPINOZATotem

Omaggio ai miti religiosi del Sud Ame­rica

Per il Mu­seo di Scultura all'aper­to l'artista peru­viano ha realizzato una grande scultura, equilibrata e impo­nente, ispi­rata ai mo­delli mito­logici della cul­tura pre-colom­biana dell'Ame­rica del Sud.

La massa lavica, chiusa dalla linea rigorosa di un uccello fantasio­so, è segnata in ampie parti da un trattamento materico che rivela la sensi­bilità dell'arti­sta. Simboli erotici ed inci­sioni le­gate ai valori più intimi della spiritualità dell'au­tore contras­segnano in alcuni punti l'imponente colonna basaltica».

Meliton Rivera Espinoza è nato nel 1944 a Huàcar in un piccolo villaggio nelle Ande peruviane; ha studiato pittura, disegno ed arti grafiche alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Lima.
Nel 1970 soggiorna per due anni a Rio de Janeiro dove realizza due mostre personali poi in Argentina e Brasile; alla fine del 1975 si reca a Roma dove con una Borsa di Studio concessa dall'Istituto Italo-Latino-Americano studia all'Accademia di Belle Arti. Nel 1979 a Firenze partecipa ad un film biografico «Tre pittori» diretto dal giovane regista Rafael Guzman con Christaian Olivares (Cile) e Carlo Nakatani (Messico). Mostre personali ed esposizioni collettive in Perù, Brasile, Germania, Svizzera, Spagna, Olanda, Italia, Taiwan, Giappone. Dopo un continuo girovagare tra decine di nazioni dal 1980 Meliton Rivera, risiede e lavora ad Azzano nell'Alta Versilia, vicino a Pietrasanta dedicandosi per la maggior parte del tempo alla scultura.

Giovanni Migliara

Incastro, di Giovanni MIGLIARAIncastro

In quest'opera l'artista con la sua scattante scultura sfida l'aria e la luce.

«L'opera è costituita da due grandi blocchi incastra­ti: uno fa da basamento ed è stato eseguito con un trattamento corticale che ricorda gli arbusti secolari del parco, l'altro è come mosso dal vento ed ha una superficie plasticamente articolata.

Migliara ha saputo dare leggerezza e dinami­smo al­la materia forte e massiccia estratta dalle sciare la­viche.

La sua scultura è la testimonianza chiara e decisa di come la mano e il pensiero dell'uomo possano con la forza dell'intelligenza ricondurre la natura al disegno dell'arte.»

Giovanni Migliara è nato a Termini Imerese (Palermo) nel 1931. Ha i suoi studi artistici a Palermo, dove ha frequentato l’Istituto d’Arte sotto la guida dello scultore Manzo. Per diversi anni è vissuto a Siracusa insegnando discipline plastiche presso il locale Istituto d’Arte.
E’ morto a 77 anni il 4 aprile 2008. La sua prima esposizione è del 1948. Scultore tra i più sensibili del panorama artistico siciliano, ha eseguito numerose opere per enti e pubbliche istituzioni; ha esposto in diverse manifestazioni artistiche di carattere nazionale riscuotendo il parere favorevole della critica e del pubblico. Sue opere sono a Melilli, a Siracusa e alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo. Sua è la struttura compositiva dell’altare della Cappella della Madonna di Pompei a Siracusa. La scultura di Giovanni Migliara sviluppa da tempo temi legati alla cultura religiosa e ai vari aspetti del sacro nella società contemporanea.

Karin Van Ommeren

Germoglio, di Karin VAN OMMERENGermoglio

La scultrice olandese, «...ha oc­cupato i gior­ni della perfor­man­ce rica­vando dalla lava una scul­tura dalla sagoma si­nuosa tessuta con morbidi chia­roscuri.
La forma ottenuta è ispi­rata al modello figurativo femminile e rappresenta il germoglio della vita, la nascita dell'essere. L'opera acquista monu­men­talità grazie al basamento di appog­gio che spinge la forma verso l'alto ac­centuando il senso della crescita. Di buon effetto è il contrasto tra la finitezza della scultura e la scagliosità del basa­mento.»

Karin Van Ommeren è nata a Utrecht (Olanda) nel 1955. E' stata sempre im­pegnata nella realizzazione di opere scultoree in marmo bianco sta­tuario ed altri materiali lapidei pregiati. Ha studiato alla Huger St. Lukas Institut di Bruxelles e alla Ryks Academie Voor Schone Kunsten di Bru­xelles (Belgio).
La sua attività artistica è ricca di esposizioni personali e in collettivo e simpo­si di scultura in tutto il mondo con sculture monumentali che adornano parchi e piazze in molte nazioni.
Diversi critici si sono inte­ressati della sua ricerca plastica. Le sue forme, caratterizzate da una notevole rigorosità strutturale, sono monumentali e imponenti. L'artista cerca la sintesi in ogni aspetto della materia e i risultati ottenuti sono di una purezza difficilmente riscontrabile nella giovane scultura contemporanea.

Gaetano Arrigo

Omaggio alla Sicilia, di Gaetano ArrigoOmaggio alla Trinacria

L'artista siciliano legato agli aspetti figurativi della scul­tura popolare, per il Simposio ha realizzato un omaggio alla Trinacria fatto di simboli ed elementi legati al­la cultura popolare ed alla civiltà contadina.

«La struttura compositiva dell'opera, alquanto artico­lata, attraverso i forti chiaroscuri dei tagli e degli scat­ti di piano valorizza in pieno le potenzialità espres­sive del basalto lavico.»

Gaetano Arrigo, scultore siciliano, opera nella provincia di Catania. A Randazzo ha eseguito alcuni monumenti pubblici in pietra lavica destinati ad esprimere i valori civili e religiosi del comprensorio etneo.
L'artista da sempre lavora la pietra lavica e altri materiali lapidei del territorio siciliano.
La sua ricerca plastica è orientata verso gli aspetti figurativi e tende a tradurre sentimenti ed espressioni legati alla realtà popolare.
Arrigo possiede una notevole capacità tecnica derivante dalla lunga esperienza di scultore e dalla profonda conoscenza delle rocce basaltiche. Tale capacità gli consente di ricavare con facilità dalla materia forte forme ed espressioni care al suo immaginario artistico.

Giuseppe Pravato

Farfalla

Per il Simposio Internazione di Scultura ha realizzato una delicata "Farfalla" di basalto levigato.

Inizialmente «posata», al confine del parco accanto a un muretto di recinzione, concepita con elementi piani incastrati secon­do un equilibrio compositivo che sfida l'aria e la luce e crea una alternanza chiaroscurale tesa a costruire un rapporto cromatico-segnico col contesto ambientale in cui è inserita.

Oggi la "Farfalla" è esposta all'interno del Museo della Pietra lavica.

Giuseppe Pravato è nato a Guarda Veneta (Rovigo) nel 1955. Ha studiato scultura all'Istituto Statale d'Arte di Padova e all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Da diversi anni vive a Siracusa dove ha il proprio studio di scultura e svolge una intensa attività artistica. Ha partecipato a diverse mostre in Sicilia e nel Veneto.
Per le sue opere, di varie dimensioni, utilizza in genere ferro e pietra che esplorano il legame tra l’uomo e gli animali nei suoi aspetti simbo­lici e mitologici.
Tra le sue personali va ricordata la mostra allestita a Siracu­sa nella loggia del quattrocentesco Palazzo Gargallo. Paolo Giansira­cusa e Vittorio Sgarbi si sono interessati della sua opera scultorea in termini critici.

Nélida Mendoza

Tre forme, di Nélida MENDOZATre forme

La scultura dell’artista pa­ra­guaiana, recen­temente invitata alla Biennale di Venezia, è costituita da tre elementi.
Le tre forme, modellate sfruttando l’allinea­mento dei piani già indicati dai blocchi, si intrecciano in un dialo­go chiaroscurale che genera forti effetti plastici.
La precarietà dell’istallazione rivela la matrice minima­lista della giovane scultrice.

Nélida Mendoza (Asuncion, Paraguay, 1965) ha studiato a Buenos Aires e, stabilitasi in Italia nei primi anni ’90, si è specializzata in scultura all’Acca­demia di Belle Arti di Carrara. Opera nel campo della scultura e della grafica ed ha affiancato l’attività artistica con l’insegnamento. Vive in Italia dove svol­ge una intensa attività partecipando a mostre di grande prestigio ed a nume­rosi Simposi di Scultura.
Diversi enti pubblici e privati figurano tra i collezio­nisti delle sue opere. Numerose le mostre personali e collettive di cui è stata protagonista in Italia, Stati Uniti, Belgio, Francia e America Latina. Nel 1990 è stata invitata ad esporre alla XLIV Biennale di Venezia in rappresentanza del Paraguay.

Toshihiko Minamoto

Cassiopea, di Toshihiko MINAMOTOCassiopea

L'artista giapponese dalla lava basaltica etnea ha ricavato una sorta di cristallo puro concepito come omaggio alla costellazione del cielo boreale, realizzando  una scultura scat­tante, rigorosa e razionale, intitolata «Cassiopea». Dal basalto compatto è nata una forma agile che sfida la luce e si proietta verso ogni direzione dello spazio.

«Le superfici levigate dalla colonna prismatica, il guscio tondeggiante, la base esile ma staticamente proporzionata al suo equilibrio spaziale conferiscono all'opera quel carattere strutturale che è tipico di tutta la sua produzione artistica.

La scultura concepita da Minamoto sfida gli equilibri della staticità naturale ed infatti pur muovendosi ver­so la conquista dello spazio è rigidamente ancorata alla sua verticalità.»

Toshihiko Minamoto è nato a Kagoshima (Giappone) nel 1950. Ha studiato a Tokyo e all'Accademia di Belle Arti di Roma. Vive in Italia ed ha il suo labora­torio artistico a Roma. Svolge una intensa attività di scultore partecipando a numerose mostre in Giappone, in Italia e in Belgio.
Le sue opere figurano nelle più prestigiose collezioni artistiche italiane, giapponesi e statunitensi, moltissime sue sculture e fontane adornano le piazze di Italia, Giappone e di molte altre Nazioni.

Heidi Locher

Il grande occhio, di Locher HeidiIl grande occhio

La scultrice svizzera ha realizzato per il Museo una forma quadrata dominata da un grande occhio.

Heidi Locher è nata a Reuchenette (Svizzera) nel 1951. Ha studiato presso la Scuola d'Arte di St. Gallen.
Nel 1971 ha usufruito di una borsa di studio dello Stato Svizzero. Ha avuto lunghi periodi di permanenza in Italia dove è stata impegnata per la realizzazione di progetti scultorei in marmo bianco statuario. Ha partecipato a diverse mostre a Berna, a Losanna, a Basilea, a Pietrasanta (dove ha un laboratorio artistico). Ha realizzato opere monumentali per edifici pubblici (scuole, chiese, ospizi) in Svizzera e in Italia.

Gianni Pasotti

COLONNE LAVICHE, DI GIANNI PASOTTIColonne laviche

L'artista su un terrazzo a terrapieno del parco ha col­locato due colonne irregolari di basalto lavico. La scelta è caduta su due elementi naturali carat­terizzati da linee strutturali ondeg­gianti.

Nella parte sommitale dei blocchi ha inserito due foglie coloratissime che omaggio all'ambiente, richiamano la ricca vege­tazione del luogo.

Gianni Pasotti è nato a Grado (Gorizia) nel 1945 e vive e lavora a Pordenone.
Pittore di formazione, ha iniziato la sua attività espositiva negli anni Ottanta ma ab­ban­donata la fase pittorica intraprende un percorso di sperimentazione che lo porterà a lavorare con maestria il poliestere sintetico e ad utilizzare materiali tra i più vari quali la gomma silicone, il compensato, il metallo e materiali ve­ge­tali. Artista molto prolifico ha al suo attivo numerose esposi­zioni personali e collettive; ha partecipato a numerosi simposi di rt.

Miguel Ausili

Omaggio alla Sicilia

Omaggio alla Sicilia, di Miguel AUSILIL'artista argentino da tempo ambientato in Europa «ha progettato un omaggio alla Sicilia e al­l'ombra degli eucalipti e degli abeti ha dato vita ad una installa­zione compo­sta da un'isola felice eruttata dall'Etna.
Danno movimento e colore al suo triangolo lavico alcu­ni frammenti di tra­versine ferroviarie e alcune impronte di terra colorata che ritmano in termini cromatico-segnici la composizione.»

Miguel Ausili è nato a Buenos Aires nel 1950. Laureato presso l’Accademia di Belle Arti della sua città, arriva a Carrara con una borsa di studio e impara la tecnica di lavorazione del marmo. Nella stessa città frequenta la Accade­mia di Belle Arti e parallelamente le botteghe artigiane. Nei primi anni ottanta comin­cia ad esporre e a realizzare opere di grandi dimensioni in Italia e nel sud della Francia. I suoi materiali preferiti saranno sempre la pietra o il legno, spesso abbinati a metalli o al colore. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo e partecipato a simposi di scul­tura in Italia, Francia, Spagna, Germania... Ha insegnato Scultura presso numerose Accademie di Belle Arti italiane.

Molte le sue sculture sono espo­ste in musei od installate in spazi pubblici in Italia ed all'estero (Francia, Spagna, Germania, Giappone, Grecia, Taiwan, Romania).

Domenico Difilippo

Stele, di Domenico DIFILIPPOStele

«Il romagnolo Difilippo scavando sulla faccia levi­ga­ta di una grossa scaglia basaltica ha modellato una stele nelle cui morbide pieghe la luce filtrata del parco si insinua per rivelare la finitezza delle super­fici e l'equilibrio compositivo dei pieni e dei vuoti.
Ricco della sua lunga e prestigiosa espe­rien­za di pittore, ha frantumato la rigi­dezza della pie­tra ed ha piegato la resi­stenza strutturale della mate­ria realiz­zando una scultura in cui l'azione e la forza dell'uomo si pongono come una continuazione della potenza creativa del fuoco che fonde e plasma il magma nelle profonde viscere della terra.»

Domenico Difilippo è nato a Finale Emilia nel 1946. Ha studiato all’Istituto d’Ar­te di Modena, di Castelmassa (Rovigo)  dove si diploma in Pittura e anche all’Accademia di Belle Ar­ti di Firenze. Espone per la prima volta nel 1963. A Milano condivide e aderisce spiritualmente alle idee del «Movimento Nucleare» di Bay, D’Angelo, Dova; con esperienze anche sulla «Neo Figurazione» e surrealiste di Martini e Usellini; ne escono interpretazioni del tutto personali, che lo portano ad essere considerato uno dei fondatori del «Neo Surrealismo» storico modenese.

Parte importante della sua produzione riguarda l’impo­nente lavoro scultoreo realizzato tra il 1997 e 2003, formato da quasi cento opere, dedicate alla Sardegna.

Nel 1991 ha fondato in Germania un nuovo movimento artistico chiamato “Astrattismo Magico”. E’ stato docente titolare presso numerose accademie di Belle Arti e nel 2000 docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha partecipato a diverse collettive ed ha allestito numerose personali. Numerosi le Istituzioni Pubbliche ed i Musei che espongono le sue opere.

Simon Benetton

Struttura monolitica, di Simon BENETTONStruttura Monolitica

Il trevigiano Simon Benetton ha realiz­zato per il Museo all'aperto una monumen­tale scultura, scattante e dinamica.
«Da una colonna lavica l'artista veneto ha ricavato un parallelepipedo irregolare che si sviluppa in altezza, poi aggredendo la strut­tu­ra compatta del basalto ha scolpito dei solchi profondi come a volere cercare nel cuore del masso il palpito della materia.
Una tessitura profonda avvolge il blocco scul­toreo. I segni fitti e scagliosi hanno direzione obligua e dan­no al volume uno scatto verso l'alto.
Nel rispetto della materia originaria Benetton ha fatto sì che la su­perficie superiore della scultura restasse con il suo piano selvaggio, ancora coperto dalla lava calda e schiumosa.»

Simon Benetton è nato nel 1933 a Treviso, dove tuttora abita e lavora. Fin da giovanissimo il ferro ha rappresentato per lui un mondo infinito: nella fucina di suo padre ha avuto i suoi primi incontri con questa natura, l’ha plasmata ora con rabbia ora con affetto, alternando espressioni gioiose e momenti com­mos­si. Ha frequentato nel contempo i corsi delle Belle Arti di Venezia, per poi avventurarsi in una solitaria, liberissima ricerca individuale. Diversi sono i periodi della sua formazione: dal figurativo alla vibrazione plastica di «moduli» che tentano lo spazio, dalla piastra alla microscultura, all’intervento architet­tonico.

La sua scultura è una testimonianza d’eccezione della supremazia dell’uomo sulla materia, espressione di una commovente sfida tra Simon ed il ferro. Ha insegnato scultura all’Accademia di Belle Arti di Macerata e diretto un laboratorio artistico a Treviso.

Dal 1958 il riconoscimento dell’arte di Benetton è internazionale: impegnato in progetti di macrosculture per centri urbani italiani e stranieri, viene invitato alle più importanti mostre conseguendo premi e riconoscimenti in quasi tutta Europa, Cina, Giappone, Brasile e negli Stati Uniti. Innumerevoli le sue opere presenti in collezioni private e musei, con i suoi lavori permanentemente esposti in edifici e spazi pubblici. Ha par­tecipato a diverse mostre in Italia ed all’estero. Ha organizzato numerose per­sonali in spazi espositivi di grande prestigio.

David P. Campbell

Omaggio all'Etna

L’artista statunitense ha modellato un grande blocco lavi­co e, rispettando gli equilibri plastici e croma­tici della ma­teria originaria ha realiz­zato una scul­tura carica di tensione e di forza, dedi­ca­ta all’Etna.

«... Ha scolpito una grande colonna di lava cercando nelle pieghe e lungo le superfici della materia ora mor­bidi passaggi chiaroscurali ora segni e colori generati del fuoco.
L'imponente volume, ... è attraversato per intero da un trattamento materico che tradu­ce l'emozione provata dall'artista dinanzi agli equilibri strutturali e formali del blocco basal­tico.

La lunga esperienza scultorea compiuta nelle cave carraresi è stata uti­lizzata da Campbell per affrontare un progetto che sfrutta in pieno tutte le po­tenzialità della pietra etnea».

David P. Campbell - scultore e pittore - è nato nel 1956 in California. Dopo la scuola ha studiato arte presso la University of Utah.
Dal 1981, ha vissuto e lavorato per un lungo periodo in Italia, vicino alle cave di marmo di Carrara do­ve ha frequentato la locale Accademia di Belle Arti.
Ha esposto in Italia, Fran­cia, Usa. Alcune sue sculture di grandi dimensioni fanno parte di prestigiose collezioni private.

Nello Bocci

Strutture prismatiche, di Nello BocciStrutture prismatiche

«Utilizzando due colonne di basalto lavico, l'artista ha scolpito due strutture prisma­tiche che si con­trappongono dal punto di vista segnico e materico ma si in­tegrano dal punto di vista pla­stico e volu­me­trico.

Un elemento si presenta con due facce perfettamente levi­gate sulle quali l'artista ha in­ciso dei segni a zig-zag che determinano un interessante effetto decorativo. L'altro elemen­to è attraversato da una tessitura scagliosa tesa a rendere la superficie rustica.
Nell'accostamento compositivo le due colonne costruiscono un perfetto equi­librio plastico-formale scandito dal trattamento materico dei piani.»

Nello Bocci è nato a Gubbio nel 1945 dove vive e lavora. Ha frequentato l’Isti­tuto Statale d’Arte di Gubbio e l’Accademia di Belle Arti di Perugia e Ve­ne­zia. Ha insegnato Educazione Artistica e tenuto corsi estivi di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Dopo alcuni anni di attività arti­stica in terra eugubina si è trasferito in Friuli Venezia Giulia permanendovi circa otto anni e partecipando alla vita culturale di quella regione. Della sua opera si so­no favorevolmente interessati critici e studiosi d’arte, giornalisti, collezio­nisti.
Un numero notevole delle sue sculture fa parte di collezioni artistiche italiane e straniere, pubbliche e private, in musei all'aperto e presso il museo del Bar­gello di Firenze. Ha esposto le sue opere in varie località italiane ed estere partecipando a diverse collettive ed organizzando numerose personali.

David Jacobson

Studio plastico, di David JACOBSONStudio plastico

La scultura dell'artista britannico dà subito l'idea «di un volume compatto ricco di effetti plastici e ma­terici generati dagli scatti di piano e dalle varie tessi­ture delle superfici.

Una massa curva si incastra tra le pareti forti del basalto e la tensione di tale unio­ne si rivela nella articolata e fitta struttura dei piani. L'artista non manca di sottolineare la morbi­dezza e le sfumature cromatiche della materia.
Ciò si evince dal rispetto manifestato per il tono ros­sastro dei pia­ni colorati dall'ossido di ferro e per le superfici rugose delle zone di distacco tra i prismi.»

David Jacobson, inglese, è nato a Windhoek (Namibia) nel 1951. Vive tra Londra e Camaiore, alternando con notevole frequenza i suoi soggiorni. Ha studiato a Londra ed ha compiuto un’intensa attività di scultore freque­ntando studi e laboratori in varie parti del mondo. Ha esposto in Italia, Inghilterra, U.S.A., Spagna ed altre nazioni. Sue opere fanno parte di importanti e presti­giose collezioni artistiche in U.S.A. e in Europa; val la pena ricordare che alcu­ne sue opere sono al Victoria and Albert Museum di Londra, all'Hamilton College, al Bradford Institute e alla Fondazione Pagani di Milano. Ha ricevuto commissioni artistiche da Società e Aziende operanti a livello internazionale. Scolpisce ogni varietà di pietra e di marmo. Notevole è il numero delle note critiche e delle recensioni riguardanti le sue opere.

Pablo Atchugarry

Libertà, di Pablo ATCHUGARRYLibertà

«Dinamica e scattante, solcata da segni vio­lenti che ne determi­nano un chiaro-scuro for­te e deciso, è la scultura di Pablo Atchugarry.

Il giovane artista uruguaiano ha lasciato sulla struttura forte del basalto lavico effetti materici che denunziano il suo particolare inte­resse per le superfici travagliate, per i volumi articolati.
La materia scura della pietra gli ha suggerito la creazione di una scul­tura alata che cerca nella luce la possibilità dello scatto e l'energia per muovere il volo.»

Pablo Atchugarry (nato il 23 Agosto 1954) è un scultore uruguaiano, specializzato nella lavorazione del marmo di Carrara, noto in tutto il mondo per le sue opere a volte di grandi dimensioni.

Le sue sculture ador­nano diverse città della Lombardia e numerosi spazi pubblici in moltis­si­me città europee e non (Copenaghen, New York, Parigi, Coira, Stoccolma, Kallo-Beve­ren, ...) e fanno parte di collezioni pubbliche e private. Ha avuto più di ottanta mostre personali e collettive in tutto il mondo. Attualmente vive e lavora fra l'Italia e Manantiales (Uruguay). Nel 2002 gli è stato assegnato a Carrara il premio "Michelan­gelo" in riconoscimento della sua carriera di artista.

Le sue sono opere "vive" e allo stesso tempo "libere", la loro collocazione migliore è all'aperto, come nella retrospettiva a lui dedicata ai Mercati di Traiano, a Roma, aperta fino al 7 febbraio 2016.

Raffaele Biolchini

Meridiana, di Raffaele BiolchiniMeridiana

«Al Sole è dedicata la meridiana di Raffaele Biolchini nella quale la luce, attraverso i giochi d'om­bra di un elemento piramidale in marmo chiaro, consente di leggere i tempi reali ed i tempi armo­nici.

La scultura è ottenuta da una lastra di basalto lasciato volutamente irregolare lungo i lati.
I piani sono invece portati al filo della levigatura e su quello superiore Biolchini ha tracciato i suoi segni ondeggianti. Una cavità circolare e l'emergenza della piramide si confrontano in un gioco di volumi basato sui contrasti cromatici e sulla contrapposizione plastico-formale degli elementi.»

Raffaele Biolchini è nato a Pavullo nel Frignano (Modena), una fra­zioncina appoggiata ad un costone, con poche case raccolte attorno ad una antichis­sima torre. Dopo le tre medie a Pavullo frequentò la scuola d’arte «Venturi» a Modena e nel ‘64 la Accademia di Bologna. Poi si trasferirà a Carrara nei laboratori degli scalpellini. E qui lentamente si consoliderà la sua «scelta» e prenderà il via quel suo linguaggio, quel suo stile purissimo, (mutuato, da Arp e da Brancusi), così essenziale e dolce, così carico di spazio e di valori temporali che oggi lo contrad­distinguono. Varie le superfici materiche delle sue opere: terracotta, legni, argento, bronzo, scagliola ed anche la lava dell’Etna.
Dalla prima di Montevarchi del ‘67 - e fu una collettiva - le sue mostre sono state molte. Ma a lui, durante il Simposio, piaceva citarne una lontanissima: quella a «La Sfera» che gli organizzò Mario Cadalora. Molte delle sue sculture fanno parte di colle­zioni pubbliche e private. Raffaele Biolchini è morto a soli 48 anni nel 1994. Molte sue opere sono visibili a Pavullo nella mostra permanente “La Donazione”.
Purtroppo la Meridiana di Raffaele Biolchini realizzata a Bronte durante il Simposio di scultura è quella maggiormente colpita dai vandali che l'hanno devastata con scritte e manomissioni. Ecco a destra un importante particolare della scultura (l'elemento piramidale in marmo chiaro) ormai irrimediabilmente scomparso.

Antonio Portale

Elementi lavici e bronzo, di Antonio PORTALEElementi lavici e bronzo

La scultura, equilibrata e im­po­nente, è costituita da due elementi basaltici a se­zio­ne semicircolare.
Nella superficie interna dei blocchi, lun­go i piani che si accostano per comporre una strut­tura a colonna, Portale ha scolpito un model­lato morbido e sinuoso che la luce rivela in tutta la sua plasticità.
Nella parte sommitale dell'opera ha inserito un piccolo elemento di bronzo quasi a suggello dell'unione strut­turale dei due blocchi.

L’emblematica forma metallica aumenta lo slancio ver­ticale della scultura e, come le guglie delle an­tiche cattedrali, lega la terra al cielo, la materia, alla luce.

La scultura è ora esposta all'interno del Castello Nelson nel Museo della Pietra lavica e delle tra­dizioni artigiane ed agricole dell'Etna.

Antonio Portale è nato a Randazzo (CT) nel 1956. Ha studiato all’Istituto Statale d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Catania. Ha partecipato a numerose mostre in Italia ed all’estero ed ha organizzato alcune personali in spazi espositivi di prestigio. Da anni conduce una ricerca diretta a studiare le potenzialità artistiche del legno e della pietra, materiali da cui ha ricavato sculture rigorose ed espressive.
Alcune sue opere fanno parte di collezioni artistiche italiane e straniere. Ha realizzato e progettato porte bronzee per chiese e cappelle cimiteriali. Vive ed opera a Catania dove insegna Scultura all’Accademia di Belle Arti. Molti i critici che si sono interessati della sua opera.

 

Bronte, Museo della pietra lavicaDal maggio 2004 il complesso museale si è arricchito con un altra prestigiosa espo­sizione: il «Museo della Pietra lavica e delle tradizioni artigiane ed agricole dell'Etna».
E' stato allestito all'interno del Castello Nelson nei locali adibiti dai Nelson a dispensa, dove sono stati rinvenuti strut­ture dell'an­tico monastero di Santa Maria - archi a tutto sesto in pietra arenaria e pietra lavica - La delicata "Farfalla" di basalto levigato realizzata da Giuseppe Pravatoche delimitavano l'antico portico del monastero, non­chè due eccezionali camini di grandi dimensioni che, opportuna­mente restaurati, concor­rono ad esaltare il complesso museale.

Quì hanno trovato collocazione "le immagini della pietra lavica" acquisite nell'omonimo Concorso fotografico, organizzato dal Comune nel Maggio 2004 ed anche alcune sculture prima esposte all'aperto fra le quali citiamo:

la delicata "Farfalla" di basalto levigato realizzata da Giuseppe Pravato;

l'imponente scultura di Antonio Portale costituita da due elementi basaltici a sezione semicircolare con, nella parte sommitale, un piccolo elemento di bronzo.


LA DUCEA DI NELSON:
Il Castello | Chiesa di Santa Maria | Abbazia | Museo Nelson | Museo di scultura L'Obelisco 


Pinacoteca Nunzio Sciavarrello, Statue, sculture, busti e monumenti, Museo della Pietra lavica, Il Giardino dei Nelson

  

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