L’Esproprio della Ducea Nelson
Il Fascismo agli inizi era stato accolto con favore dagli inglesi
di Bronte e l’atteggiamento continuò sino alla morte del
Duca
Alessandro (1/6/1937).
La collaborazione con le autorità locali e provinciali è evidente
nei molti documenti del periodo raccolti nell’Archivio Privato
Nelson, custodito nell’Archivio di Stato di Palermo, e relativi ai
più vari argomenti (scuole rurali, organizzazioni del regime e
sindacali, ordine pubblico, enti di ricerca agricola, milizia
forestale, etc). Particolarmente copioso è il faldone riguardante la Scuola Rurale
“Tabarone Pio”, che l’Opera Nazionale Balilla istituì nella Ducea a
beneficio dei figli dei contadini. Fa impressione trovare come
Presidente Onorario del Comitato dei Genitori pro Scuola Rurale(9) il
Duca e come Presidente Effettivo George D. Woods, l’amministratore
inglese, lo stesso che chiude alcune sue lettere con “saluti
fascisti”. Addirittura nel 1927 a Taormina il Duca a conclusione
di una conferenza tenuta di fronte ai residenti stranieri ebbe a
dichiarare:”Io penso che non dovete avere alcun timore perché
quando un forte sentimento patriottico scaturente dal cuore
si diffonde con integrità non può esserci alcuna paura per
il futuro. Ed è per questo che io onoro il nome di Benito
Mussolini e il lavoro del fascismo del quale egli è il
Creatore”.(2)
Fu una collaborazione leale e convinta, sostenuta dal senso civico tipicamente
inglese del rispetto delle leggi che via via erano emanate. Del resto
perché meravigliarsi? Era l’epoca del consenso quasi unanime e non era ancora
immaginabile il baratro in cui l’Italia sarebbe precipitata con la guerra. |
La morte del Duca Alessandro, appena un anno dopo la proclamazione
dell’Impero, coincise con il diffondersi in Italia di un certo
sentimento antibritannico. Nell’ottobre 1937 Woods si dimette per
poi lasciare definitivamente l’Italia nell’aprile 1938 e come suo
successore viene assunto dal nuovo Duca, Lord Bridport, Mr. George
Niblett. In questo periodo la Ducea decideva, non solo in ossequio alle
indicazioni della nuova politica rurale del regime ma anche per
trarre maggiori vantaggi da una diversa gestione dell’azienda, di
dare una spallata al sistema dei “gabelloti”. Ricorda Mons. Galati(3)
che il 2 settembre 1937 alla presenza dell’Avv. Carmelo Melia,
legale della Ducea e del Consolato Britannico, dei gabelloti e dei
rappresentanti della Federazione Provinciale Fascista degli
Agricoltori, l’Amministrazione della Ducea annunciava “… ai
gabelloti il programma di una graduale quotizzazione dei feudi da
concedere a piccoli affittuari coltivatori diretti in osservanza
alle disposizioni emanate dal regime …”. I grandi gabelloti dell’epoca erano all’incirca dodici, fra i quali, per citare
alcuni nomi, ricordo i Costanzo e Costanzo Zammataro per Boschetto e
Fondaco, i Leanza di Semantile, i Burrello di Sant’Andrea, i Galati
Sansone e Galati Giordano di Scorzone, i Parasiliti di Porticelle
Sottana.
Nell’agosto 1938 furono stipulati i primi nuovi contratti di
mezzadria nel rispetto del Patto Generale di Colonia Parziaria e
contratti di piccole affittanze con gli antichi inquilini dei gabelloti. Le estensioni dei poderi erano comunque ridotte:
mediamente 5,4 Ha per le affittanze e 2,8 Ha per le mezzadrie. |
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Fig. 3 -
Lettera del Comitato Provinciale di Catania
dell’Opera Nazionale Balilla del 1 Gennaio 1936
indirizzata all'«Amministrazione generale del Duca
di Bronte» con i ringraziamenti per il contributo
dato dalla Ducea per la istituzione della refezione
calda per gli alunni della Scuola Rurale (9).
Si porgono i ringraziamenti ed «i distinti saluti
fascisti» «significando altresì che si terrà noto il
Suo atto e che verrà additato alle Autorità tutte». |
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Fig. 4 - Il Gagliardetto della Scuola Rurale di
Maniace "Tabarone Pio" istituita dall’Opera
Nazionale Balilla a beneficio dei figli dei
contadini. |
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Le case coloniche
Nel 1939 furono avviate le procedure per
la costruzione di 23 case coloniche. Il progetto(16),
redatto dal Geom. Salvatore Russo nell’ottobre 1939, prevedeva 25
case coloniche, basandosi sull’ipotesi di una superficie di 2.065 Ha
divisi in quote da circa 25 Ha, sulla necessità per quota di 4 vani
ed una stalla per 8 capi e sul dato che esistevano già nella
proprietà circa 200 vani e stalle per 450 capi. Il progetto fu
approvato con delle modifiche nel novembre 1939 per 23 case
coloniche, nei tre tipi A,B e C, previsti dalle leggi, a Cavallaro,
Fondaco, Zirilli, Mangiasarde, Mandorleo e Porticelle, per un
importo di £ 883.200 e con un contributo statale del 38%. La scuola
rurale era al Fondaco, la colletteria postale nel Castello e
l’Ambulatorio a 700 m dal Castello. La cerimonia di posa della prima pietra avvenne il 21 ottobre 1939 e
l’Amministratore fu molto attento per accattivarsi i gerarchi locali
a invitare il Legionario Fiumano Dott. Alfio Nicolosi, tecnico
agrario che curava i giardini, ad assistere “in divisa fascista”. |
La realizzazione di queste case coloniche, però,
fu ritardata anche
per motivi economici, offrendo così ai dirigenti dell’ECLS
l’occasione di formulare cavilli pretestuosi per fare dichiarare la
Ducea inadempiente agli obblighi della colonizzazione e chiederne
l’esproprio nell’ottobre 1940. Dalla morte del Duca Alessandro (giugno 1937) allo scoppio della
guerra (il 3 settembre 1939 la Gran Bretagna dichiara guerra alla
Germania) tutto è rapidamente cambiato a Maniace. Ironicamente il 5
agosto del ‘39 un articolo dell’“Evening Standard” ricorda in
Inghilterra(2) che Lord Bridport è il solo proprietario terriero
inglese in Sicilia e che fra i proprietari siciliani è stato il
primo ad uniformarsi alla politica agraria del Duce, dando l’avvio
fra l’altro alla costruzione di 22 nuove case coloniche anche se con
il contributo promesso dallo Stato. E’ un periodo duro per le finanze della Ducea messe a dura prova
dalla necessità imposta dalle leggi della costruzione delle case
coloniche e dalle rate della tassa di successione nel passaggio
della proprietà della Ducea al nuovo Duca Rowland Arthur Herbert
Nelson Hood, malgrado questi fosse stato adottato dal vecchio Duca
Alessandro. Furono contratti per far fronte alle esigenze dei mutui
con il Banco di Roma e la Banca Nazionale del Lavoro. L’aria per gli inglesi di Maniace è notevolmente pesante e si
comincia a temere il peggio. Il Duca, intanto, è costretto
nell’aprile del 1940 a conferire una “procura parallela” al Cav.
Luigi Modica, Vice Direttore del Banco di Roma, che l’aveva pretesa
per avere, attraverso la gestione diretta della Ducea, maggiori
garanzie per i propri crediti. Gli ultimi anni trenta vedono
probabilmente anche l’infiltrarsi nella zona di Bronte con centro
Maniace di una cellula spionistica inglese, alla quale non dovrebbe
essere stata estranea la Signora Margareth Hughes, unica persona di
nazionalità inglese che risiederà durante la guerra nella Ducea
nella casa di Otaiti. L’organizzazione condizionerà molti avvenimenti negli anni a seguire
come quelli di guida dei bombardamenti nell’agosto 1943 e della
protezione all’EVIS.(10-11-12) |
Agosto 1943, il bombardamento della Masseria
Sant’Andrea
Il 4 agosto 1943 una bomba viene sganciata alle
ore 10 da un aereo americano sulla masseria in
contrada Sant’Andrea dell’Azienda Maniace. L’esplosione fu udita dai dipendenti dell’Azienda
nel Castello di Maniace, che si precipitarono sul
posto.
Accorsero con immensa paura soprattutto
quelli che avevano pensato di sottrarre i propri
famigliari ai rischi dei bombardamenti su Bronte
facendoli sfollare proprio lì e tenendoli vicini a sè: Luigi Carastro, Calogero Lo Castro e
Francesco Bianca (padre di Carmelo,
famoso sarto marsigliese) insieme a Mario e Giuseppe Carastro.
Trovarono distruzione e morte.
Persero la vita tra
gli altri: Angelina Trischitta in Camuto di anni 60,
la Sig.ra Isola Maria Rosa moglie di Luigi Carastro,
Salvatore Carastro di anni 17 figlio di Luigi
Carastro, un bimbo di 7 anni figlio di Ciccio Bianca
tenuto in braccio da Salvatore Carastro, Antonino
Lo Castro giovane figlio del capo dei campieri
Calogero Lo Castro, una non meglio identificata
ragazzina figlia di Ciccio “u spazzinu”. ed i due fratelli Antonio e Carmelo Bontempo,
quest'ultimi due sepolti nel piccolo cimitero inglese della Ducea.
Si
disse che il bombardamento fosse avvenuto per una
falsa informazione sul movimento delle truppe
tedesche fornita da spie degli inglesi. |
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Nasce l’Azienda Agricola Maniace
Nel maggio 1940 sentendo precipitare la situazione internazionale
George Niblett lascia l’Italia. Il 10 giugno 1940, infatti, l’Italia
dichiara guerra alla Gran Bretagna e alla Francia e la Ducea in
quanto bene di un cittadino di uno stato nemico viene il 16 luglio
1940 con Decreto del Prefetto di Catania posta sotto sequestro ai
sensi della Legge 8/7/1938. Il 6 agosto 1940 il Banco di Sicilia ne prende possesso per conto
dell’ente incaricato del sequestro dei beni dei nemici, l’EGELI –
Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare. Il Banco di Sicilia,
con a capo il Dott. Antonino Baiardi, tenne la gestione sino al
16/11/1940, quando l’ECLS fu autorizzato con Decreto Ministeriale
13053 dello stesso giorno a prenderne con urgenza possesso. L’Ente
aveva già il 4/10/1940 chiesto anche l’esproprio ed il Ministero
dell’Agricoltura aveva riconosciuto il 3/11/1940 la sussistenza
delle motivazioni di cui all’art. 11 del RD 26/7/1940 n.247. Il 10 dicembre 1940 l’ECLS prende formalmente possesso della Ducea
che è definitivamente espropriata con Decreto Prefettizio n.5666 il
19/8/1941. Nasce così l’Azienda Agricola Maniace dell’Ente di
Colonizzazione del Latifondo Siciliano, che vivrà sino al 18
agosto 1943.
Tre anni appena della plurisecolare storia di questa
terra, che racconterò riferendomi in particolare alle nuove
condizioni di vita dei contadini di Maniace ed al Borgo Francesco
Caracciolo. Miraggi in un deserto di povertà e arretratezza che,
quasi toccati con mano a causa della guerra contro gli inglesi,
rapidamente e improvvisamente sono svaniti sempre a causa della
guerra persa con gli inglesi. Come diversamente potrebbe spiegarsi,
infatti, quanto accaduto a Maniace senza tenere conto dello scenario
internazionale? Il regime
osserva Rosario Mangiameli(13) “ne aveva fatto la vetrina
del suo assalto al latifondo…” concludendo che “l’importanza
che la colonizzazione della Ducea avrebbe assunto su scala
internazionale era dunque ben chiara ai suoi promotori e
portò gli organi governativi competenti ad agire con inusuali
efficacia e rapidità: all’appoderamento seguì la costruzione di
comode case rurali dotate di mobilio e di scorte alimentari, di
sementi, aratri e buoi. Ancora alcuni vecchi del luogo ricordano con
meraviglia e rimpianto questa improvvisa provvidenza che li aveva
sollevati da una condizione di miseria, come raramente se ne poteva
riscontrare pur nella arretrata Sicilia, a quella di agiati coloni.” L’esproprio della Ducea, proprietà di un suddito inglese fu
perseguito facendo appello a in realtà inesistenti inosservanze
delle leggi sulla colonizzazione, per ragioni politiche
internazionali e servì nello stesso tempo da monito ai latifondisti
siciliani: adeguarsi una volta per tutte alla politica rurale del
regime o, in caso contrario e di resistenza come nel passato, andare
incontro all’esproprio. I promotori, però, non si resero
probabilmente conto che i segnali mandati contribuirono in Sicilia
anche a coalizzare sino a far loro stendere una strategia comune,
come si vedrà nel 1943 e negli anni a seguire, tre nemici del
regime: gli alleati, i grandi latifondisti e il mondo dei gabelloti
colluso e confuso con quanto rimaneva della mafia. La storia dell’Azienda è racchiusa nei documenti dell’Ente, che
nell’agosto 1943 furono portati via dai funzionari. E’ sempre da
tenere presente che l’ECLS, come ente di Stato con personalità
giuridica alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura, era tenuto
a ottemperare a leggi e procedure dello Stato. A proposito ritengo sia l’occasione per sfatare un probabile secondo
me falso che dura da tempo: il tentato acquisto, durante il possesso
da parte dell’Ente, della Ducea per un sesto del suo valore da parte
di Galeazzo Ciano. Non esistono prove e documenti ma solo affermazioni postume di parte
inglese(14), che era all’epoca oramai fuori dai giochi, e poi: come
sarebbe stato possibile l’acquisto da parte di un privato, anche se
autorevole gerarca, di una proprietà, espropriata da un Ente di
Stato in forza della legge dell’“Assalto al Latifondo” e
destinata dal regime, proprio perché proprietà di un suddito della “perfida
Albione”(13), a essere migliorata e trasformata per testimoniare
davanti al mondo la politica sociale e agraria del fascismo a favore
del progresso dell’Isola e per il riscatto degli umili rurali prima
sfruttati dal padrone inglese? L’intervento dell’Ente nella Ducea è
“… di particolare significato, oltre che economico, politico …
che suonerà, nei secoli, onta eterna per l’impiccatore Nelson”.(8) Per un sesto del suo valore? Va bene che sparare contro le opere
realizzate durante il ventennio, è sempre politically correct
ed è il modo più facile per ricevere comprensione, ma sembra che
proprio in questo caso i Duchi abbiano rasentato il ridicolo. |
La realtà probabilmente fu molto diversa. Nell’Archivio della Ducea
c’è un pro-memoria del Settembre 1943 per l’AMGOT dell’Avv. Domenico
Nicosia, legale della Ducea sin dal 1932, che testualmente recita:
“… Fra le cose di Nelson la sciabola d’onore, il bicchiere
personale, preziosi e storici reperti d’arte antica sono stati
religiosamente conservati … Tutti questi effetti per lungo tempo
hanno suscitato l’appetito di rapaci gerarchi fascisti, specialmente
del genero di Mussolini, Ciano, che più volte hanno mandato suoi
emissari per proporne l’acquisto; queste proposte non sono mai state
accettate …”.(15) E neanche secondo me è possibile riferirsi a quanto contenuto in
un anonimo appunto dattiloscritto del 1938 trovato sempre
nell’Archivio Privato Nelson(33), che sembra la premessa per istruire
una richiesta di prestito alle banche, e quindi tendente a fare
apparire la valutazione della Ducea la più ottimisticamente
possibile. Il documento presenta la situazione finanziaria della Ducea; stima
in Lire 1.500.000 il valore della Falconara di Taormina e parla
dell’offerta di Lire 25.000.000 in contanti, ricevuta per l’acquisto
di tutta la Ducea, esclusa la Falconara, e rifiutata da Lord
Bridport, perché ritenuta molto inferiore al suo valore reale. Se fu
questa, l’offerta di Galeazzo Ciano è da dire che è del 1938 e che
equivarrebbe a circa Lire 41.015.000.000 e Euro 21.182.000 di oggi.
Se essa fosse un sesto del reale valore della Ducea, allora questa
era stimata dal suo proprietario valere cifre francamente
inverosimili, considerato anche che dagli stessi appunti si
evidenzia per quell’annata 1937-38, e le altre immediatamente
precedenti non dovevano essere diverse, come differenza fra ricavi
di Lire 1.854.000 circa e spese di Lire 2.519.000 circa, una perdita
di gestione di Lire 734.000, comprensiva dei prelievi extra del Duca
e del mantenimento della Falconara. Quale era il compito assegnato ai funzionari dell’Ente giunti a
Maniace? In pratica dovevano promuovere la piccola proprietà
contadina partendo dalla “quotizzazione” dell’immenso
latifondo ed assegnazione delle “quote”, dotate di mezzi
tecnici, sementi e bestiame ai coloni, contraendo con essi del
Contratti di Colonia di tipo mezzadrile con obbligo di miglioria
o di tipo Enfiteutico o di Piccola Affittanza e possibilità di
riscatto. Contemporaneamente dovevano sovrintendere alla realizzazione delle
case coloniche, delle infrastrutture (strade interpoderali,
abbeveratoi, etc), di un Borgo contadino intitolato, in sfregio ai
discendenti di Nelson, a Caracciolo e della bonifica del territorio
e all’assistenza tecnica ai coloni. Un compito impegnativo stante
anche il breve tempo stabilito per eseguirlo, le difficoltà
finanziarie e la guerra. Lo spirito e l’impegno con i quali essi diedero inizio all’opera
sono quelli che aleggiano nei pomposi e altisonanti scritti tipici
del tempo. Tra gli apologeti della “colonizzazione voluta ed ideata dal
Duce” c’è anche un insospettabile Carlo Emilio Gadda(19-20) in
“camicia nera”, poi fatta sparire nel dopoguerra come in altri
casi da una pietosa e pelosa “critica”.
L’ingegnere Gadda si
sofferma sui primi 8 borghi costruiti in un anno e afferma con
piglio mussoliniano che “la plebe sana è nei campi di lavoro.
Ecco una idea chiara, delle più positivamente innovatrici”. |
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I suoi articoli sono arricchiti da bellissime
foto di Eugenio Bronzetti(19), il
fotografo ufficiale dell’ECLS, l'Ente di Colonizzazione
(figure 5, 6, 7).
E giacché ci siamo come non
ricordare Renato Guttuso per le chine realizzate per il Lunario
del Contadino Siciliano?(23-24). I disegni per lo più rappresentano
l’avvicendarsi delle stagioni, animali da cortile, oggetti di uso
quotidiano, segni zodiacali, scene di vita dei campi e dei lavori
domestici. Il Lunario era un almanacco trimestrale, pubblicato
dall’aprile 1941 sino al marzo 1943, il cui fondatore e editore era Nallo Mazzocchi Alemanni, il Direttore Generale dell’ECLS, che lo
dedica al colono del latifondo dicendogli: “Fanne il compagno
utile e fedele della tua fatica, nella nuova vita che oggi ti è
possibile vivere, con tutta la tua famiglia accanto, sul podere che
stai fecondando col tuo lavoro e la tua capacità”(25). Nell’Archivio
Privato Nelson esiste una preziosa e oramai introvabile copia del
Lunario(26) (figure 8, 9a,
9b, 9c). Ed è proprio il potente, esperto, determinato e intraprendente
Direttore Generale dell’Ente, Dott. Nallo Mazzocchi Alemanni, che
parlando in generale ai gabelloti siciliani chiede(8) se può mai loro
apparire “… possibile, in un piano di rinnovazione sociale quale
il Regime sta attuando per la redenzione di questa terra benedetta
da Dio, la coesistenza di un sistema di conduzione – per citare tra
i tanti esempi, quello che l’Ente sta oggi vivendo nell’ex ducea di
Bronte espropriata ai Nelson – che si manifesta con rapporti di
lavoro tali che mentre la proprietà riceve 1 di gabella, il
contadino lavoratore deve pagare 16 volte tanto? Sicuro: quattro
intermediazioni, tra il lavoro e la proprietà. E’ la rovina di
questa, la disperata miseria di quello. Caso limite? Eh, no: che la
semplificazione potrebbe moltiplicarsi”.
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