La ducea inglese ai piedi dell'Etna (1799 - 1981)

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Cenni storici sulla Città di Bronte

I sette duchi di Bronte (1799 - 1981)
 

 1° - Horatio Nelson (dal 1799 al 1805)

Horatio NelsonVisconte Horatio Nelson (29.9.1758 - 21.10.1805), ammiraglio di S. M. Britannica, simbolo del valore navale della nazione britannica, figlio di un pastore anglicano di Burnjam-Thorp (Norfolk), primo Duca di Bronte.
Ottenne il titolo ed il territorio - "graziosamente" donata in perpetuo - nel 1799 dal "riconoscente" Ferdinando I di Borbone, il "Re lazzarone" al quale aveva salvato la vita ed il trono. Aveva subito manife­stato l'intenzione di fare della tenuta «il posto più felice d'Europa» sperando che tutti i siciliani avrebbero benedetto il giorno in cui era stato mandato loro.

Fece subito iniziare la ristrutturazione dell'antica abbazia affidandone i lavori ad Andrea Graefer ma non mise mai piede nella sua immensa Ducea. Alla sua morte il feudo passo al fratello William Nelson.

Nonostante l'ammiraglio avesse una figlia (Orazia) avuta da Lady Hamilton, eFirma di Oratio Nelson nonostante il "Diploma di donazione" del feudo gli consentisse di nominare erede chiunque volesse, non lasciò praticamente niente ad Orazia (il suo nome non appare mai nelle 15 pagine del documento) e ben poco alla madre definita nel suo testa­mento «vedova dell’onorevole cavaliere Guglielmo Hamilton, insignito dell’onorevolissimo ordine del bagno». [Il testamento di Nelson]


 

2° - William Nelson (Duca di Bronte dal 1805 al 1835)

William NelsonIl Reverendo William Conte Nelson (1757 - 1835) «e Visconte Merton di Trafalgar, e di Merton sulla Contea di Sury e Regno Unito della Gran Bretagna, e d'Irlanda, Barone Nelson del Nilo e d'Hilborough della Contea di Norfolk sul medesimo Regno Unito, Duca di Bronte in questo Regno di Sicilia», pastore angligano, fratello maggiore dell'Ammi­raglio Horatio Nelson, ricevette il titolo di Duca di Bronte e l'immensa Ducea in eredità con testamento del 10 Maggio 1803.

William Nelson (1757-1835), II duca di BronteOltre ad altri eredi, il grosso delle pro­prietà gli venne infatti assegnato da Nelson unitamente al nipote Guglielmo Haslewood, figlio della sorella Susanna.

Ai due e ai «loro eredi e assegnatari in successione dopo la mia morte» venne destinata la Ducea «nel regno dell’ulteriore Sicilia, e nella terra e stato di Bronte nello stesso regno, ed in tutti e singoli abitazioni, terre, tenimenti, giurisdi­zioni, immu­nità, franchigie, ed altri effetti siti nel regno dell’ulteriore Sicilia che mi furono concessi dall’attuale Sua Maestà Fer­dinando per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilia, e di Geru­salemme, Infante di Spa­gna, Duca di Parma, Piacenza, Castro etc. etc Gran principe eredi­tario di Toscana etc. etc. in forza di real diploma, ed altri strumenti portanti la data circa del 10 del mese di Ottobre nell’ anno 1799».

Il Duca nel tempo affidò la gestione del feudo a vari amministratori (Abramo Gibbs e mar­che­se Antonio Forcella, Bryan e Martha Barret e Filippo Thovez) i quali per molti de­cen­ni furono i veri proprietari incontrastati del grande feudo e della stessa Città di Bronte. I primi due, fra l'altro, furono citati in giudizio dai Nelson per rendiconti non veritieri in una lunga e complessa vertenza giudiziaria.

William Nelson, anche lui come il fratello Horatio, non pose mai piede nella Ducea, non visitandola mai e godendone per 30 anni dei benefici e delle rendite (ingenti somme che riceveva tramite rimesse delle banche) senza nemmeno conoscere quali fossero le caratte­ristiche dell'immenso territorio e le misere condizioni della popolazione da lui sfruttata che vi viveva ("i miei vassalli e sudditi di Bronte", così la definiva in una lettera).

Si pensi che nel solo biennio 1808-1809 William Nelson ricevette dal banchiere pa­ler­mitano Abramo Gibbs rimesse di ben 25.759,2 onze (oltre 1 milione e mezzo di euro).

Un anno prima però scriveva al Marchese Antonio Forcella lamentando che «avendo dato il conto agli esecutori testamentari del defunto Lord Nelson, ed avendo fatto due pagamenti annui del vitalizio di Lady Hamilton,» aveva «sborsato molto di più di ciò che finora aveva ricevuto dalla Sicilia».

Il Reverendo William voleva anche inserire nel suo stemma quello della Città di Bronte. Ma Forcella, in qualche modo, spense gli entusiasmi: «Circa l'armi di Bronte - gli scrisse nel 1807 - devo farle presente che qui generalmente le Città, terre e Castelli non hanno che l'armi dell'Aquila nera, ch'è nell'armi reali ancora, e Bronte ha questa per sue armi. Dipenderà dal piacere di V. E. se vorrà chiederne la facoltà d'inquartarla nelle sue armi».

Alcuni anni dopo, nel 1819, condannando doglianze, turbolenze e le continue liti giudiziarie da parte locale, rispondendo ad alcuni brontesi che gli avevano denunciato sopraffazioni e angherie da parte dei suoi amministratori così scriveva:
«Non vogliate obbligarmi a considerare i brontesi come un popolo turbolento, e inquieto; o pure come popoli che bramano scemare il valore di quel nobile dono, con cui la generosità di Sua Maestà si è degnata spontaneamente onorare l'eroico mio fratello, per remunerare i servizi resi da lui al Regno di Sicilia, e il quale Sua Maestà si è compiaciuta confermare nella persona mia.»

«Provo - concludeva - il maggior e più sincero desiderio di assicurare loro Signori della brama che ho di contribuire alla loro felicità, quando però una dovuta cura dei miei interessi lo permetteranno» (Archivio Nelson, vol. 316, p. 299). Per la popolazione brontese quel giorno, naturalmente, non arrivò mai. Il Reverendo William continuò felicemente a sfruttarli per altri 16 anni, fino alla sua morte.

Alla sua morte la Ducea, per successione testamentaria, passo alla sua unica figlia superstite Charlotte Mary Nelson.


 

 3° - Charlotte Mary Nelson (1835 - 1873)

Charlotte Mary Nelson (1787-1873), III duca di BronteCharlotte Mary Nelson (20 settembre 1787 - 29 gennaio 1873) baronessa di Bridport, nipote dell'Ammiraglio Nelson, figlia del reverendo William, il fratello maggiore di Nelson, e di Sarah Yonge. Succedette al titolo di Duchessa di Bronte il 28 febbraio 1835.

Morì all'età di 85 anni a Cricket St. Thomas (Somerset, Inghilterra), la residenza del marito Samuel Hood, 2° barone Bridport (1788-1868).

Dal 1838 al 1847 sostenne vin­cendola (la Corte il 12 marzo 1847 confermò i suo diritto di proprietà) una lunga ver­ten­za giudiziaria contro le pretese di Orazio Bolton (nipote di Susan­nah, sorella dell'Ammira­glio) che rivendicava il possesso della Ducea.

E' stata, finora, l'unica donna a fregiarsi del titolo di "Duchessa di Bronte".

Charlotte Mary Nelson (1835 - 1873, III Duca di Bronte)Charlotte Mary, mostrando un primo, seppure venale, interessamento per questi posse­dimenti tanto lontani ma comunque redditizi, fu la prima della famiglia a visitare (anche se per un brevissimo periodo) il grande feudo donato da re Ferdinando allo zio Horatio ed a portarvi anche la bandiera ed il cognome degli Hood (dal 1810 era sposata, infatti, a Samuel Hood, secondo visconte di Bridport, rampollo di famosi e gloriosi antenati della marineria inglese).

Ricchissima ed abituata ai lussi della vita londinese vi trovò condizioni di vita primitive e selvagge. Scossa anche dalle difficoltà del viaggio in lettiga (una rudimentale portantina sospesa fra due muli), del nero paesaggio vulcanico, dal pericolo che le suscitava l'Etna e dai racconti delle atrocità commesse dai brontesi nel 1820, scappò subito via da Maniace giurando che mai vi avrebbe fatto ritorno.

E così fu. Gestì i possedimenti affidandosi ai Thovez (Filippo, Enrico e William).

Nel 1857, l'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo, il precedente feudatario padrone del territorio e dei brontesi, per agevolarla nelle perenni liti con la popolazione brontese, le cedette tutto l'archivio in suo possesso (atti giudiziari e amministrativi ed altri antichi ed importanti documenti) relativo alle terre di Bronte e ai possedimenti delle abbazie di Santa Maria di Maniace e S. Filippo di Fragalà da lei ereditate.

CHARLOTTE MARY NELSON, III DUCA DI BRONTEL'archivio (oggi denominato Archivio Privato Nelson) consente di conoscere l'origine, la vita e l'amministra­zione della Ducea ed in particolare le vertenze e le perenni liti giudiziarie sorte tra l'Università di Bronte e i due feudatari (l'Ospedale, prima, e la Duchessa, dopo) che si protrassero per quasi 500 anni.
Nello stesso Archivio troviamo anche un malevolo “ritratto” della Duchessa descritta come «prepotente per istinto, (…) per innata avarizia del bene altrui ingorda e rapace anche a danno dei propri congiunti, inflessibile, inesorabile» (AN, vol. 212-C pag. 145).

Nel 1860, dopo l'inutile tentativo posto in essere nel 1854 dal Re Borbone Ferdinando II di nominare un "arbitro definitivo ed inappellabile" ma sopratutto dopo i tragici fatti dell'agosto dello stesso anno, Charlotte Mary Nelson ed il Comune di Bronte, sperando di riappacificare gli animi e porre fine alle continue, innu­merevoli liti e tensioni, stipu­la­rono una transazione, voluta e portata a termine da Antonino Cimbali, con la quale la Ducea restituì al Comune di Bronte circa la metà del suo territorio (anche se per lo più boschi, sciare e pietraie con un pò di terreno coltivabile).

Lady Carlotta Maria Nelson (a destra una sua firma) morì, il 29 Gennaio 1873, all'età di 85 anni a Cricket St. Thomas (Somerset, Inghilterra) dove fu sepolta.
Alla morte la proprietà ed il titolo passarono al primogenito, il luogotenente colonnello Alessandro Hood, a favore del quale e dei suoi eredi maschi in perpetuo, la Duchessa fin dal 1855 aveva richiesto a S. M. il Re Borbone "la regia approvazione per lo stabilimento di un majorasco racchiudendovi l'intero ducato e terra di Bronte".

Le altre figlie di Lady Carlotta, Maria Sophia, Carlotta, Giovanna Sophia, Luisa e Francesca Carolina erano state già ampiamente dotate dalla ricca ereditiera. Lady Carlotta impose anche al figlio di aggiungere al proprio cognome anche quello di Nelson.


 

 4° - Alexander Nelson Hood (1873 - 1904)

Alexander Nelson Hood, barone Bridport, IV Duca di BronteAlexander Nelson Hood, Visconte Bridport (1814 - 1904), Grande Ufficiale, Cavaliere Comandante dell'Ordine del Bath, Commen­datario (anche così si definiva) delle Abbazie di Santa Maria di Maniace e S. Filippo di Fragalà, proni­pote di Nelson, figlio mag­giore di Char­lotte Mary Nelson, fu il IV duca di Bronte.

Sposato con una cugina del duca Wellington (il vincitore di Napoleone), Lady Mary Penelope (1817-1884), figlia di Arthur Hill terzo marchese di Downshire, con lei accanto a “Nelson” compare per la prima volta anche il cognome “Hood”.

Ebbe sei figli e quattro figlie:
- Arthur Wellington Alexander Nelson Hood, 2 ° Visconte Bridport (1839 - 1924), primogenito che ereditò per legge i titoli britannici di suo padre ma non la Ducea di Bronte;
- Horatio Nelson Sandys Hood (1843 - 1881);
- William Nelson Hood (1848 - 1921);
- Alexander Nelson Hood, il futuro 5° duca di Bronte (1854 - 1937) che ebbe in eredità da suo padre la Ducea e fu il primo della famiglia a stabilirsi a Maniace;
- Alfred Nelson Hood (1858 - 1918);
- Victor Albert Nelson Hood (14 novembre 1862 - Taormina 1 maggio 1922), fratello minore del V Duca visse per 25 anni in Australia (1913) e, in seguito, servì il fratello maggiore nell'amministrazione della Ducea. E’ sepolto nel piccolo cimitero inglese vicino al Castello.

Le quattro figlie femmine furono:
- Nina Maria Hood (morta il 5 giugno 1923);
- Adelaide Fanny Hood (Dulverton, Somerset, 1850 - Folkesto­ne, Kent, 1927);
Rosa Penelope Hood (1852 – 1922) morta nella villa La Falconara di Taormina, nel cui giardino era stata inizialmente sepolta, prima di essere trasferita al cimitero ducale di Maniace in seguito alla vendita della Villa;
- Mary Hood (4 giugno 1846 - 6 aprile 1909).

Sir Alexander Nelson Hood fu il Duca della svolta, il colo­niz­zatore, il primo a manife­stare interesse per l'immenso feudo e ad occuparsi diret­tamente della sua gestione (aveva visitato la Ducea già nel 1864), a migliorarlo apportandovi innovazioni e nuove colture.

Diffidando degli amministratori (nel suo periodo, dopo William Thovez, da lui licenziato, si alterna­rono Samuel Grisley, monsieur Louis Fabre e Charles Beek), spedì a Maniace Alexander (il suo ottavo figlio, appe­na diciasset­tenne, il "duchino" futuro 5° Duca) per vivervi stabilmente e tutelare in loco gli interessi della famiglia.

Nel 1883 Alexander Nelson Hood "a titolo di perenne benemerenza" fu nominato presidente onorario della Deputazione che governava la vita del Real Collegio Capizzi; il duchino, di lui figlio ventinovenne, fu nominato deputato onorario.

Nel 1885 la Regina Vittoria lo insigniva del prestigioso Ordine del Bagno nominandolo Cavaliere Comandante.

Durante la terribile epidemia di colera che nel 1887 colpì Bronte, il duca si distinse per l'aiuto dato ai brontesi mettendo a disposizione del Comune 10 salme di fru­men­to.

Nel 1883-84 il figlio Alexander tentò di far deviare fino a Mania­ce il tratto della costruenda Ferrovia Circumet­nea Bronte-Maletto-Randazzo. Non ci riuscì e dopo l'apertura della Ferrovia, nel 1896, fece costruire a proprie spese una «strada rotabile privata» da Maniace alla stazione ferroviaria di Maletto.

Alexander Nelson, Visconte Bridport, Duca di Bronte cessò di vivere a a Royal Lodge a pochi chilometri dal Castello di Windsor a 89 anni, il 4 Giugno 1904. Fu sepolto nel sagrato della chiesa di Cricket Saint Thomas, nella pittoresca campagna del Somerset, residenza dei genitori Samuel Hood e Charlotte Mary Nelson, 3a duchessa di Bronte.

Sulla sua tomba fu eretto un monu­mento in marmo bianco a grandezza naturale che raffigura San Michele Arcangelo.

I titoli nobiliari britannici andarono al figlio maggiore Arthur Wellington Alexander Nelson Hood, mentre la Ducea ed il titolo di Duca di Bronte, come da testamento depositato il 9 Luglio, furono trasferiti al quarto figlio il Duchino Alexander Nelson Hood.

A lui il figlio nel 1905 ha dedicato l'obelisco nel punto più alto di Serra del Mergo.


   

 5° - Alexander Nelson-Hood (1904 - 1937)

L'On. Sir Alexander Nelson-Hood, V Duca di Bronte, grande Ufficiale della Corona d'Italia, Tesoriere di Sua Maestà la Regina d'Inghil­ter­ra, Visconte Bridport, nato nel Palazzo Reale di Cumberland Lodge Windsor il 28 giugno 1854, visitò per la prima volta la Ducea, giovanis­simo, nel 1868.

Figlio del generale Alexander Hood, I° visconte Bridport di Cricket St. Thomas e di Lady Mary Penelope Hill, è stato definito il gentiluomo contadino e let­terato. Innumerevoli le presti­giose cariche ricoperte nella sua Inghilterra alla Corte della Regina Vittoria e della Principessa del Galles. Tra il 1910 e il 1919 ricoprì anche la carica di Tesoriere di Sua Maestà il Re Giorgio V.

Ottenuta dal padre, a 19 anni, la gestione del feudo, vi visse stabil­mente (tra Maniace e la villa di Taormina) fino alla morte, godendosi la proprietà ed apportandovi elementi nuovi di bonifica e di trasformazione fondiaria.

Così descrisse i suoi primi anni di vita al Castello: «Il mio compito: amministrare un grande terri­torio, giovane com'ero, privo d'esperienza, igno­rante della gente e dei suoi modi, con una incer­ta cono­scenza della lingua, non era dei più sem­plici. Tuttavia mi impegnai a fondo e, lavo­rando a volte fino all'una di notte, o più tardi, tenni i conti, supervisionai il lavoro fuori, curai la corrispondenza e l'ammini­stra­zione, per un certo numero di anni, pratica­mente senza aiuto.»

«Pare - scrive Nunzio Galati - che non gli creasse problemi, anzi, trovasse naturale il prendere tra le mani il piccone, la zappa o una mazza dandoci sotto fino a inzup­parsi di sudore è tornare al Castello talmente scompigliato e sporco da sembrare un inquilino. E durante la vendemmia entrava sempre nella vasca del palmento a pigiare l'uva mischiato tra i suoi dipendenti.»

Suoi amministratori furono il cav. Charles Beek, Mr. Edwin Hughes, Major Richard Forsyth Gray e Mr. George Dubois Woods.

E' stato il primo ad essere sepolto nel piccolo cimitero inglese della Ducea.

Intelligente e raffinato, ci ha lasciato alcuni libri fra i quali "Tales of Old Sicily" (Lon­dra, 1906); "Sicilian Studies", storie e saggi relativi alla vita in Sicilia (George Allen & Unwin,  London 1915), ma sopratutto un libro di memo­rie,  "La Ducea di Bronte", un "diario scritto per la famiglia", edito recen­te­mente, che rappresenta una vera minie­ra di minuziose informazioni sulla storia e sulla con­duzione del feudo, sui criteri di gestione e sulle tipologie di coltivazioni ma anche sui costumi ed il carattere dei brontesi.

Affascinato da Venezia e dalla sua storia scrisse anche un romanzo di am­bien­tazione vene­ziana, “Adria a Tale of Venice” (Londra 1904), dedicato all'amico e compagno di viaggio W. Sharp, con il quale condivideva l'amore per la città lagunare.

Governò a lungo e con amore e passione il feudo apportandovi con­tinue innovazioni e migliorie.

Nel suo periodo - il feudo gli fu affidato dal padre a soli 19 anni, nel 1873 - la Ducea raggiunge il suo massimo splendore.

Piantò decine di migliaia di alberi di ulivo, mandorlo, pistacchio e, nei terreni di Malpertuso, Cartiera e Ricchisgia, 24.000 alberi di arancio con relativo sistema di irrigazione.

Curò in particolare anche la piantagione di pre­giate viti (700.000 solo nel I° vigneto, al Boschetto, dove furono costruiti palmenti, cantine e una distilleria). Con il sogno di portare la Sicilia alla ribalta mon­diale nella produzione e commer­cia­lizza­zione di grandi vini e di brandy eccellenti partecipa ad alcune espo­sizioni nazionali dove fu premiato con medaglia d'oro e d'argento.

Non riuscì però a superare le crescenti difficol­tà causate dagli alti costi di produ­zione, dal diminuito costo del vino e, soprattutto, dal diffon­dersi della Filossera nei vigneti di Maniace.

Fra le altre opere fece costruire diverse strade rendendole carrabili e ponti; ricordiamo la strada che dalla Du­cea porta alla stazione ferroviaria di Maletto e l'al­tra che da Bronte porta alle contrade Ricchisgia e Ma­rotta allora facenti parte dell'im­menso suo feudo.
«Il sottoscritto - scriveva il Duca nel 1935 - non è stato immemore dei suoi obblighi morali di proprietario, molto più che una gran parte del dispendio (per strade, ponti e costruzioni) è infruttifero!» (AN, vol. 312-C p. 107).

Amante della letteratura e dei miti greci, Alexander Nelson-Hood fu di una intelligenza duttile, con interessi oltre che della poe­sia e della letteratura anche nel cam­po del­l’eco­nomia, della sociologia e del­l’antro­polo­gia.

Discretamente omosessuale e ammiratore di Mussolini e del regime fascista, trascorreva molti mesi all'anno a Maniace e a Taormina dove si costruì una sontuosa villa (La Falconara) contribuendo a farla diventare un "luogo di villeggiatura per facoltosi omosessuali del Nord Europa". 

La Ducea e La Falconara divennero anche salotto letterario e buen retiro di poeti, scrittori ed artisti inglesi fra i quali spiccano William Sharp (morto e sepolto a Maniace), D. H. Lawrence, Robert Hichens, F. Marion Crawford e Frances Elliot.

I ricordi, le impressioni ed i giudizi sui luoghi e sui brontesi di questi letteratiti, poeti, musici­sti, grandi viaggiatori che, ospiti a Maniace dei discendenti di Horatio LA NOTIZIA DELLA MORTE DI ALEXANDER NELSON HOOD SUL  NY TIMES Nelson, visitarono Bronte dal 1801 al 1920 non sempre furono lusinghieri per noi brontesi.

Per il suo impegno a favore della popolazione messinese colpita nel 1908 da un funesto terre­moto, per interventi ad personam ma soprattutto per l’organizzazione di centri di distribuzione di latte e pane, di ambulatori e per offrire ospitalità ai profughi a Taormina, il Duca Alexander Nelson-Hood che era già Commen­datore dell’Ordine della Corona d’Italia per meriti acquisiti nel campo dell’agricoltura fu elevato molto meritatamente dal Re al rango di Grande Ufficiale.

Il quinto duca morì ottantatreenne il 1° giugno del 1937 nella sua villa di Taormina (nella foto a destra la notizia della morte riportata dal New York Times).

Non essendosi mai sposato non lasciò eredi diretti.

Alla sua morte la Ducea passò ad un suo pronipote, figlio adottivo, Rowland Arthur Herbert Nelson-Hood visconte Bridport (secondogenito del fratello, Arthur Wellington Alexander) da lui nominato erede universale ed esecutore testamentario con testamento del 24 settembre 1935.

 

 6° - Rowland Arthur H. Nelson-Hood (1937 - 1969)

ROWLAND ARTHUR HERBERT NELSON-HOOD, VI DUCA DI BRONTERowland Arthur Herbert Nelson-Hood, nato il 22 maggio 1911 a Walhachin (British Columbia, Canada) fu il VI Duca di Bronte. Eredita nel 1937 la Ducea dallo zio.

Fu stroncato da un infarto il 26 luglio 1969, a Mania­ce. È sepolto nel piccolo cimitero della Ducea.

Nei trentadue anni in cui ha tenuto lo "scettro" è riuscito - anche se non sempre è stato facile - a rendersi benvoluto e stimato ed ad allontanare da sè quella figura e quegli atteggiamenti da "padrone" che nel passato resero invisi parecchi suoi avi.

Anche se i tempi erano maturi perchè "l'ultimo feudo siciliano" fosse smantel­lato, il VI duca, sulle orme del predecessore, apportò notevoli miglioramenti sia nella gestione dei posse­dimenti che nelle condizioni dei contadini.

Fece costruire la prima scuola, un mulino, pagava un'ostetrica ed un medico, fece arrivare l'acqua, migliorò le condizioni delle strade e dei ponti. Cionono­stante, Carlo Levi, nel 1950 scriveva della Ducea «… esempio del più assurdo anacronismo storico, della persistenza di un perduto mondo feudale e dei difficili tentativi contadini per esistere come uomini».

I suoi furono gli anni dell'esproprio della Ducea da parte del fascismo e della nasci­ta dell'Azienda Agricola Maniace fra gli anni 1941-43.

Ma furono anche, nella nascente Repub­blica, anni di grandi trasfor­ma­zioni sociali, della riforma agraria, delle occupazioni delle terre e della lotta che i contadini di Bronte, Maniace e Maletto sostennero dal '49 al '56 per l'applica­zione delle leggi di riforma e la divisione del latifondo ducale.

Dal 1963 al 1965, dopo decenni di lotte, ciò che restava dell'immenso feudo donato a Nelson dal Borbone, fu diviso in piccoli lotti (per un totale di ben 6.593 ettari) ed assegnato ai contadini. Alla Ducea restarono soltanto poco più di 200 ettari.

Il VI duca sposò, nel 1934, Pamela Aline Mary Baker da cui divorziò nel 1945; successivamente, nel 1945, sposò Sheila Jeanne Agatha van Meurs (morta nel 1996) dalla quale ebbe Alexander Nelson Hood (nato nel 1948), settimo duca di Bronte. I suoi amministratori furono Mr. George Niblett, Mr. Charles Lawrence Hughes e Mr. Frank Edward King.

Nella foto a destra, il British Passport rilasciato nel 1955 dal Consolato Inglese di Palermo a the right honourable Rowland Arthur Herbert Nelson Hood Viscount Bridport, di profes­sione land owner, altezza 6 ft. 3 in., occhi blue, capelli white, special peculiarities: tatuaggio (drago) nell'avam­braccio destro.



 

 7° - Alexander Nelson-Hood (1969)

Alexander Nelson-Hood, nato a Londra il 17 marzo 1947, è l'attuale Duca di Bronte, il VII, rampollo dei Nelson, degli Hood, dei Bridport, nomi storici legati alla storia della marineria britannica.

Sposato il 5 gennaio 1972 con Linda Jacque­line Paravicini (dalla quale ha divorziato nel 1979), ha avuto un figlio, Peregrine Alexander Nelson Hood (nato nel 1974, il futuro 8° Duca di Bronte).

Quando, nel 1969, la eredita, la Ducea non rappre­sentava più uno dei più grandi latifondi siciliani; dopo la transazione del 1861 e l'appli­cazione della riforma agraria degli anni 1963-65, erano rimasti solo i prestigiosi fabbricati e poche centinaia di ettari di fertili terreni, coltivati a frutteto.

Prima di ereditarla, due anni prima, nel 1967, Alexander Nelson Hood era funzionario di un importante istituto finanziario britannico (la Kleinwort Benson, dove si occupava dei rapporti di affari con l'Europa e particolarmente con la Francia, l'Italia, la Spagna).

  

Una veduta generale dall'adiacente torrente Saracena della an­tica aba­zia benedettina sorta intorno al 1173 a Maniace, proba­bilmente sulle rovine di una preesistente co­struzione basiliana, per volontà della Regina Margherita. Oggi è, anche se impro­priamente, de­no­minata Castello Nelson.

I leoni di marmo a guardia della porta che immette nel giar­dino ingle­se appoggiano la zampa sugli stemmi degli Hood-Bridport (un uccello marino con le zampe appoggiate ad una gomena e ad un'ancora) e dei Parra­vicini (il cigno), casato questo cui ap­par­teneva la prima moglie dell'ul­timo Duca Alexander.

Ducea Neloson, veduta aerea

Veduta aerea del com­plesso della Ducea di Bronte (il cosid­detto "Castel­lo Nelson"). L'ala destra, (gli ex apparta­menti si­gno­rili che ospitano in atto il Museo Nelson), danno sul giar­dino in­terno progettato da  Andrea Graefer, primo ammi­ni­stra­tore della Ducea nominato da Nelson.

 

Queste foto risalgono al periodo durante il quale la Ducea era ancora la residenza dell'attuale Duca di Bronte, Alexander Nelson-Hood. Sono tratte, dopo la decisione dei Nelson di abban­donare dopo quasi due secoli il territorio e la Du­cea, da una brochure realizzata da una Società londinese per pubbliciz­zarne la vendita. Gli ambienti, poi acquistati nel 1981 dal Comune di Bronte, ora costituiscono il Museo Nelson ma molti arredi, qua­dri, suppellettili ed anche impor­tanti docu­menti quali lettere, diari ed altro qui visibili non esistono più.

Sono andati dispersi perchè non ceduti o scomparsi quando la Du­cea, espropriata dal regima fascista, fu affidata all'ente di Sviluppo Agricolo o venduti prima della conse­gna al Co­mu­ne o regalati da compiacenti incaricati o, addirittura, rubati (come il tavolo in noce stile XVII secolo della sala da pranzo della seconda foto, trafugato nel 1984).

Nelle due foto a de­stra  La  Falconara, la resi­den­za dei Duchi di Bron­te a Taor­mina; fu costruita dai Nelson nel 1911 su un ripi­do pendio, alcune centinaia di metri più in basso del Teatro Greco: si compone di 20 stanze, di cui 8 camere, 10 bagni e ampi spazi con giardini e verde. Scrive Lucy Ryal (Under the Volcano: Empi­re and Revo­lution in a Sicilian Town, 2013) che il il V Duca, «Alexander Nelson Hood costruì anche una villa a Taormi­na, contri­buen­do a svilup­pare la città come resort di lusso e luogo di villeg­gia­tura per ricchi omoses­suali del nord Europa» e che anche lo scrit­tore Robert Hichens, assiduo ospite del Duca a Maniace e a Taor­mina, "era molto interes­sato ad Alec Hood». Nella villa sog­gior­na­rono nell'aprile del 1925 re Giorgio V e la regina Mary con il principe Giorgio e la principessa Vittoria.


A destra il busto in bron­zo del V Duca Ale­xander Nelson-Hood, mor­to, ot­tan­tatreenne,  in questa villa il 1° giugno del 1937: «Il busto di bron­zo è mio, realiz­zato dal gio­vane scultore di Taor­mi­na En­rico Licari - non soddisfa­cente nella somi­glianza, tranne che di profilo, forse.»

(Alexander Nelson-Hood, "La Ducea di Bronte")

 

Una foto (a destra) del matrimonio dell'attuale Duca di Bronte (il VII), Alexander Nelson-Hood con Linda Jaquelin Paravicini. La foto a sinistra è stata fatta a Londra nel marzo 1969 du­ran­te i fe­steggiamenti per il suo 21° anno di età. A sinistra di Alexan­der i ge­ni­to­ri, il VI Duca di Bronte, Rowland Arthur Her­bert Nelson-Hood, e la mamma, la duchessa Sheila Jeanne Agata van Meurs (di origine olan­dese).
 

Al centro della foto, il duchino Alexander, la madre ed il VI° Du­ca Rowland Arthur Herbert Nelson-Hood posano con i dipen­den­ti nel cortile del Castello, davanti alla Croce dedicata al loro antenato.

Il VII° Duca di Bron­te  posa con lo staff ammini­stra­tivo del­la Du­cea: Il primo a sinistra è mister King (l'ul­timo am­mi­ni­stra­tore); alla destra del duca un giova­nis­simo Giuseppe Càra­stro, padre del nostro socio Ing. Mario.

 

L'attuale Duca di Bronte e Visconte Bridport, Alexander Nelson Hood, con i figli Peregrine Alexander Nelson Hood (al cen­tro, nato il 30/8/1974, avuto con Linda Jacqueline Parra­vicini, futu­ro erede dei titoli di Duca di Bronte e Visconte Bridport) e An­tho­ny Nelson Hood (nato il 7/1/1983, avuto con Nina Lincoln vedova del pilota di Formula 1 Jochen Rindt. Alexander Nelson Hood, il 7° Duca, ha divorziato nel 1979 da Linda e poi nel 1999 da Nina.

La foto risale probabil­mente al giorno del matrimonio di Pere­gri­ne, amico del principe William e del principe Harry, con Sere­na Nikkhan direttrice esecutiva di moda di Vogue Gran Breta­gna. Si erano sposati l'8 Giugno 2013 nella piccola chie­sa di San Gio­van­ni Battista a Charlton Park, a Malmesbury , Wiltshire, casa della madre di Peregrine , la contessa di Suffolk e Berkshire.

 

Subito dimostrò di non avere alcuna passione nè interesse per continuare a vivere nella Ducea che era stata di Nelson. Nei dodici anni di "regno" provvide a vendere tutte le proprietà rimaste e, nel settembre del 1981, anche il com­plesso dell'antica abbazia che fu acquistato dal Comune di Bronte per un miliardo e settecentocin­quan­ta milioni di lire (di cui 950 per il "Castello" vero e proprio e per il terreno; 237 per gli altri immobili; 570 per i mobili, i cimeli, i quadri, ed ogni altra cosa mobile esistente nel "Castello").

Il VII duca di Bronte andò a vivere in Svizzera.

Dopo la vendita della Ducea, Alex Bridport, «il più siciliano di tutti i duchi di Bronte», ha lasciato Bronte e non vi ha fatto ritorno per trenta anni: si è dedicato alla sua attività nel campo dell’intermediazione finan­ziaria passando al servizio della Chase Manhat­tan a Ginevra e della Shearson Lehman Brothers a New York, per poi fondare, nel 1991, un’azienda di servizi finanziari a Ginevra, la Bridport & C. s.a.

«Nel 2010, - continua la Rial - la Bridport Investor Services possedeva un capitale netto di 17 milioni di franchi svizzeri, con un volume di ven­dite di oltre 31 miliardi di franchi svizzeri e sedi a Ginevra, Zurigo e nell’isola di Jersey.

Se i titolari delle banche d’investimento, come general­mente si ritiene, sono la nobiltà del XXI secolo, allora il VII duca di Bronte può dire di aver finalmente realizzato il sogno della sua famiglia.»

In una conversazione avuta con la Rial il 15 luglio 2011, il visconte Bridport ha spiegato come la sua decisione di vendere la Ducea fosse stato un esito scontato. All’epoca della morte del padre era molto giovane, appena ventunenne, e aveva davanti a sé una carriera nella City di Londra e ambizioni fra le quali non rientrava la conduzione di una tenuta in Sicilia.

In ogni caso, negli anni Settanta la proprietà aveva subito una notevole ridu­zione ed era gravata da con­sistenti debiti.
«Di grandi dimensioni, scomodo e con notevoli costi di gestione, sempre troppo lontano per essere una casa di campagna inglese e situato in un luogo in cui non c’erano molti divertimenti, il castello di Maniace era ormai quasi esclusivamente un ingombrante fardello.»

L'unica proprietà che gli eredi dei Nelson continuano a possedere a Bronte è il piccolo cimitero inglese sito a pochi passi dalla Ducea. Lì riposano tanti loro antenati e rappresenta l'unico legame veramente affettivo con l'antica Ducea ereditata dall'Ammiraglio. Costruito nel 1898 per i Nelson, ospita otto tombe, tra le quali anche quella del poeta roman­tico William Sharp che morì a Bronte.

Per quanto minuscolo e simbolico il possesso del piccolo cimitero consente di conservare in qualche modo il diritto giuridico e morale al titolo feudale di "Duca di Bronte".

Quest'unica proprietà degli eredi di Horatio Nelson, oggi è in conces­sione al comune di Maniace per un periodo di 10 anni, per la promozione del turismo.

Nella foto a destra, un busto in terra­cotta, conservato nel Museo Nelson, ritrae il 7° Duca, Alessandro, ancora bambino. Scriveva Il Ciclope del 5 Dicembre 1948 che «Il biondo e paf­futo erede, il du­chi­no Ales­san­dro Nelson Hood, nato a Londra il 17 mar­zo di que­st'anno, è stato pre­sentato al folto stuo­lo d'im­piegati della Ducea in una alle loro famiglie».
 

La Ducea inglese ai piedi dell'Etna

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