L'Archivio dell'Abbazia di Maniace e della Ducea Nelson

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Questa nostra Memoria Storica ormai fa parte del Patrimonio Indisponibile dello Stato

L’Archivio storico dei Nelson

Una miniera di informazioni sulla Storia di Bronte e della Ducea ancora inesplorata

«A me dal Duca Nelson non è stato permesso leggere» (B. Radice)  

Veduta generale della DuceaQuando nel 1981 il Comune di Bronte acquistò il complesso monumentale del cosiddetto Castello Nelson, il prezioso ar­chivio storico della Ducea (già dichiarato di notevole interesse sto­rico da parte della Sovrin­tendenza archivistica della Sicilia) fu venduto da Alexander Nelson-Hood, il VII duca di Bronte, allo Stato e trasferito dalle stanze dei Nelson in quelle dell’archivio di Stato di Palermo.

La nascita di questo archivio (il cui nucleo originario era composto dalle carte appartenenti alla Diocesi di Monreale ed all'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo raccolte nel corso dei vari secoli di ammini­strazione dei Feudi di Maniace e di S. Filippo di Fragalà) risale al 1799, quando re Ferdinando di Borbone donò all’Ammiraglio Orazio Nelson la Ducea di Bronte con l’annessa abbazia di Santa Maria di Maniace, che si trasformò così nella sontuosa residenza dei duchi.

Fu lo stesso Horatio Nelson, nuovo feudatario, a richiedere a S. M. il Re Ferdinando I le "scritture appartenenti al novello Ducato".

Ed il Borbone il 21 luglio 1803 decretò «incaricarsi li Rettori, ed Ospedaliero dell'Ospedale Grande, perchè colla maggiore speditezza facciano consegnare al Procuratore Generale del riferito Duca Milord Nelson le copie estratte di tutta la scrittura relativa alla provenienza dello stato di Bronte ch'è stato da S. M. concesso al Nelson, rimanendo nell'Archivio dell'Ospedale gli originali».

Ma alcuni decenni dopo, nel 1857, l'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo, il vecchio feudatario, con atto del 9 marzo in Notar Fran­cesco Anelli di Palermo, ancora autorizzata dal Re Borbone cedette a Carlotta Nelson Hood, duchessa di Bronte, nipote di Horatio Nelson all’epoca proprietaria della Ducea, anche la parte di archivio che era rimasta in suo possesso: Diplomi regi e bolle pontificie (antiche pergamene dal 1090 al 1610), libri e volumi rela­tivi alla terra di Bronte (n. 129) ed altri atti giudiziari e amministrativi relativi alle abbazie di Santa Maria di Maniace e San Filip­po di Fragalà.

La documentazione con l'iter di concessione e l’inventario analitico dei documenti conse­gnati ai Nelson sono riportati nel vol. 615-A dell'Archivio Nelson.

Lo scopo era dichiarato: essenzialmente quello di facilitare ed aiutare i legali ducali nelle lunghe vertenze contro "la Comune di Bronte" e particolarmente nella causa, allora in corso a Palermo davanti al giudice Arbitro inappellabile Carmelo Martorana (vedi in seguito).

Questa mole di atti e documenti, anche quelli antecedenti alla venuta dei Nelson a Bronte, fu scrupolosa­mente raccolta e sempre conser­vata ed archiviata con estrema cura dai vari Ammi­nistratori inglesi della Ducea.

Tutte le carte, gelosamente custodite e quasi secretate tanto da far negare an­co­ra nei primi anni del 1900 il permesso di con­sultarle allo storico Benedetto Radice, servirono come importante docu­men­tazione storica e testimoniale nelle secolari controversie sorte contro i "sudditi" brontesi.

Solo quando nel 1940 la Ducea venne confiscata come “bene apparte­nente al nemico”, le carte lasciarono il Castello e la Prefettura di Catania ne affido l'amministra­zione all'organizza­zione agricola fascista. L’Ente sequestratario, l’Egeli (Ente Gestione e Liqui­dazione Immo­biliare) affidò a sua volta l'incarico di rico­gni­zione dell'ar­chivio e di conservazione dei cimeli contenuti nel Castello al Banco di Sicilia.

In seguito agli accordi tra la Soprintendenza ar­chi­vistica, l'Ar­chi­vio di Stato di Catania, l'Avvocatura dello Stato è il Ministero dell'In­ter­no venne disposto il solo deposito del materiale confi­scato presso la sede di Catania.

Quattro anni dopo, nel febbraio del 1944, durante l'ammini­stra­zione militare del governo alleato, fu decisa la restituzione del­l'ar­hivio ai precedenti proprietari. Il verbale di restituzione redatto nel settembre 1944 citava 203 pezzi archivistici. Nel maggio del 1977 l'archivio fu dichiarato di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza Archivistica per la Sicilia.

Quando, nel 1981, l’ultimo erede dell’Ammiraglio vendette tutto il patrimonio della Ducea, compreso il castello che venne acqui­stato dal Comune di Bronte, l'intero archivio comprensivo dei carteggi privati e della documentazione novecentesca prese la via di Palermo per essere depositato presso la sede dell’Archivio di Stato.

«Subito - dichiarò l'on. Salvatore Leanza che, come compo­nente del­l’Amministrazione Comunale, fu tra gli artefici dell’ac­quisizione dell’ex abbazia di Maniace da parte del Comune - ci rendemmo conto che l’aver lasciato che l’archivio Nelson andas­se a Palermo era stato un errore, anche in vista del ruolo di Centro Culturale che volevamo dare al Castello».

Venti anni dopo, nei primi del nuovo secolo, nel 2003, ancora Leanza, allora sindaco di Bronte, in collaborazione con l’Isti­tuto meridionale di storia e scienze sociali, pensò di riportare a Bronte se non i documenti originali ormai entrati a far parte del patri­monio indisponibile dello Stato, almeno il loro conte­nuto in formato digitale.

Avviò quindi un progetto di riconversione dell'intero fondo Nelson. L’obiettivo - affermò allora - era “quello di promuo­vere la valoriz­zazione culturale e turistica di questo terri­torio con iniziative incentrate alla conoscenza della sua storia”.

Un’iniziativa senz'altro da lodare sotto tutti i punti vista.

Nei progetti dell'am­mi­nistrazione comu­nale dal maggio 2005 l’ar­chi­vio digitale doveva trovare collo­cazione all’interno della Ducea, in una sala multi­mediale allestita nel “Museo della Pietra lavica e delle tradizioni agricole ed artigiane dell'Etna" collegata permanen­temente ad internet, per essere da tutti consultabile.

Il Castello Nelson, secondo i progetti del sindaco, doveva così diventare meta di studiosi, delle Università o dei tanti cultori della storia patria, senza tralasciare quella fetta di turismo culturale che Bronte intendeva far diventare di casa.

Un progetto ambizioso e culturalmente promettente perché (sa­reb­be inutile ricordarlo) l’archivio storico della Ducea contiene docu­menti importan­tissimi sulla storia di Bronte e di questo ver­sante dell’Etna ed anche della Sicilia vista da un contesto nazio­na­le ed internazionale come era quello di Nelson e dei suoi discendenti.

Bisogna anche ricordare che tutti i documenti comprovanti l’atti­vità del Comune di Bronte dei secoli scorsi, sono andati dispersi, bruciati nell’incendio appic­cato all'archivio comunale dai rivoltosi nei tragici Fatti del 1860.

Allora furono inceneriti tutti i documenti storici ed anche l’ar­chi­vio anagra­fico della popolazione («nella Cancelleria Comu­nale ossia Collegio di Maria ad onze cento trenta» scrissero quantifi­cando i danni i periti della Com­missione mista eccezio­nale di guerra nomi­nata da Bixio nell'agosto del 1860).

Il danno fu irreparabile.

L’unica possibilità di consultazione ana­gra­fica della popo­lazione rimase solo quella dei “riveli”, i registri di battesimo, di matrimonio di morte tenuti dal 1582 nella Chiesa del­la Matrice che oggi rappresentano l’unica traccia storica-anagra­fica di quei secoli.

Bisogna anche dire che non è che dopo il 1860 i documenti del Co­mune abbiano avuto miglior sorte: anche quelli di tempi più recenti sono stati accatastati sino a pochi decenni fa a mace¢rare alla rinfusa e senza alcuna protezione  in bui ed umidi scantinati e sottotetti senza che alcuno, tranne i soliti topi, abbia potuto consultarli.

Per questo l’archivio Nelson, i cui documenti sono stati gelosa­mente conservati e rispettati dagli archivisti della Ducea, restano per certi aspetti l’unica memoria storica di Bronte.

Il fondo, infatti, fra i documenti più antichi aggrega documenta­zione relativa all’ammini­stra­zione dei beni del monastero di Santa Maria di Maniaci e del­l'Abbazia di San Filippo di Fragalà dal 1302 al 1799.

E solo spulciando documenti dello stesso fondo siamo riusciti in qualche modo a meglio identificare ed elencare i sindaci di Bronte del 1800.

Tutto il materiale è raccolto in distinte serie:

 - atti giudiziari ed am­mi­nistrativi dell’Ospedale grande e nuovo di Palermo (1512-1901);

 - produzione originale delle cause innanzi alla Gran Corte crimi­nale di Palermo fra Carlotta Maria Nelson, duchessa di Bronte, e il Comune di Bronte (1856-1860);

 - scritture di processi e atti giudiziari, con­ta­bilità e ammini­stra­zione della Ducea di Bronte (1579-1967);

 - corrispondenza (1806-1937) e molto altro ancora.

Fra i tanti manoscritti conserva anche atti del 1200 e 1300, per­game­ne, diplomi e bolle pontificie, carte topografiche, documenti dell'Ospe­dale Grande e Nuovo di Palermo databili tra il XIV ed il XIX secolo, tracce di quanto ac­cadde nell'ago­sto nel 1820, nel 1848 e nel 1860 all'epoca dei tragici “Fatti di Bronte”, insomma una miniera di informa­zioni sulla storia di Bronte e della Ducea.

Con una spesa che si aggirò sui 50 milioni di lire l’immenso archivio della Ducea fu fotografato, trasferito in formato digitale (file pdf) e compres­so in nove Dvd più uno iniziale di carattere gene­rico-informativo.

Ma, ricevuti ed archiviati i Dvd nel cassetto di un solerte fun­zio­nario, tutto finì lì. Sono ancora in quel cassetto dove furono ini­zial­mente riposti e mai da nessuno consultati.

L’archivio storico si rivelò subito di difficoltosa consulta­zione sia per la scarsa qualità delle immagini come, ma soprat­tutto, per la totale mancanza di un qualsiasi indice che potesse in qualche modo orientare e guidare lo studioso nelle ricerche.

Ogni Dvd, contiene da 120 a 180 files in formato pdf e si com­pone mediamente di circa 27.500 pagine, per un totale comples­sivo di 244.759 fotografie (corrispon­denti a due pagine libro in formato Pdf) contenute nei 9 Dvd. Ogni file in genere contiene uno o più volumi dell’archivio (tutti i volumi sono circa 1000) ma senza alcun ordine di genere o di date.

Documenti, ma­no­scritti, atti amministrativi e legali, note spese, lettere, con­tratti, copie di quoti­diani, memorie legali e quant’al­tro può riguardare quasi otto secoli di storia della Abazia di Maniace prima e della Ducea dei Nelson dopo, sono fotogra­fati nello stesso ordine con il quale furono archiviati nei faldoni dagli scrupolosi archivisti della Ducea e così conservati nell’Archivio di Stato di Palermo.

In questa raccolta, caotica, senza alcun ordine di data o di argo­mento, non ragionata, cercare un documento ben preciso è impre­sa quasi impossibile, bisogna sfogliare migliaia di pagine ed affidarsi al caso o solo alla …fortuna per trovarlo.

La nostra Associazione ha richiesto ed ottenuto dal Comune una copia del­l’ar­chivio. Abbiamo tentato di abbozzarne per ogni Dvd un indice ragionato (quanto meno per anno e per argomento), ma per il momento abbiamo dovuto purtroppo rinunciare per la difficoltà se non l’impossibilità di ottenerlo.

Stiamo facendo comunque qualcosa per agevolare le ricerche e facilitare la lettura dell'Archivio: innanzi tutto rinominare tutti i files con il numero del relativo volume; poi gradualmente darne per ognuno un sintetico indice dei documenti più importanti che contiene ed infine, per velocizzare la consultazione, archiviare tutti i 1.371 files (quasi 30 Gb) in una unica directory.

Intanto un appassionato di storia della Ducea, il nostro socio ing. Mario Carastro, che si diletta a sfogliare l'Archivio (vedi in merito una sua interes­sante ricerca sul Borgo Caracciolo voluto da Mus­solini e creato dall'Ente di Coloniz­zazione del Latifondo Sicilia­no), ci segnala ora alcuni documenti trovati ca­sualmente nel mare delle fotografie dell'archivio: una curio­sa ed inattesa richiesta di assun­zione fatta da Benedetto Radice ad Alexander Nelson-Hood, il V Duca di Bron­te, ed una lettera del carbonaio Calogero Ciraldo inteso Ga­spa­raz­zo (uno dei facinorosi che guidarono la rivolta dei contadini nell'Ago­sto 1860) all'ammini­stratore della Ducea per denunciare il mancato pagamento di una fornitura di cenere.

(nL)
Maggio 2012
 

   

Fra migliaia di documenti dell'Archivio Nelson

RESOCONTO SETTIMANALE DALLE CARCERI DI BRONTE (1783)A sinistra un documento datato Maggio 1783, quando Bronte viveva nella ge­stio­ne oppres­si­va dall'Ospe­dale Grande e Nuovo di Palermo. E' uno dei rap­por­ti re­so ogni setti­mana "a teno­re delle circolari di S. E." dal responsabile delle Pubbli­che car­ce­ri di Bronte, D. Vincenzo Leanza, al Tri­buna­le della Supre­ma Corte Crimi­na­le del­l'Ospe­dale Grande e Nuovo di Paler­mo.

«Siamo ad umiliare a V. E. in que­sta set­ti­mana per grazia del Sig.re non son oc­cor­si casi in campagna di abbig­giato ma sol­tanto fu rinvenuto un cavallo erran­te in Apri­le ... Chè quanto dobbia­mo, ... baciamo l'ecc.me mani pieni di pro­fondo inchi­no».

Segue in altre pagine l'elenco dei carcerati, "ai quali si ha somministrato il pane gior­nale",  fra i quali spiccano detenuti carcerati per "debito civile", "per mala­creanza", "per furto di panni", "per adulterio", per "andare come vagabondo" ma an­che «car­cerato a nome del Giudice di Placa Bajana per omicidio commesso in quel­la Baronia" o «a nome del Barone D. Antonino Papotto» per non aver pagato «la gabella dell'oglio".


LETTERA DI CALOGERO GASPARAZZO A GUGLIELMO THOVEZL'altro documento a destra (presumibilmente del Aprile-Maggio 1860, Archivio Nelson, vol. 345-C, p. 153) è una lettera spedita a Guglielmo Thovez, ammini­stra­tore della Ducea Nelson dal carbonaio Calo­gero Ciraldo inteso Gaspa­razzo (uno dei facinorosi che guidarono la rivolta dei con­tadini nell'Agosto 1860).

Lamenta la truffa subita da «alcuni guardaboschi di Vo­stra Ecc.za e della Co­mu­ne in unione fra di loro» per il mancato pagamento di una fornitura di cenere ("Si divisero il denaro della cenere i guardaboschi tutti)".

«Eccelenza, le bacio le mani e sono Calogero Gasparazzo», chiude la lettera il car­bonaio che non otterrà giustizia.

Il documento a destra risale all'Ago­sto 1860, nei giorni della rivolta dei popo­lani brontesi (i "comunisti") contro i "Galan­tuo­mini" o "Ducali" che culmi­na­rono nell'ec­cidio di 16 persone e nella suc­ces­siva fuci­lazione di 5 pre­sunti rivol­tosi da parte di Nino Bixio.

Il documento - presumibilmente scrit­to da uno dei protagonisti di quei delit­tuosi gior­ni, dall'ammini­stratore del Duca Guglielmo Thovez, riporta nella parte sinistra l'elenco del­le case sac­cheggiate dai rivol­tosi e nella parte destra il numero dei «Personi morti», «salvo errore».

E l'errore c'è. Vengono riportate infatti i nomi di 3 perso­ne in più (19) di quel­le effettiva­mente ucci­se dai rivoltosi. I tre, che probabil­men­te erano riusciti a fuggire da Bronte o si era­no ben na­scosti, sono i fratelli Margaglio (Don Mariano e Don Giusep­pe) e mastro Tomaso Lupo.


Un altro straordinario documento trovato tra le migliaia di pagine che costituiscono l'Archivio storico dei Nelson.

«Eccellenza,
Conoscendo la bontà d’animo di V. E. mi faccio ardito scriverle la pre­sente per supplicarla di un affare che po­treb­be assicurare il mio avvenire.»

E' il nostro storico Benedetto Radice che scri­ve al Duca di Bronte chiedendo di essere assunto alle dipendenze della Ducea. Otterrà solo un rifiuto, non diventerà un piccolo travet al servizio dei Nelson e Bronte avrà le sue Memorie storiche.


Il testamento redatto nel marzo del 1829 dal 2° Duca di Bronte, il Reve­rendo William Nelson (1757 - 1835), pastore anglicano, barone del Nilo e visconte di Trafalgar, fratello mag­giore dell'Ammi­raglio Horatio Nelson.

Ebbe in eredità da Horatio Nelson la Ducea di Bronte e il titolo di Duca di Bronte e guidò l'immenso feudo dal 1805 al 1835, anno della sua morte.

Non mise mai piede nella Ducea  affi­dan­done la gestione a vari am­mi­ni­stra­tori (Gibbs e Forcella, B. e M. Barret e Filippo Thovez). Nominò sua erede la figlia Charlotte Mary Nelson.

 

Loghi, simboli, corone e titoli nobiliari

La carta intestata della Duches­sa Maria Carlotta nel 1850 (a sinistra) e alcuni simboli araldici e loghi dei Nelson riportati in diversi periodi in alcuni docu­menti dell'Archivio Nelson.

Specie nei documenti più antichi ricorre spesso la corona ducale di Bronte (a 5 punte appena sopra lo scudo) e sotto il motto di Horatio Nelson "Palmam qui Meruit Ferat" (Porti la palma chi l'ha meri­tata).

Sulla parte alta delle quattro colonne antistanti l'ingresso della Du­cea sono scolpite le iniziali di questo motto, P, Q, M, F. Oggi, dopo un restauro fret­toloso, le quattro lettere sono state un pò scombinate e risultano mal disposte.

Il logo in alto a sinistra con al centro la "B" dei Bridport è il più antico. E' riportato su molti documenti del 1840/75. La "B" potrebbe anche rappresentare la parole "Bronte" che accompagnava il nome Nelson nel modo di firmare del 1° Duca di Bronte, l'Ammiraglio Horatio Nelson.

Anche i suoi successori, special­mente il secondo Duca, il fratello William (a destra una sua firma), e la nipote Charlotte Mary amavano sottoscrivere i documenti come il loro antenato firmando con la dicitura «Nelson Bronte». Sono molti i documenti dell'Archivio che riportano questo modo di firmare.



L'ARCHIVIO STORICO DEI NELSON - conservato presso l'Archivio di Stato di Paler­mo - mette in luce in particolare le secolari liti del Comune di Bronte contro l'Ospedale grande e nuovo di Palermo prima e la Ducea Nelson dopo ed alcune problematiche, le­ga­te in particolar mo­do all'esercizio degli usi civici e allo scontro che es­so provocava tra gli abitanti di Bronte e gli amministratori inglesi della Ducea.

Com­prende 646 pezzi archivistici sud­divisi in 4 serie più una miscellanea conte­nente docu­menti vari, anche se numerose sono le commistioni tra le varie sezioni.

La prima serie, la più antica (proveniente dall'Ospe­dale grande e nuovo di Palermo, da­ta­ta dal 1302 al 1832) comprende documenti (in maggioranza atti giudiziari e ammi­ni­stra­tivi) rela­tivi alla terra di Bronte e alle abbazie di Santa Maria di Maniace e San Filip­po di Fraga­là. Si tratta della porzione più antica dell'archivio, ceduta nel 1857 dal­l'Ospe­dale a Car­lotta Nelson Hood, terzo duca di Bronte. È composta da 140 buste.

Nella foto a destra uno dei tanti  documenti notarili (questo è del 1818), con, nella parte sinistra, il cosiddetto signum tabellionatus o signum notarii, il segno grafico personale disegnato dal Notaio nel documento, una sorta di suo sigillo con funzioni sia di riconoscimento che a suggello dell’atto stesso.

La seconda serie contiene documenti relativi ai secoli XIX e XX;  è suddivisa in tre parti, le prime due relative a controversie legali della famiglia Nelson (processi, atti giudi­ziari e cause dinanzi alla Gran Corte Civile di Palermo tra Carlotta Maria Nelson ed altri suoi eredi e il Comu­ne di Bronte) e la terza di appendice legale.

Al momento della cessione all'Archivio di Stato di Palermo si presentava come raccolta di carte sciolte e fascicoli. E' composta da 158 buste.

La terza serie (dal 1579 al 1967 e dal 1934 al 1947) contiene atti relativi all'am­mi­ni­stra­zione e alla contabi­lità della Ducea di Bronte (registri contabili, buste, documenti vari), datati dalla seconda metà del XVI secolo alla seconda metà del XX. È composta da 283 buste. Molti i documenti relativi alla lunga e dispendiosa vertenza territoriale che il Comu­ne di Bronte, con l’intervento anche della Provincia di Catania e del Duca Nelson, intraprese per oltre mezzo secolo col limitrofo Comune di Cesarò, la Provincia di Messina e il Duca di Cesarò.

La quarta seriee (1806 1937) comprende la corrispondenza tra i duchi ed i loro am­mi­ni­stratori (lettere relative agli affari della Ducea, oltre che carteggi privati della famiglia Nelson). È composta da 33 buste.

Infine una  miscellanea, composta da 32 buste, che contiene una raccolta di docu­menti vari con opuscoli a stampa ed altra documentazione.

Nell'Archivio Storico dei Nelson c'è anche questo

Benedetto Radice nelle sue Memorie storiche di Bronte (pag. 135 della no­stra Edizione digitale) scrive che spulciando gli archivi dell'Ospedale Gran­de e Nuovo di Palermo (Bronte, da pag. 607 a 621) molti «libri e vo­lumi, sono stati consegnati alla Duchessa di Bronte (Charlotte Mary Nel­son, il III Duca di Bronte) con atto del 4 e 9 marzo del 1857 in Notar Fran­cesco Palermo», «che a me dal Duca Nelson non è stato permesso leggere» e ne fa un elenco minuzioso:

«N. 7 volume di scritture con sua Giuliana per la compra del mero e misto impero.
N. 8 Giurisdizione mero e misto impero.
N. 9 Processo sommario a favore dei giurati e sindaco di Bronte contro li giurati di Randazzo.
N. 10 Volume con sua Giuliana del processo sommario a favore delli giurati contro Randazzo sul mero e misto impero.
N. 11 volume per le giurisdizioni pretese di Randazzo contro Bronte.
Vol. 13 volume di atti pel delegato mandato a Bronte dalla R. Curia in pregiudizio del mero e misto impero.
Vol. 18 Volume di scritture giudiziarie contro diverse persone di Bronte dal 1512 fino al 1717.
N. 21 Processo criminale ad istanza dell’erario fiscale contro il giudice fisca­le anno 1644 e 1645.
N. 22 Un processo criminale ad istanza dell’erario fiscale contro il mastro notaro di Bronte.
N. 23 Processo criminale contro li giurati di Bronte.
N. 24 Processo criminale contro il giudice di Bronte anno 1644 - 45.
N. 35 scritture per la fabbrica della badia di Maniace 1692.
N. 47 Processo criminale ad istanza dell’erario fiscale contro Don Giaco­mo Spedalieri, capitano di Bronte, 1644.
N. 66 Volume di consulte e biglietti di Antonino Cairone per la causa del mero e misto impero.
N. 167 Volume delle pretese della Regia Curia; pel mero e misto impero.
Vol. 75 per la sindacatura contro gli ufficiali di Bronte.
Vol. 80 Mero e misto impero di Bronte venduto dalla R. Curia all’ospedale nel 1638.
Vol. 99 Informazioni processi civili e criminali dal 1718 al 1780.
N. 111 Fascicolo riguardante li rettori dell’ospedale ad intervenire nelli parlamenti.
Vol. 127 processo criminale contro D. Lorenzo Castiglione

«Tutti i volumi sono 131 riguardanti Bronte e 46 quelli relativi a Maniace. Molte notizie, che potrebbero gittare nuova luce sui fatti narrati (nelle Memorie storiche di Bronte), si contengono in questi volumi, che a me dal Duca Nelson non è stato permesso leggere.»

E il rammarico dello storico brontese trova puntuale riscontro in diverse carte dell’Archivio: in una lettera del 1903 il prof. Benedetto Radice chiede di poter parlare col Duca al fine di ottenere il permesso di consultare gli archivi della Ducea (vol. 606-B1, pag. 195). Ma il IV° Duca ed il di lui figlio, il Duchino, gli vietarono ancora una volta qualsiasi consultazione di carte e documenti. In un’altra lettera di due anni prima, del 13 Aprile 1901, annunciando l’imminente pubblicazione del suo libro Il Casale e l’Abbazia di Santa Maria di Maniaci, lo stesso Radice così ricordava al Duca: «Mi duole di non aver potuto profittare dell’archivio di Maniace. Forse molti punti oscuri avrebbero potuto trovare un po’ di lume in quei documenti che io invano tante volte ho richiesto alla S. V.» (vol. 607-1 p. 29). E anche un amico dei Nelson, il prof. Rodolfo Di Mattei, in una lettera del 1927 rammentava al 5° Duca (il Duchino del 1903) che «egli (il Radice) avrebbe potuto dare notizie più precise sulla storia di Maniace se (ricorda?) avesse potuto consultare i documenti dell’Archivio del Castello» (vol. 431-C p. 384).

  

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