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Centro storico di Bronte

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Centro Storico di Bronte

Il Nume tutelare

In questa pagina vogliamo presentarvi un altro particolare aspetto che caratte­rizza alcune case del centro storico di Bronte: i suoi antichi portali, in pietra lavica o arenaria e, sopratutto, gli archi e gli architravi scolpiti con maestria dagli antichi scalpellini brontesi.

In genere si tratta di strutture architetto­niche a linea curva (con arco a tutto sesto, ribassato o ellittico), di stile e fogge diverse, poggianti su due piedritti in pietra lavica, con capitelli ornati a rilievo e con una pietra curva al centro dell'arco (chiave) scolpita con uno stemma, un simbolo o le sembianze di un viso o nume tutelare a protezione e a difesa della casa.

Architrave in via InterdonatoCon il tempo, fra il disinteresse e l'indifferenza, molti di questi portali sono andati perduti, perchè danneg­giati, fatti a pezzi o distrutti nelle rico­struzioni delle case e, a volte, anche rubati.

Esempio tipico il bel portale dell'antica chiesa di S. Michele dell'antico Casale della Placa Baiana, andto perduto per­che letteralmente scip­pato una notte di qualche decennio fa e trafugato dai soli (ig)noti.

Ma basta guardare ai giorni nostri per constatare che la razzia continua:  senza alcun timore pochi anni fa, davanti alla Stazione dei Carabi­nieri in via Benedetto Radice, è stato divelto e rubato un caratteristico beverino in pietra lavica, che resisteva lì da qualche secolo accanto a una pubblica cisterna.

Ci auguriamo che questi elementi di particolare interesse in pietra lavica, i mascheroni od i pochi portali che ancora esistono siano meglio salvaguar­dati e, se è proprio necessario demolire la casa, siano almeno conservati nei giardini antistanti il Castello Nelson nel Museo all'aperto di sculture in pietra lavica o nel nuovo "Museo della pietra lavica e delle tradizioni artigiane e agricole" della cui apertura tanto si parla (un finanziamento regionale per la sistema­zione dei manufatti espositivi e l'acquisto degli strumenti tecnolo­gici sembra che sia stato già concesso). 

Portali e balconi delle vie Mons. Saitta, Scafiti, Imbriani, Santi e Marsala. A destra in basso, il portale dell'antica chiesa di Placa Baiana divelto e rubato dai soliti "noti".

Antiche strutture architettoniche con archi di in­gres­so in pietra lavica, dove la chiave dell'arco è scol­pita con la faccia di un nume tutelare posto a protezione delle persone e degli animali domestici.

Mascheroni, dal volto umano o di animali, spesso in for­ma di caricatura o dall'espressione arrabbiata, che se­condo una tradizione popolare dovevano tenere lon­tano dalla casa gli spiriti del male.

Sono tutti delle preziose testimo­nianze di un artigianato storico, di una antica scuola di scalpellini locali ormai definitivamente tra­montata.

Stradario di Bronte

Queste  immagini sono state riprese nelle vie De Luca, Caval­lotti, Grisley, Imbriani, San Pietro, V. Hugo, Santi, nel Corso Umberto  e in Piazza Giovanni XXIII.


Leggi pure: Artigiani a Bronte - Storia, Arte, Cultura

Bronte conserva ancora una struttura urbanistica di chiara ispirazione araba con antichi cortili, stretti sottopassi, por­tali in pietra lavica sulla quale si sono innestate architetture di ispirazione rinascimentale e barocca con stucchi e pietre scolpite di grande bellezza.
La zona antica è ricca di archi­tetture ispirate a gran­de semplicità tipiche della civiltà contadina.

Molti i portali abbel­liti da sim­boli di carat­tere religioso o profes­sionale o decorazioni floreali, i palazzi che conser­vano ancora inal­te­rati le anti­che ed eleganti membra­ture e gli elementi di partico­lare inte­resse in pie­tra lavica (il mate­riale usato in modo prevalente nei secoli dai valenti scalpellini locali).

Portale in via Grisley

Corso Umberto

Via Giunone

Via Piccino

Via Imbriani 36-38 (com'era)

Palazzi signorili, abitazioni di pic­coli artigiani, di contadini e di po­vera gente: tutti portano an­cora i segni estetici di un anti­ca bellezza e di una semplicità ar­chi­tettonica quasi dimenti­cata.
Fra fregi ed ornamenti di vario stile la chiave dell'arco o l'archi­trave di molte case riporta visi di satiri o di leggiadre fanciulle, arnesi da lavoro, simboli vari indi­canti il tipo di attività svol­ta da chi vi abitava, l'immagine del proprietario della casa o, addi­rit­tura cosa oggi inim­ma­ginabile in tempi di rigorosa privacy, simboli indi­canti la fede religiosa del proprietario (stella di Davide).



L'Architrave di Via Victor Hugo

Ci ha sempre incuriosito una scritta scolpita su grosso blocco di pietra arenaria che funge da architrave in una antica casa di via Victor Hugo, nella cui lunetta soprastante si leggono ancora labili tracce di un antico disegno.
Ci è apparsa subito degna di attenzione ma sempre misteriosa ed indecifrabile.

Abbiamo portato in quel luogo diversi studiosi, spedito la sua foto ad altri ma nes­su­no ci ha dato una risposta certa sull’origine ed il significato di questo quasi rebus.

Una spiegazione finalmente ci è giunta dal prof. Giorgio Flaccavento, ragusano, che in una sua recente visita a Bronte si è recato nel luogo visionando direttamente la scritta e dandone la seguente precisa ed esauriente decifrazione:
«L'iscrizione di Via Victor Hugo non è di per sé difficilissima da spiegare perché si tratta di tre righe da leggersi in senso orizzontale e verticale, il cui significato ha la chiave nel primo rigo orizzontale, che è costituito dal monogramma (I.H.S.) di San Bernardino da Siena, fondatore dell'Ordine Riformato dei Minori Osservanti e cioè Jesus Hominum Salvator (in greco Soter).
Il secondo e il terzo rigo hanno in comune la lettera greca X e quindi il secondo rigo si legge Filius Churion Xristos (Figlio del Signore Cristo) e il terzo Deus Jesus Xristos (Dio Gesù Cristo). In verticale il primo rigo a sinistra si legge Jesus Filius Dei (Gesù Figlio di Dio); il secondo Hominum Churios Jesus (degli Uomini Signore Gesù) e il terzo Soter Xristos (Salvatore Cristo).

L'iscrizione è inclusa nella data 1559 e costituisce con molta verosimiglianza il docu­mento della presenza dei Frati Minori Osservanti di san Francesco prima del 1593, anno in cui il Comune di Bronte mandava al Tribunale del Real Patrimonio il bilancio in cui la gabella della carne in onze 35 era destinata alla fabbrica del Convento dei Riformati.

In effetti, secondo quanto riporta Benedetto Radice nelle sue “Memorie storiche di Bronte" (ristampa del 1984, pag. 296, edizione digitale pag. 248) in un memoriale del 1754 allegato in un volume del 1759, che si conserva nell’Archivio della Chiesa Maggiore, si legge che la Chiesa di San Vito e il Convento esistevano già fin dal 1555.
Il Radice riteneva erronea la data, che pensava doversi leggere 1595, non trovandosi cenno delle Chiesa e del Convento nel “Liber Visitationes”.

Si può invece ipotizzare che i Frati Minori Osservanti fossero già presenti a Bronte in quella data. Anche se la residenza conventuale non fosse ancora stabilita in un edificio proprio, per la cui costruzione abbiamo la documentazione relativa agli anni ’90.
E' probabile, invece, che alloggiassero in più dimore sparse, come nello stesso periodo è altrove documentato, ad esempio a Ragusa attorno alla Chiesa di San Rocco. In questo caso la data del 1559 sarebbe perfettamente compatibile con il Memoriale del 1754 e confermerebbe la presenza dei Frati Minori Osservanti fin dal 1555.

La cosa è molto verosimile; resta da stabilire se l’architrave, su cui è scritta la data, è nel posto originale, come sembrerebbe a prima vista, oppure vi è stata trasportata posteriormente.»
(Professore Giorgio Flaccavento)


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