Centro storico di Bronte

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I Vicoli e le Scale - Il Nume tutelare - Le Edicole votive

Il centro storico

BRONTE,

adagiato sulle pendici che dall'Etna arrivano al Simeto, continua ad offrire dalla cima dei suoi colli un paesaggio quasi unico.

Le case, colorate e sovrapposte le une sulle altre, spiccano fra la massa delle rocce laviche, i filari degli alberi, i campi lievemente velati, le colline che sfumano all’orizzonte.

In queste pagine vogliamo offrirvi una piccola passeggiata virtuale negli angoli più nascosti del Centro storico di Bronte.

Vogliamo farvi percorrere i suoi vicoli, stretti e tortuosi, le sue ricorrenti ripide scale, visitare i cortili, i sottopassi, i pregevoli portoni e gli architravi in pietra lavica dei palazzi nobiliari e dei contadini.

Vogliamo farvi vedere le edicole votive ed i tempietti con le leggiadre tradizio­nali icone dell'Annunziata che la profonda religiosità dei brontesi ha innalzato numerosi nel corso dei secoli.

Arrivati nella Città del Pistacchio, già venendo da Catania, "lo Scialandro" - l’inizio del corso Umberto, dove anticamente venne innalzata la forca, infausto segno del "mero e misto impero" - presenta un magnifico belvedere dal quale è possibile godere la vista dell'Etna che sovrasta Bronte, il pano­rama della verde valle del Simeto e di tutti i suoi monti fino a quello più alto della Sicilia, il Monte Soro (m. 1847).

 

Il centro storico di Bronte: le stradine e le scale, le edicole votive, i numi tutelari, murales, ...

Il Centro storico di Bronte mantiene ancora quasi inalterati la vecchia struttura urbanistica e gli antichi abitativi, tuttora leggibili nell’origina­ria trama viaria e soprattutto per la perfetta conservazione di significativi elementi e forme architettoniche.

I vecchi quartieri, dalla caratteristica strut­tura araba con successive sovrap­po­sizioni d’elementi architettonici di diver­se epoche, si stringono ancora, con i picco­li cortili e le strette stradine, attorno alle chiese che costituirono, fin dal tempo della riunione dei 24 Casali nel Casale Bronte (ordinata da Carlo V nel 1535 e che si pro­trasse fino al 1548) i riferimenti monumen­tali dei cittadini bron­tesi: la chiesa della SS. Trinità (la Chiesa Madre o Matrice, la prima parrocchia), quella di Maria SS. del Soccorso ed il Santuario dell’Annunziata.

La città negli ultimi cinquanta anni ha avuto una notevole espansione edilizia, caratterizzata dal più estremo abusivi­smo; si è costruito però in modo prevalente nelle periferie, lasciando pressoché inalterato l'originario centro storico.

Qualcosa comunque è andata irrime­diabil­mente perduta.

Ne resta labile traccia solo in qualche fo­to­grafia. Ad esempio, fino a pochi decen­ni fa arrivando da Catania l'in­gresso del Paese presentava in primo pia­no la mae­sto­sa mole dell'Etna con ai piedi l'antico mulino costruito dai Nelson.

Tutte le strade di BronteNelle foto in alto, in b/n, antiche vedute di Bronte da diverse angolazioni: in quella di destra si notano la possen­te struttura del Real Collegio Capizzi e, a sinistra, il Palazzo comunale ancora in fase di ultimazione e, sopra, l'Ospedale Castiglione Prestianni.
Nella due foto sopra dei primi anni del 1900 (colorized) e del 1900-1960 l'ingresso del Paese provenendo da Catania: sullo sfondo la maestosa mole dell'Etna, in primo piano l'antico mulino costruito dai Nelson, poi trasformato in pastificio, oggi scomparso.

Oggi un grosso palazzone ha modificato radicalmente la visione na­scon­dendo e deturpato irrimedia­bil­mente il paesaggio.

Quel mulino era stato il secondo "moderno" mulino costruito a Bronte; il primo (a car­bo­ne) fu impiantato in una dispensa vicino alla Chiesa Madre (nel piano dell'ex Carce­re), oggi piazza Giovanni XXIII.

Un altro mulino (posto vicino al convento dei Cappuccini) funzionava pure da Cen­trale elettrica, illuminando dall'Ave Maria alle due ore di notte solo la via principale (oggi, corso Umberto). La restante illuminazione era a petrolio, "fatta eccezione nelle sere di luna piena".
  

Visitando il Centro storico di Bronte si colgono ancora le tracce incontrovertibili lasciate dalla dominazione araba: ne sono testi­monianza, oltre ai  numerosi riferimenti topografici di alcu­ne zone (Piano Saraceno, Grotta Saracena, Cantera, etc.) o al gran numero di parole arabe presenti nel dialetto brontese (frastuca, frastucara, ...), i molti elementi architettonici ed urbanistici del paese.

Tipico esempio è il caratteristico sottoportico, uno stretto passaggio incassato sotto le case, peculiarità delle costruzioni arabe.



Centro storico, che fare?

In questi ultimi decenni a Bronte sono sorti nuovi popolosi quartieri (Sciarotta, Borgonuovo, Colla, Sciara Sant’Antonio, …).

Costruiti nel giro di poco tempo nelle periferie, a volte al di fuori di qualsivoglia programmazione urbanistica, hanno subito attratto i giovani e le nuove famiglie.

C’è stata quasi una fuga dal centro storico verso le nuove abitazioni, un distacco totale dalle vecchie case, anguste e piccole, che ora, chiuse ed abbandonate a se stesse, cominciano a mostrare i segni del tempo e a volte anche a crollare. Ed anche oggi le stradine del centro storico continuano come prima a spopolarsi con qualche rione (“a ruga”) che appare a volte deserto e completamente inabitato.

Non sono affatto aumentati gli abitanti, anzi sono diminuiti (eravamo 19.652 a Gennaio 2001 e siamo 19.135 nel gennaio 2005).

E’ che la vecchia casa dei genitori, non dà più un adeguata vivibilità e nelle strette viuzze le case, addossate l'una all'altra, danno poche possibilità di espansione o di miglioramento abitativo.

Che fare allora?

Ci sembra inevitabile ed urgente definire a tutto tondo, con estrema chiarezza, il ruolo e la destinazione del nostro Centro storico.

Sembra necessario un impegno su vasta scala all'insegna per di più d'una peculiare impostazione di salvaguardia, coinvolgendo in questa operazione gli abitanti, le associazioni culturali e di categoria, senza complessi ma anche senza la pretesa di imporre alcunchè.

Noi riteniamo indispensabile far emergere una carta di identità del Centro storico con tutti i suoi tratti e segni caratteristici e particolari, con una diagnosi accurata e realistica di ciò che oggi è a rischio e va recuperato e protetto e di ciò - ed è moltissimo - che invece va abbattuto e ricostruito.

Qualche casa del centro storico, sapientemente ristrutturata da mani esperte, conservando ancora inalterati i segni delle antiche originarie architetture ha riacquistato una nuova bellezza, ha ridato nuovamente lustro a vie che sembravano irrimediabilmente degradate.

Il nostro centro può ancora risultare un patrimonio di grandissimo pregio e valore non soltanto nell’aspetto culturale, artistico ed ambientale ma anche sul piano della vivibilità, del mantenimento delle tradizioni e dell’incremento (o forse meglio della nascita) di qualche forma di turismo.

Purtroppo si continua a toccare con mano il ritardo con cui sul piano locale certe conoscenze od iniziative manchino o non siano messe a frutto per operare di conseguenza.

Di iniziative ve ne presentiamo una addirit­tura del 1928.

E' del primo Podestà di Bronte, col. Rober­to Fonte, che non contento «della decora­zione dei prospetti di case e che nella ese­cuzione di notevoli rifacimenti o restauri» non si aveva «cura di ultimarle con la ulte­riore decora­zio­ne» reputava «indispen­sabile per l'estetica ed il decoro dell'abi­ta­to, richiamare in vigore le solite disposi­zioni del Regola­mento edilizio e gli artt. di leggi comunali o provinciali.

E non ci andava tanto per il sottile.

«Entro il termine di mesi sei, dalla pubbli­cazione dell'ordinanza» ordinava in modo categorico ai cittadini che non l'avessero già fatto «di far decorare il prospetto delle case esistenti lungo la via Umberto e Piazze adiacenti.»
Stabiliva che nel caso di condomini doveva osservarsi l'uniformità di colorazione, ed ove i proprietari fossero «dissenzienti nella scel­ta avrebbe deciso sen'altro la Com­mis­sione edilizia».

Questo tipico sottopasso ("u catoiu") si trova in via Ma­don­na di Lore­to; fu  presumibilmente costruito all'epo­ca della for­zata unifica­zione dei 24 Casali (1535-1348).

In genere il Catoio immetteva in un cortile che acco­glie­va di­verse case con fa­mi­glie dello stesso Casale di prove­nien­za, riunite per me­glio difendersi dalle incur­sioni dei banditi.

La zona più antica di Bronte può identificarsi con il nucleo di case costruite attorno alla Chiesa del Soccorso.





 


Beverino in via Radice

La cisterna nel cortile

Balconi in via Manzoni

Scale in via Foscolo
VIA SAN PIETROVIA DELL'ANNUNZIATA

Via S. Pietro e via Annunziata, nei quartieri del Soccorso e dell'An­nun­ziata, sono fra le più antiche stradine di Bronte.

Sotto, una panoramica di Bronte (degli anni '60) con la Colla ed i dintorni ancora inedificati.

PANORAMA DI BRONTE, DALLA COLLA

 

Perle del nostro territorio: Piano dei GrilliForre laviche del Simeto,  Rocca CalannaPetrarussa

Il Podestà si sentiva forte e determinato: «Elasso inutilmente il termine di cui sopra, a carico degli inadem­pienti sarà provveduto a cura e spese del Comune salvo rivalsa nei modi e forme di legge.»

Questo il 7 Agosto 1928, A. VI.

Durante il periodo fascista il Podestà era la maggiore autorità comunale, nominato dal governo tramite regio decreto non aveva alcun problema di carattere elettorale od opposizioni e controlli di sorta da partiti od associazioni. Amaramente pensiamo che se non ci è riuscito lui ...

 

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