La Ducea inglese ai piedi dell'Etna (1799 - 1981)

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Il Castello dei Nelson, trasformazioni e restauri

di Mario Carastro

LA DUCEA INGLESE AI PIEDI DELL'ETNA

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1. Premessa, la tomba di Graefer - 2. Gli anni di Graefer, Forcella, Gibbs (1799- 1816) - 3. Gli anni di Bryant, e Martha Barret  (1817-1818) - 4. Philips e William Thovez (1819-1872) - 5. Samuel Grisley e Louis Fabre (1873-1908) - 6. Conclusione - 7. Bibliografia


4. Philips e William Thovez (1819-1872)

I lavori del progetto Graefer non si fermeranno più sino al 1868, anno della prima visita nel Castello del futuro V Duca, Alexander Nelson Hood, che annota che lì : “molto era stato fatto… perché io trovai una dimora piuttosto confortevole”[51]. I Thovez, infatti, hanno scelto la casa come loro residenza per la maggior parte dell’anno, tranne che in estate quando per sottrarsi alla malaria si trasferiscono nella parte alta di Porticelli nella Casina di Otaiti.

A Maniace ci vogliono stare comodamente, come aveva previsto Graefer per la famiglia ducale. Certo ci sono sempre le resistenze a spendere del Duca William, ma loro saranno abili a vincerle gradualmente trovando sostegno in Lord Bridport, marito di Carlotta, che nel 1835 diventerà la III Duchessa, e poi nel di lei figlio Gen. Alexander Nelson Hood, futuro IV Duca.

Cosi vediamo un Philips Thovez prima autorizzato “al completamento di una sufficiente parte della House costruita da Graefer” per uso suo e della sua famiglia e purché non spenda più di 1.400 Oz[52] e poi desideroso di una visita del Gen. Alexander Nelson Hood Lord nel 1821, quando la casa è “tollerabilmente” decente e può mettere a disposizione dell’illustre ospite una ottima camera[53].

Le spese, cui si va via via incontro, sono scrupolo­sa­mente registrate nei bilanci (o “Accounts of the Duchy of Bronte”) al capitolo “New Buildings and Repairs”.

I Bridport-Nelson-Hood sono sempre più presenti a Maniace a partire dal 1840 quando Lady Carlotta Mary, fu ospitata nel Castello insieme al marito Lord Samuel, occupando quella che oggi è la Sala da Pranzo[54].

Nel 1864 il Gen. Alexander Nelson Hood, futuro IV Duca, con la moglie Lady Mary, i figli Arthur e William e tre accompagnatori furono “ospiti” di William Thovez e della sua seconda moglie Hannah Arnold[55] a Maniace. Ospiti che fastidiosamente venivano a turbare la tranquilla vita dei coniugi Thovez nel Castello.

Tutto ciò traspare da ipocrite gentilezze in alcune lettere come quella del 25 gennaio 1864[56] dove la preoccupazione circa l’adeguatezza del cuoco al rango degli ospiti, lo scrupolo di fare trovare a Lady Mary il suo the nero preferito e la previsiohne del numero di servitori che saranno necessari, nascondono le scortesie del non andare a riceverli a Catania, affidandoli al viceconsole John J. Jeans[57] e del tentativo di farli alloggiare, con la scusa offrire loro maggiori occasioni di svago, sulle rive del Lago di Lentini invece che a Maniace. In seguito per tenere la famiglia ducale lontana si enfa­tiz­zava oltremodo il pericolo dei banditi che infestavano la Ducea, arrivando a dire, per esempio, che una “lady” a Maniace non poteva passeggiare tranquillamente nel giardino del Castello[58].

Il futuro V Duca Alexander conobbe William Thovez nel 1868, quando venne a Maniace per la prima volta in compagnia del padre Gen. Alexander, della madre e della sorella Adelaide, e commentò che questi “…finì per sentirsi un vero e proprio padro­ne”[59]; e quando, a soli diciannove anni nel 1872, prese in mano le redini della Ducea, lo ritenne non più sop­portabile e lo fece allon­tanare[60].

Le visite delle nuove generazioni dei padroni erano l’occasione per elaborare le strategie aziendali come quelle sulla produzione dei vini ma anche, vivendo nel Castello, per progettare i miglioramenti della “Casa”.

Fu così, per esempio, lo stesso Gen. Alexander a preve­dere nel 1870 la sistemazione dello “Astra­co”[61], di quella parte cioè del castello a Nord sul fiume, dove fu costruito il primo nucleo della Palaz­zina Uffici U[62][63].

Il Corpo A e il Corpo C furono migliorati soprattutto per i servizi[64] (sulla finestra più piccola del Corpo G che da sull’esterno è impressa la data del 1862, ndr) e si sistemarono gli ambienti al piano terra sotto la Residenza Ducale[65].

Nel 1870 W. Thovez riceve dall’erario la richiesta di denunziare la consistenza in vani del Castello, pre­mes­sa secondo il suo giudizio per arrivare a fare pagare le tasse per “tutti i pertuggi”.

L’elenco degli ambienti della Casa Ducale che pre­para[66] ricalca sostanzialmente quello ripor­tato nell’“Explanation of the Plan of the House and of Maniaci”[67], confermando che a parte i migliora­menti, la configu­ra­zione è rimasta inalterata dal 1817-19 (Fig. 6).

Un particolare: Thovez parla di una terrazza, su cui affacciava (e probabilmente finiva il Corridoio non ancora allungato, ndr), che sembrerebbe essere il tetto di un magazzino sottostante corrispondente in parte alla Sala dei Giochi "14" di Fig. 2.

Certo quando William Thovez, a fine 1872, viene licenziato la residenza è più comoda ed elegante an­che per l’arredo, che all’inizio era limitato a quanto lasciato dai Barrett, ma che fu poi, anno dopo anno, incremen­tato anche se con costosi “orribili og­get­ti”[68] secondo il raffinato futuro V Duca.

In realtà l’eleganza degli arredi che ancora oggi vediamo è dovuta ai quadri, alle stampe e ai mobili trasferiti dai Bridport a Maniace dal Cumberland Lodge nel Parco di Windsor e dalla residenza di Cricket St. Thomas venduta nel 1897[69] e agli acquisti dal 1872 in poi.



5. Samuel Grisley e Louis Fabre (1873-1908)

Nel 1872, alla partenza da Maniace di W. Thovez, l’am­ministrazione della Ducea è affidata al “Duchino” o "Milordino", il giovane Alexander Nelson Hood, che sarà il vero pro­gettista dell’ulteriore sviluppo della Residenza. Rappresenterà a Maniace il padre, Lord Generale Bridport, IV Duca sino al 1904, anno in cui a sua volta diventerà Duca di Bronte, il V Duca. Avrà al suo fianco come aiuti Samuel Grisley prima e Louis Fabre dopo.

Gli interventi di questo periodo furono concentrati sulla parte Sud (ingresso, portico, cucine e servizi) e sul lato opposto, a Nord sul fiume (allungamento del Corridoio e del Corpo C e Palazzina Uffici U).

I lavori erano condotti in economia con muratori non dipendenti[70], cui venivano forniti i materiali, fra cui in particolare tegole e mattoni fabbricati spesso nella stessa Ducea.

Negli anni 1873-75 i miglioramenti della “Casa” riguar­darono l’area dell’“Astraco”. Con questo nome il V Duca definì un “un vecchio granaio diroccato aperto a tutti i venti del cielo, senza tetto e senza finestre”[71], chia­rendo anche che quando fu allun­gato il corridoio della Residenza di circa 60 piedi (circa 20m, ndr) per ricavare ulteriori 5 camere, le 2 più piccole occuparono l’impronta di parte di esso. Già il IV Duca aveva individuato questo rudere, esteso per circa 190 mq, come utile per allungare il Corridoio e ricavare altri servizi[72].

Si trattava di un reliquato del vecchio Monastero, che, nella ricostruzione del complesso originario del vecchio Monastero elaborata da Mons. N. Galati[73], può ricono­scersi nel Portico 8. In questa ipotesi il Portico aveva dimensioni pari a circa 24m x 8m per una superficie di circa 192mq e quindi in sostanza coincidente con la stima del IV Duca. Sovrapponendo sulla ricostruzione grafica di Mons. Galati l’allunga­mento del Corridoio per circa 20 m e tenendo conto delle informazioni del V Duca otteniamo in grande approssimazione la situazione di Fig.  11.

Il lato di 24 m dell'”Astraco” verrebbe a coprire con molta precisione per 9 m circa la larghezza del Corpo C e per 15 m lo sviluppo del prospetto della attuale Palazzina Uffici U. In altre parole l’”Astraco” è un vecchio portico del Mo­na­stero e la sua impronta in pianta coincide grosso­modo con parte del Corpo C allungato e con la Palazzina Uffici U[74].

Nella stessa Fig.  11 è riportata, seguendo le infor­mazioni del “rivelo” del 1870 prima ricordato di W. Thovez[75], una Terrazza B che dovrebbe coinci­dere, come detto, con il tetto di un vecchio magaz­zino su cui sarà allungato il corridoio.

Lo sviluppo di questa parte a Nord del Castello può essere seguito analizzando alcune vecchie foto.

La Fig. 12 mostra la vista dal fiume del complesso e può notarsi che:

- il Corpo C è già stato allungato con C1 (1873-75, vedi fig. 6)[76];

- è stato ricostruito il piccolo edificio a sinistra della Casa (1862-63)[77], il cui primo piano fu adibito ad archivio;

- non c’è ancora la Palazzina Uffici U prima versione (1881)[78];

- non c’è il Bastione sul fiume, iniziato nel 1886[79].

La foto potrebbe essere, quindi, del 1874, anno in cui sappiamo che prestò la sua opera a Maniace il fotografo Antonio Gambino Fici[80].


LA TORRE SUL SARACENA

In Fig. 13 è riportata, invece, una foto che potrebbe essere del maggio 1881, come desumibile anche dalla corrispondenza di L. Fabre, che parla della pre­senza in quel periodo a Maniace di un altro foto­grafo[81].

La foto è interessante per altri particolari più facil­mente visibili nell’ingrandimento di Fig.  14:

- la Torre che si vede è diversa da quella oggi esi­stente (Fig. 16) per posizione, forma e coper­tura;

- il Corpo C è già stato allungato con C1 (1873-75)[82][83];

- c’è già la Palazzina Uffici U, prima versione (1881)[84];

- non esiste ancora il Bastione sul fiume iniziato nel 1886[85], ma si vede in basso a destra il risultato di lavori preparatori di pulizia.

Come spiegare la difformità dall’esistente oggi che la foto testimonia per la torre?


 

Fig. 12 – Castello Nelson, vista dal fiume (foto, probabilmente del 1874, concessa da Lord Bridport).

Fig. 13 - Castello Nelson, vista dal fiume (foto, probabilmente del 1881, concessa da Lord Bridport)

Fig. 14 - Castello Nelson, un particolare della foto del 1881 (figu­ra N. 13)  – La Torre che si vede a sinistra è diversa da quella esi­stente oggi.

Fig. 15 (a sx) - Castello Nelson, ipotesi di rico­struzione della posi­zione rela­tiva fra la vecchia e la nuova torre.

Fig. 16 (a dx) - Vista recente del Ca­stello dal torrente Saracena con bastione e nuova torre oggi esistente.

Fig. 17 - Interno del Castello Nelson. La foto, probabilmente del 1881, mostra l’aggiunta del Corpo A2 eretto su II e III fila di pila­stri su meno di metà della larghezza della corte. E' possibile leg­ge­re gli stacchi fra il Corpo G ed il Corpo A (vedi fig. 6) con i mag­giori spessori dei muri di estremità (TT) rispetto a quelli delle tramez­zature  (foto conces­sa da Lord Bridport).

Fig. 18 - Interno del Castello Nelson con vista da Corpo A2 verso Palazzina Uffici (costruzione del 1881). Foto del 1881, concessa da Lord Bridport.

Fig. 19 - Ingrandimento di un particolare della foto 16.

A destra sotto gli archi si intravede una scala, proba­bilmente di legno, per acces­so alle cucine e locali di servizio.

Nell’APN non abbiamo trovato altre notizie se non quelle contenute in alcune lettere di Fabre ad Alexander Nelson Hood dell’estate 1886, che parlano di notevoli difficoltà avute durante lo scavo delle fondazioni del bastione, di cedimenti di grossa entità dei fabbricati soprastanti e di lesioni negli uffici, nelle latrine e nella torre sino a 10-12 cm. di larghezza[86].

Mancano molte lettere nel periodo e quindi non si riesce a seguire esattamente la situazione[87], ma possiamo darne una spiegazione.

Il Bastione, come dice il V Duca, “…sul lato Nord di fronte al torrente dovette essere eretto per sorreggere quella parte del Castello; fu costruito ai miei tempi insieme alla sua torretta ed alle piccole rimesse”[88]. Potrebbe essere andata, allora, come di seguito.

La Torre di Fig. 14 con molta probabilità fu costruita al tempo della Palazzina Uffici (prima costruzione, 1881)[89], che vediamo nella foto, ma essendosi verificati dei cedimenti si pensò bene, anni dopo, di sostenere il tutto con un bastione, andando a sottomurare dove necessario ambienti e torre. E siamo nel 1886.

Durante questi lavori difficili e pericolosissimi, di cui la foto di Fig. 14 fissa una fase, la vecchia torre andò persa, crollata o demolita perché pericolante. Si continuò a questo punto nella realizzazione del bastione inserendovi (“insieme”) alla quota di imposta la Torre, che ancora oggi vediamo (Fig. 15 e Fig. 16).

Gli uffici, che avevano subito notevoli danni, a questo punto dovettero essere ripresi e restaurati, tanto che negli Accounts degli anni 1887-1888 si parla di lavori per “Restauration of North Side”[90].

Una curiosità finale sulla foto in questione: lo sperone di un rudere in muratura che si vede a destra del Corpo C attaccato al Giardino è l’ultima testimonianza ancora esistente dell’“Astraco”.
 

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NOTE

[51] A. Nelson Hood, “op. cit.

[52] APN, “Istruzioni di Nelson Bronte a P. Thovez del novembre 1819”, Faldone 337-A(2), p. 274.

[53] APN, “Lettera di P. Thovez a Earl Nelson del 7 maggio 1821”, Faldone 436, p.97.

[54] A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”, Liceo Classico Capizzi, Bronte, Giugno 2005.

[55] W. Thovez dopo la morte nel 1856 della moglie Rosaria Fragalà, che è sepolta nella Chiesa di Maniace, sposò Hannah Arnold. A proposito di questa donna il V Duca scrive, non riuscendo a celare la pessima considerazione che aveva di lei, che W. Thovez “…aveva sposato una sgradevole donna inglese, governante della figlia, la quale fece la sua parte nel causare grande disaccordo” (A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”,  op. cit.), volendo riferirsi alle incomprensioni che si instaurarono fra i Bridport e l’Amministratore.

[56] APN,  “Lettera di W. Thovez del 25 gennaio 1864 al Gen. Alexander Nelson Hood”, Faldone 586, p. 176.

[57] John J. Jeans (1830-1877) fu viceconsole inglese a Catania. Era genero di W. Thovez avendo sposato la di lui figlia Elizabeth.

[58] APN, “Lettera di W. Thovez del 3 giugno 1865 al Gen. Alexander Nelson Hood”, Vol. 588, p. 307.

[59] A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”, op. cit.

[60] Vedi sopra nota 55.

[61] APN,Appunti del Gen. Alexander Nelson Hood del 1870”, Faldone 616-B, p.78.

[62] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1862-63”, Faldone 391, p.39.

[63] Vedi anche nota 18.

[64] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1861-62”, Faldone 391, p. 26.

[65] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1863-64”, Faldone 391, p. 52.

[66] APN, “Lettera del 10 dicembre 1870 al Cav. Giuseppe Liuzzo”, Faldone 586 (1), p. 17.

[67] APN, “Explanation of the Plan of the House of Maniaci”, Manoscritto, Faldone 616-B, pag 27. – Vedi anche precedente  nota 41.

[68] A. Nelson Hood, “La Ducea di Bronte”, op. cit..

[69] Ibidem.

[70] Ricorrono i cognomi anche qui di famiglie brontesi dedite tradizionalmente alle costruzioni come Aidala e Pinzone.

[71] A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”, op. cit.

[72] APN,Appunti del Gen. Alexander Nelson Hood del 1870”, Faldone 616-B, p.78.

[73] N. Galati - “Il Castello dei Nelson”, op. cit.

[74] Vedi nota 18.

[75] APN, “Lettera del 10 dicembre 1870 al Cav. Giuseppe Liuzzo”, Faldone 586 (1), p. 17.

[76] A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”, op. cit. – Vedi anche APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1873-1874”, Faldone 395, p. 33.

[77] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1862-63”, Faldone 391, p. 39.

[78] APN - “Accounts of the Duchy of Bronte 1881-1882”, Faldone 395, p. 188. Nei Conti si parla di “New Building al Castello di Maniaci“.

[79] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1885-1886”, Faldone 410, p. 23.

[80] APN - “Foto Maniace e Famiglia Ducale ordinate a Antonio Gambino Fici – 15 ottobre 1874”, Faldone 329-D, p. 144.

[81] APN, “Lettera di Louis Fabre ad Alexander Nelson Hood del 9 maggio 1881”, Faldone 593, p.4.

[82] A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”, op. cit.

[83] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1873-1874”, Faldone 395, p. 33.

[84] APN - “Accounts of the Duchy of Bronte 1881-1882”, Faldone 395, p. 188. Nei Conti si parla di “New Building al Castello di Maniaci“.

[85] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1885-1886”, Faldone 410, p. 23.

[86] APN, “Lettera di L. Fabre ad Alexander Nelson Hood del 26 giugno 1886”, Faldone 593 (2), p.175. APN, “Lettera di L. Fabre ad Alexander Nelson Hood del 9 agosto 1886”, Faldone 593 (2), pagg.180. APN, “Lettera di L. Fabre ad Alexander Nelson Hood del 17 agosto 1886”, Faldone 593 (2), p. 181.

[87] Nell’APN sono conservate quasi tutte le lettere di Louis Fabre ad Alexander Nelson Hood spedite in Inghilterra, lettere quindi che furono poi portate a Maniace. Mancano invece le lettere di Alexander Nelson Hood a Fabre spedite a Maniace.

[88] A. Nelson Hood – “La Ducea di Bronte”, op. cit.

[89] APN - “Accounts of the Duchy of Bronte 1881-1882”, Faldone 395, p. 188. Nei Conti si parla di “New Building al Castello di Maniaci”.

[90] APN, “Accounts of the Duchy of Bronte 1876-1877”, Faldone 395, p. 81.
 

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