Il prezzo del pistacchio verde di Bronte oscilla di anno in anno (se non di mese in mese) dipendendo da numerosi fattori. A Settembre 2013, durante la raccolta, un chilo di tignosella (pistacchio in guscio) si comprava a 8-9 euro; agli inizi del 2011 quotava, invece da 12 a 13 euro (nel 2003 3,00/4,00); a Settembre 2012 il quotidiano La Sicilia quotava il pistacchio puro brontese sgusciato a 30,00 il kg (contro i 15 euro del pistacchio estero sgusciato) e la tignosella 10,00/10,50; insomma un prezzo che oscilla annualmente dipendendo da molti fattori fra quali importanza notevole ha la politica dei commercianti locali. Ma anche a 12/13 euro al chilo, un prezzo di assoluto rispetto, risulta sempre poco conveniente in relazione alle fatiche ed alle aspettative dei coltivatori che vedono aumentare ogni anno i costi di produzione ma devono aspettarne sempre due di anni per raccogliere il frutto. La raccolta, infatti, a differenza del prodotto di altre nazioni (Usa, Iran, Grecia, ecc.) ha cadenza biennale (ad inizio Settembre degli anni dispari) ed anche questo fa sì che la vecchia pistacchicoltura brontese vada sempre più in declino. Si pensi anche che un nuovo impianto di pistacchieto fa attendere 6-7 anni prima di dare i primi frutti e non meno di 15-18 anni prima che la pianta entri a regime produttivo sostenuto. Senza contare che ancora oggi (nonostante si continui a parlare di DOP) nessuna particolare attenzione viene posta a salvaguardia del pistacchio di Bronte tanto da arrivare a volte a situazioni paradossali: commercianti siciliani (e, qualche volta, anche brontesi) che importano pistacchio dall’estero (le quantità importate hanno superato i 100.000 quintali), lo mescolano a quello locale e lo lavorano o riesportano come pistacchio di Bronte. Una vera truffa ai danni dei consumatori ma sopratutto dei produttori brontesi che nessuno ancora purtroppo denuncia e persegue con la dovuta continuità. Nel 1984, nel mercato all’ingrosso di Catania, il pistacchio sgusciato raggiunse il prezzo di 16.000 lire al Kg., un anno dopo (anno di raccolta) L. 21.000 per toccare nel 1986 un massimo di 22.000 lire. Per la stessa quantità oggi (novembre 2011) si spendono circa 32,00 / 35,00 euro al chilo.
| IL NUTRIZIONISTA Una difesa di ferro per il sistema nervoso Il pistacchio, come tutta la frutta secca, favorisce l'abbassamento dei livelli di colesterolo, riducendo il rischio di arterosclerosi e cardiopatie. Lo sostengono diversi studi, e lo conferma Enza Mazzaglia, docente di Scienze dell'alimentazione all'Istituto alberghiero di Catania, che aggiunge: «Il pistacchio, in particolare, contiene vitamina A ed è ricco di ferro e fosforo, elementi che lo rendono molto indicato come tonico e ricostituente del sistema nervoso». «È stata l'Università di Catania - precisa l'esperta - a studiare le proprietà del pistacchio, arrivando alla conclusione che la presenza di biofenoli, acido gallico ed ellaginico, proantocianidine, resveratrolo, isoflavoni e tocoferoli gli conferiscono notevoli capacità di potenziamento delle difese dell'organismo nei confronti dei radicali liberi, che possono contribuire all'insorgenza di gravi patologie di carattere cardiovascolare e neurovegetative». In occasione dell'ultima edizione della sagra del pistacchio a Bronte, l'assessore regionale all'Agricoltura, Giovanni La Via, ha sottolineato l'importanza di queste ricerche. «C'è una ragione in più - ha detto - per sostenere la produzione del pistacchio. Non solo in quanto elemento di identificazione del territorio, ma anche per le sue numerose proprietà salutistiche». [Leonardo Lodato] (tratto da Terra, periodico edito dall’Assessorato agricoltura e foreste della Regione siciliana, n. 3/4 di settembre/dicembre 2007) | DIETE SANE
Pistacchio batte colesterolo I pistacchi sono stati alla base della dieta di molte popolazioni preistoriche e anche se ora sono relegati al ruolo di aperitivo, hanno dimostrato insospettate doti per combattere il colesterolo. Sarah Gebauer, della Penn State University statunitense, ha condotto uno studio su un gruppo di volontari suddivisi in tre gruppi, nutriti con una dieta standard: tre diverse quantità di pistacchio, nulla, 42 o 85 grammi al giorno. Per evidenziare eventuali effetti positivi, ciascun gruppo ha provato tutte le diete per quattro settimane con intervalli di due settimane tra una e l'altra. Normali esami del sangue hanno permesso di dimostrare che la dieta più ricca di pistacchi produce, in quattro settimane, una riduzione pari al 11,6 per cento del colesterolo cattivo, responsabile di problemi cardiovascolari. L'effetto è risultato proporzionale alla dose. [Aldo Conti, L’Espresso, n. 42 del 25.10.2007, rubrica “Salute”] E il pistacchio diventò cosmetico
Da Bronte, capitale del cosiddetto "oro verde, arriva l'ultima innovazione in tema di bellezza: un olio curativo per la pelle ricavato dal famoso frutto. A produrlo l'azienda Marullo...
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Pistacchio. le varietà italiane
Il panorama varietale italiano è piuttosto contenuto e fa riferimento alle cultivar del germoplasma siciliano: “Bianca” (sinonimo: Napoletana), “Femminella”, “Natalora” e “Agostana”. Bianca rappresenta in pratica l’unica varietà coltivata, le altre hanno una diffusione prevalentemente locale. Altre cultivar di interesse minore sono “Silvana”, “Cerasola”, “Cappuccia” e “Insolia”, con caratteristiche carpologiche nel complesso assai simili alla Bianca: frutto medio piccolo, forma da allungata ad ovale, percentuale di deiscenza bassa, colore verde dei cotiledoni. Una varietà locale a pasta verde, coltivata nella Sicilia Occidentale, di un certo interesse per l’elevata deiscenza è “Gloria”. Ancor più ristretto risulta essere il panorama varietale di cultivar maschili. Solo recentemente si è cominciato a prestare attenzione al problema della selezione e valutazione di genotipi maschili di P. vera, mentre sino a non molti anni fa era nozione comune tra gli agricoltori che il terebinto maschio costituisse il naturale impollinatore del pistacchio. Da indagini condotte in numerosi pistacchieti del comprensorio Etneo è emerso che in alcuni impianti le piante maschili di P. vera non superano l’1% del totale di quelle coltivate, mentre è noto che un rapporto ottimale maschi/femmine è di 1 a 8. Nelle aree pistacchicole siciliane i maschi spontanei di terebinto tendono a fiorire con sensibile anticipo rispetto alle piante femminili della cultivar “Bianca”, con conseguenze negative sull’impollinazione e, quindi, sulla fruttificazione. E’ oramai accertato, inoltre, che il polline di terebinto ha, nei confronti dei fiori femminili di pistacchio, una minore capacità fecondativa, rispetto ai maschi di Pistacia vera. (Fonte Following Pistachio Footprints) |
«Non ci sono pari o eguali al vostro pistacchio. E' la natura che vi ha regalato questa prelibatezza che sono certo riuscirete ad esportare anche sulla Luna, perché nessuno, dico nessuno vorrà perdersi il gusto del pistacchio per eccellenza nel mondo». (Gianfranco Vissani) |
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