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43 anni alla guida dell'Oda, 14 Aprile 1961 - 14 Ottobre 2004

Mons. Antonino Calanna

Ricordi di padre Nino, perché “vivere è ricordarsi”

Mons. Antonino Calanna«Il 14 aprile del 1961, chiamato da S. E. Mons. Guido Luigi Bentivoglio e Mons. Nicolò Ciancio (Vicario Gene­rale) fui incaricato a dirigere la P.O.A. (Pontificia Opera Assistenza) che aveva sede in via Ughetti n. 59 a Catania».

E’ mons. Antonino Calanna che – cin­que anni dopo il suo «licenzia­men­to», nel 2009 - scrive «una sua verità» fotografando quanto accaduto lungo gli oltre 43 anni di guida dell’Oda.

«A Ottobre del 1961 - continua padre Nino - sia Mons. Carmelo Scalia che Mons. Nicolò Ciancio mi imposero di lasciare il piccolo Seminario di Bronte per interessarmi esclusivamente della P.O.A., dalla quale era stato allontanato P. Francesco Urzì per problemi relativi al “Villaggio Madonna degli Ulivi” di Viagrande di cui parlerò in seguito.

L’allora Presidente Mons. Carmelo Scalia mi affidò tutto e le sue appa­rizioni in ufficio divennero sempre più rare.

Il Consiglio di Amministrazione era composto da Mons. Carmelo Scalia con funzioni di Presidente, da me quale vice-presidente e direttore generale, e dal Sac. Mario Santagati come consigliere e segretario. Il primo bilancio del 1960 fu chiuso con un passivo di L. 21.000.000 (ventuno milioni di lire) così come risulta dal libro dei verbali: (oggi a quanto in valuta attuale tenendo conto dell’inflazione ammontereb­bero?).

Venendo dal Piccolo Seminario dove il bilancio era di poche migliaia di lire, la cifra mi sorprese ma non mi preoccupò. Per svolgere la sua attività la P.O.A. disponeva di alcuni immobili, la proprietà dell’Ufficio di via Ughetti n. 59, composto da 5 vani; un Istituto a San Giovanni La Punta chiamato “Sole e Gioia”, ove erano ricove­rati oltre 100 ragazzi; un complesso in comodato dal demanio marittimo, chiamato “Excelsior” di fronte al mare della Plaia, che ospitava ragazzi dalla V elementare alla terza media; e la proprietà di una casa di 8 vani per villeggiatura a Milo. Gli impiegati non raggiungevano le sessanta persone.

Nel periodo estivo vi era un’intensa attività con le “colonie-marine” all’Istituto Excelsior e collinari a San Giovanni La Punta. Per la Mon­tagna “occupavamo” gli edifici scolastici di Bronte, e/o di Biancavilla, e/o di Belpasso e Zafferana.

Per avere una propria sede, un pomeriggio del 1962, con Mons. Car­melo Scalia andammo a trovare P. Salvatore Nicolosi, (oggi vescovo emerito di Noto) parroco di Pedara che ci mostrò a Tardaria un terre­no, un tempo coltivato a vigneto.

Acquistammo tredicimila metri quadrati, con la speranza di costruire un edificio da adibire a colonia permanente. Nello stesso anno e, precisa­mente, il 5 marzo del 1962, Mons. Scalia ed io ci recammo presso lo studio del notaio Eusebio Mirone per firmare l’atto costitutivo dell’O.D.A. di Catania (sulle fondamenta della P.O.A., che andava a finire i suoi giorni) come Ente Ecclesiastico riconosciuto poi il 24 aprile del 1963, con decreto n. 819, dalla Presidenza della Repubblica come Ente Morale.

Nello stesso anno, Mons. Scalia diede le dimissioni ed io fui nominato Presidente, carica che mi fu rinnovata, di triennio in triennio, fino al 14 ottobre 2004, giorno in cui alle ore 11, il Vicario della Diocesi Mons. Agatino Caruso mi comunicava per telefono che l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina stava per venire in via Ughetti per insediare il nuovo Presidente, Mons. Alfio Russo.

Non mi restava altro da fare che prendere la mia agenda e andarmene a casa, dopo 43 anni di servizio alla Diocesi». (…)

Questo ciò che, poco dopo essere stato sfiduciato dalla Curia catanese, scrive mons. Antonino Calanna in un opuscolo (Cronaca... per una storia, 14 Aprile 1961-14 Ottobre 2004) per «consegnare alla memoria futura la "storia" dell'Opera Diocesana Assistenza di Catania» e per «ricostruire un cammino lento e progressivo che è costato sacrifici e lotte, ma che è stato poggiato su un incrollabile convincimento, quello di mettersi dalla parte dei più deboli, perché fisicamente provati, fratelli silenziosi le cui invocazioni di aiuto andavano ascoltate dalla comunità cristiana».

Ed è con questo spirito ma anche con la competenza, la dedizione, il coraggio e soprattutto la molta intraprendenza che lo hanno sempre contraddistinto che padre Nino Calanna in quarantaquattro anni di gestione ha diretto l’Opera Diocesana di Assistenza facendola in pochi anni diventare un importante realtà, un punto di riferimento al servizio delle classi sociali più deboli e disagiate della Sicilia.

Sotto la sua direzione l’ODA ampliò ed intensificò sempre di più la presenza nel sociale e nella assistenza alle fasce più deboli della popolazione: ha costruito case-famiglia per assistere minori in condizioni bisognose, ha dato assistenza riabilitativa in favore di portatori di handicap o nella prevenzione della tossicodipendenza, ha gestito colonie per bambini dando aiuto e protezione ad adolescenti che in mancanza sarebbero dovuti andare in un carcere minorile.

In quaranta anni sorsero, fra tante altre realizzazioni, una colonia montana a Tardaria di Pedara (1968), l’Istituto “A. e V. Pecorino” di Sant’Agata Li Battiati (1972), il Villaggio San Francesco in Ragalna, il Centro Maria SS. del Carmelo (per adolescenti portatori di handicap), case-famiglia ed un Centro sociale (“Il Sentiero”) rivolti ad alleviare il disagio giovanile della Città di Catania (vi arrivarono ad operare circa trenta dipendenti che assistevano oltre 200 giovani tossicodipendenti) che – scrive lo stesso mons. Calanna - «ebbero benefici effetti per tanti, tanti giovani che ritrovarono la strada della responsabilità personale».

Encomiabili e meritori i programmi portati avanti quali l’assistenza ai minori abbandonati, agli orfani in condizioni disagiate ed anche agli anziani con un ricovero (l’Oasi di S. Bernardo) e numerose anche le iniziative collaterali ai compiti dell’Oda quali consultori familiari, coope­rative, associazioni di genitori, di donatori di sangue o di istituti religiosi assistenziali o socio-sanitari, corsi professionali e, nell’ambito del turismo provinciale e regionale, il Villaggio Madonna degli Ulivi in Viagrande che, debitamente ristrutturato, fu portato alla massima efficienza.

Nel 1985, unitamente ai sacerdoti Alfio Fisichella e Antonino Fallico, mons. Calanna fondò anche un giornale: il settimanale diocesano “Prospettive” (attualmente passato alla Curia) che suscitò curiosità, preoccupazioni ed anche qualche aspra critica nell’ambiente ecclesiastico.

Insomma sotto la guida di mons. Antonino Calanna l’Oda è riuscita a realizzare in quattro decenni moltissime strutture sociali nel campo della disabilità, degli anziani, dei minori in difficoltà, dei malati di mente, della formazione professionale ed oltre a diventare una visibile, utile, realtà produttiva nella società etnea ha inciso tantissimo nel tessuto socio-economico della Provincia di Catania.

E' cresciuta nel tempo sopratutto nel settore educativo-assistenziale verso i minori ed i giovani grazie all'instancabile impegno di Mons. Calanna che ha speso le sue migliori capacità ed energie per "mettersi dalla parte dei più deboli". Ma, come si dice, la riconoscenza non è di questo mondo.

Mons. Calanna fu chiamato a dirigere l’allora Pontificia Opera Assistenza da Mons. Guido Bentivoglio nel 1961; la nomina di Presidente dell’Opera Diocesana Assistenza di Catania gli fu rinnovata dai vari arcivescovi che si sono succeduti nella diocesi (Pio Vigo, Picchinenna, Bommarito) ogni tre anni. L’ultima volta – per un altro triennio – il 3 novembre 2003 da parte dell’Arcivescovo Salvatore Gristina che, però, un anno dopo, il 12 ottobre 2004, inaspettatamente “lo dimette” nominando un nuovo Presidente.

A mons. Calanna – come scrive lui stesso - non restò altro da fare che «prendere la sua agenda ed andarsene a casa dopo oltre 43 anni di servizio alla Diocesi». Non gli fu dato il tempo nemmeno di salutare i settecento collaboratori e dipendenti che ringraziò alcuni giorni dopo (il 25 ottobre) inviando loro questa lettera:

«Il 14 aprile 1961, chiamato da S.E. Mons. Guido Luigi Bentivoglio e Mons. Nicolò Ciancio, sono venuto da Bronte a Catania a dirigere la P.O.A. Assieme al compianto Mons. Carmelo Scalia il 5 marzo 1962 ho avuto la possibilità di donare un piccolo bene che, unito ad altri, hanno creato il piccolo patrimonio per fondare l’ODA di Catania.
Alle ore 11 del 12 ottobre 2004 mi viene comunicato, via telefono, che è stato nominato un nuovo Presidente dell’ODA e quattro Consiglieri (su sei). Poiché non erano previste, né vi era il tempo di dare le consegne, ho dedotto che dovevo andare a casa. Voglio per ora stendere un velo di silenzio e di prudenza sull’avvenimento e poiché non mi è stata data la possibilità di salutarvi, invio questo scritto.
Ringrazio tutti per la dedizione, sacrificio e lealtà che avete avuto verso l’Ente. Penso di avervi voluto bene e rispettato e se c’è stato qualche malin­teso o incomprensione con qualcuno, chiedo scusa. Vi esorto ad adempiere il vostro dovere, perché Dio lo vuole, perché i nuovi superiori se lo aspettano, perché soprattutto gli assistiti hanno bisogno della vostra dedizione, onde assicurare a voi e alle vostre famiglie il giusto sostentamento.
Per il senso di smarrimento e perplessità che si è venuta a creare, e di solidarietà nei miei riguardi, unitevi alla mia preghiera perché tutto venga superato e dimenticato.Fatevi rispettare come io vi ho sempre rispettato.
Raccontano che un tale disse che non sempre il “diritto viene ben interpretato e che le manipolazioni prevalgono”. Mi permetto di dire che il tempo è galantuomo! Augurandovi serenità e buon lavoro, vi saluto affettuosamente.»

Il 2 Giugno 2009, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mons. Antonino Calanna è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere del­l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per aver dedicato la propria vita al servizio della Chiesa e dei più deboli.

(B.I., Dicembre 2009)
 

24 Ottore 2004

«ODA». La decisione non ancora resa pubblica dall'arcivescovo. Al vertice del colosso assistenziale don Alfio Russo, parroco a Fleri

Cambio all'Opera diocesana

Monsignor Calanna «lascia»

Cambio all'Opera diocesana di assistenza, l'«Oda». Lo «storico» presidente, mon­signor Antonino Calanna, lascia.
Dovrebbe cedere il posto a monsignor Alfio Russo, parroco a Fleri di Zaf­ferana. Fino­ra nessuna comunicazione ufficiale della decisione, che porta la firma dell'ar­civescovo Salvatore Gristina e appare clamorosa, specie in con­si­derazione della notorietà di padre Calanna e delle dimensioni dell'Opera. Impossibile, ieri, ricevere conferme dai diretti interessati.

Fuori sede l'arcivescovo, mentre ai recapiti dell'«uscente» e del suo possibile «suc­cessore» rispondevano soltanto le rispettive segreterie telefoniche. Nel sito dell'«Oda», ancora in queste ore risulta in buona evidenza il nome di Calan­na. Per i «navigatori» di Internet lui è ancora il presidente di que­st'organizzazione, che fu fondata nel '62 ma dopo appena un anno venne riconosciuta come ente morale con decreto del Presidente della Repubblica dell'epoca.

Attualmente, l'Opera svolge servizio di assistenza a favore dei portatori di handicap, dei minori, degli anziani e dei tossicodipendenti. Inoltre, è attiva nei settori della for­mazione e del turismo. Insomma, un colosso che assicura lavoro a centinaia di dipen­denti e annualmente presenta un bilancio milio­nario.

Dall'Opera dipendono sigle come «Advs», l'Associazione donatori del sangue, «Geshan», che riunisce i genitori di disabili, e il patronato «Faci», tutti con sede in via Ughetti dove si trova pure il Centro di docu­mentazione «Sentiero». Dispone, inoltre, di quattro centri di riabilitazione per handi­cappati: a Pedara e San Giovanni La Punta, viale Kennedy e via Taranto in città.

All'Opera diocesana, inoltre, fa capo la Comunità-Alloggio per minori «Sole e Gioia» con sede in via Garibaldi a Sant’Agata Li Battiati. [Gerardo Marrone, Giornale di Sicilia, 24 Ottobre 2004]

Nelle tre foto sopra a destra: il Presi­dente della Regione on. Francesco Coniglio (a sinistra), il sac. Antonino Calanna  ed il sen. Domenico Magrì all'inaugu­ra­zione a Pedara di Maria SS. del Carmelo - Mons. Bentivoglio inaugura l'Istituto Pecorino a Sant'Agata li Battiati (al centro il sen. Biagio Pecorino) - L'inau­gurazione dell'Istituto Madonna di Lourdes a Nicolo­si: da sinistra Rino Nicolosi, Presidente della Regione, Mons. Picchinenna, il prefetto di Catania, Virga, e (a destra) il sac. Calanna fra un gruppo di operatori.

Mons. Antonino Calanna è morto a Catania, all'età di 92 anni,  il 3 Dicembre 2019.

Leggi pureVivere è ricordarsi, alcuni ricordi di Mons. Antonino Calanna  /  La scomparsa di Padre Antonino Calanna, imprenditore della carità e dell’inclusione, in Cronaca Oggi Quotidiano / «Ricordando padre Antonino Calanna»





BRONTE DANZA NEL MONDO

Maestri brontesi sfornano giovani talenti

Antonella Grigoli e Dario Biuso Dario Biuso, Antonella Grigoli e le loro "stelle"

Giorni fa abbiamo accennato ad un trappitaru brontese, che in giro per l’Italia raccoglie prestigiosi riconoscimenti per l’alta qualità dell’olio di oliva che riesce a produrre. Tanta fatica, ottima tecnica e materie prime locali aggiunte alla professionalità ed alla serietà nella lavorazione delle olive alla fine gli danno un prodotto di qualità riconosciuto e premiato.

Altrettante fatiche, tecnica e “materie prime” locali utilizzano il maestro e coreografo Dario Biuso e la maestra Antonella Grigoli che in questi ultimi due anni hanno portato la danza a Bronte raggiungendo in breve tempo un livello veramente eccelso.

Con le loro professionalità ed esperienza hanno formato e preparato giovani talenti, curato le coreografie e ottenuto vittorie in concorsi Internazionali e Nazionali. Ciò ha permesso di acquisire sempre più prestigio e di essere invitati a importanti eventi, galà, rassegne, manifestazioni e festival  della cultura Tersicorea.

Molti i riconoscimenti ed i premi recentemente ottenuti dalle giovani promesse brontesi che, in considerazione dei brillanti risultati ottenuti in Italia ed all’estero, ci vien da dire che promesse più non sono ma realtà. Eccoli i nomi ed i risultati ottenuti dalle nostre piccole “stelle”.

Saitta Viviana, entra nella Scuola del Teatro dell’Opera di Roma nell’anno accademico 2008/2009. L’anno successivo si classifica prima nella categoria Junior nella finale Europea nel concorso “Youth America Grand Prix”, quindi va come finalista a New York City. Ha vinto borse di studio presso Hochschule fùr Musik und Theater Mùnchen ballet Akademie (Germany), Princess Grace (Montecarlo), John Cranko School (Germany). E’ ancora prima nella categoria allievi sezione classico-neoclassico nel VI concorso nazionale di danza “La stella di domani 2010”, ricevendo i premi speciali “La stella di domani”, “Nati per la danza” e “Premio della critica”.

Inoltre ha vinto una borsa di studio e viene invitata a frequentare i corsi di studio presso L’Accademia Interna­zio­nale Coreutica di Firenze diretta da Elisabetta Hertel e, ancora quest’anno, si classifica seconda, nella categoria medium sezione classico, al concorso “Grand Prix Dance Festival”.

Di Silvestro Stefania, arriva tra le prime sei all’audizione per la Scuola del Teatro Dell’Opera di Roma per l’anno 2008/2009.

L’anno dopo, nel 2009, ot­tie­ne prestigiosi ricono­sci­menti quali il 1° posto con borsa di studio come “Futu­ra promessa della danza” nella categoria Junior  al con­corso Nazio­nale F. I. D. “Ballando Bal­lando”, il 1° posto nella categoria Junior al concorso “Incon­trando la Danza” ed il 2° posto nella categoria Junior al concorso “Grand Prix Dance Festival”. E’ anche finalista al concorso Internazionale “Sicilia In”.

Nel 2010 raggiunge ancora due prestigiosi traguardi: è prima nella categoria medium sezione contemporaneo al concorso “Grand Prix Dance Festival” e nella categoria allievi sezione moderno-contempo­raneo del VI concorso nazionale di danza “La stella di domani”, inoltre viene invitata a frequentare i corsi di studio presso l’Accademia Internazionale Coreutica di Firenze diretta da Elisabetta Hertel ed ottiene borse di studio estive per studiare con Bella Ratchynskaya, Ivan Tzanov, Ozen Corbel, Veronica Paperini.

Sciarotta Ausilia, entra nella compagnia del Bellini Juniur Ballet del Teatro Massimo Bellini di Catania.

Grigoli Silvia, Montagna Manuela e Grigoli Antonella, l’anno scorso sono arrivate seconde nella categoria Major al concorso Nazionale F. I .D. “Ballando Ballando”; hanno vinto il 1° posto nella categoria Major al concorso “Incontrando la Danza” ed il 2° posto nella categoria Major al concorso “Grand Prix Dance Festival”.

Di Silvestro Stefania e Grigoli Antonella, nel 2009, sono tra le finaliste al concorso Internazionale “Sicilia In”.

Lazzaro Giuliana e Arena Sara, nel 2009 sono prime nella categoria Baby al concorso “Incontrando la Danza” e seconde, sempre nella categoria Baby, al concorso “Grand Prix Dance Festival”.

Caruso Roberta, quest’anno è risultata quarta nella categoria medium sezione classico al concorso “Grand Prix Dance Festival”.

Montagna Manuela, si classifica prima nel programma “Una stella sta nascendo” che ha coinvolto tutta la Sicilia con ospiti illustri quali Luca Zanforlì, Alessandra Celentano, Grazia Di Michele.

E, per ultimi vogliamo citare anche Dario Biuso e Antonella Grigoli: Il maestro e coreografo Dario Biuso, nel 2009, con la coreografia “Incontrasti” ha vinto il 1° posto nella categoria Major al concorso “Incontrando la Danza” ed un premio speciale SIAE come miglior talento emergente della coreografia al con­corso Internazionale “Sicilia IN”; la maestra Antonella Grigoli è entrata nella compagnia “L'Ensamble” di Micha Van Hoecke, una delle compagnie di danza contemporanea più importanti e rinomate del panorama internazionale.

(nL)

19 Maggio 2010
 

Grande danza a Taormina il 9 agosto 2016

ROMEO E GIULIETTA 2.0
«La settimana dedicata a William Shakespeare a Taormina si apre il 9 Agosto 2016 con il balletto Romeo e Giulietta 2.0, nuova coreografia sulle musiche di Petr Il’Ic Cajkovskij con la compagnia Kòreos Ballet e le coreografie di Dario Biuso in scena al Teatro Antico di Taormina. (...)

La particolare versatilità della Com­pagnia Kòreos Danza e le dinamiche coreografie di Dario Biuso eviden­ziano il contrasto tra modernità e tradizione, tra un'estetica contem­poranea e mito classico, dove costumi e scene rispecchiano la realtà dei nostri giorni.

Il balletto si basa interamente sulle musiche composte da Cajkovskij e dedi­cate ai due infelici amanti ed apre la programmazione al Teatro Antico di Taormina dedicata a Shakespeare in occasione del 400° anni­versario della sua morte ».

[News da Taormina Festival, 9 Agosto 2016]

 
Leggi pure: Dario Biuso, un artista internazionale alle pendici dell'Etna (Luglio 2018) / Dario Biuso e la Terza edizione del "Trinacria Ballet" (Novembre 2019) / Andrea Marino l'«angelo» della danza (Gennaio 2022)




Storie di aziende che conquistano i mercati internazionali

CLAUDIO LUCA, BACCO SRLClaudio Luca

Il brand siciliano diventato internazionale

Dal Pistacchio al Panettone, dalle Paste ai Pesti
Così Bronte gira il Mondo

I prodotti di Bacco sono pensati per l’estero, non per il mercato italiano

Quando si vuol vendere all’estero, l’anima del commercio non è più solo la pubblicità.

Elementi vincenti sono anche l’innovazione, la qualità e la tipicità. Lo ha capito Claudio Luca, che nel 2006 ha lanciato, con la Bacco srl di Bronte (Catania), il mito della “terra di Bacca”: una boutique collection nella quale fioriscono rivisitazioni in chiave moderna delle antiche ricette della tradizione brontese, patria del “pistacchio verde Dop”.

Dismessa la stantia immagine della nonna, rappresentata dal classico tovagliolo a quadri legato al coperchio del barattolo di vetro, l’imprenditore ha declinato il pistacchio e la frutta secca in tutte le sfaccettature, creando il panettone di pistacchio e, a seguire, paste, pesti, creme, torte, cioccolato, croccanti, liquori: tutti prodotti nuovi per la tavola di ogni giorno, con varianti estese ad altre materie prime certificate come la mandorla di Avola, le nocciole di Castiglione di Sicilia, gli agrumi, il miele, l’olio extravergine d’oliva e lo spumante.

Il tutto affidato a un’azienda moderna, a qualità certificata, dotata di esperti di marketing internazionale che hanno saputo sostenere il brand sui mercati esteri.

«È tutto creato da noi nei nostri laboratori, naturalmente e senza conservanti - spiega orgoglioso l’amministratore Claudio Luca - se per un secolo la gente ha comprato il barattolo di pesto alla genovese, adesso non ha difficoltà a comprare quello di pesto di pistacchio. Il segreto sta nell’affrontare il marketing internazionale in maniera seria, con un’organiz­zazione capace e attrezzata, con studi pre­paratori sui mercati e soprattutto portando i buyers in azienda per verificare direttamente il territorio di prove­nienza, le caratteri­stiche della lavorazione, i ricettari per chi non ha tempo di cucinare».

Fra gli eventi più recenti, la partecipazione a un incontro incoming con 25 operatori statunitensi della Gdo a Catania, lo scorso ottobre, organizzato daIl’ICE-Agenzia, che ha aperto nuovi rapporti.

Ma Claudio Luca non si ferma mai: «Trascorro metà del tempo all’estero - riferisce l’imprenditore - e in questi mesi siamo stati a Vienna, a Taiwan, abbiamo acquistato uno spazio all’Expo, stiamo andando a Tokio».

Così, se nei Paesi asiatici emergenti la cultura gastronomica si è da poco aperta al made in Italy, i prodotti della “terra di Bacco” si trovano da tempo non solo negli scaffali della grande distri­buzione, ma soprattutto nei negozi specializzati in Europa, negli Stati Uniti e ora anche in Australia, «perché - sottolinea l’amministratore di Bacco srl - l’Italia è diventato un mercato meno affidabile, quindi i nostri prodotti sono pensati per l’estero.
Ci siamo concentrati sulle visite di clienti in azienda per poi andarli a trovare a casa loro. Ci siamo espansi in Europa, siamo in America malgrado il mercato sia molto protettivo, stiamo avendo successo in Australia e, avendo suscitato interesse in Brasile, sviluppe­remo la ricerca sul packaging perché i nostri prodotti privi di conservanti non possono affrontare lunghi viaggi in container».

Una rapida crescita che, se soddisfacente, ha creato qualche pro­blema: «Spesso riceviamo più ordini di quanto possiamo produrre. Si tratta di lavorazioni stagionali. Ad esempio, i panettoni vanno consegnati entro ottobre. E questa è la principale quota del nostro portafoglio. Ecco perché stiamo investendo nell’amplia­mento della produzione in un nuovo e più grande capannone».

Di fatto, Bacco srl non ha concorrenti «non perché siamo i più bravi - chiarisce Claudio Luca - ma perché a Bronte siamo tanti piccoli produttori di cose diverse, di fronte a un mercato vastissimo. Ognuno ha la sua nicchia».

[Tratto da Il Mezzogiorno che esporta, Storie di aziende che conquistano i mercati internazionali (luglio 2015), pubblicazione edita da il Corriere del Mezzogiorno, sulle attività di rilevazione dei casi di successo delle aziende che hanno parte­cipato ad iniziative del Piano Export Sud] 

Immagini prese dal sito web della Bacco srl. «Il laboratorio artigianale sperimentale  - vi si leg­ge - sito in Bronte trae origine dalla rivisitazione in chiave moderna delle ricette tradizio­nali a base di pistacchio, superando i limiti storici delle stesse donandole un accattivante design. Punti cardine : PanBacco (panettone al pistacchio) La Golosa di Bacco (crema dolce di pistac­chio spalmabile), Pesto alla Brontese (unici depositari della ricetta del pesto di pistac­chio registrata con copyright)».
Nella foto a sinistra in basso, Claudio Luca, ammini­stra­tore della Bacco srl,  è con Giorgio Bar­chesi, per i molti fan semplicemente Giorgione, uno dei volti più noti del Gambero Rosso Chan­nel.
«La terra di Bacco - scrive Claudio Luca nel suo sito web - è Bronte, sulle pendici dell’Etna. Que­sto caratteristico paese è rinomato per la produzione di una pregiata varietà di pi­stac­chio, co­no­sciuto appunto come ‘pistacchio di Bronte’ e così buono e profumato da essere stato ribat­tezzato ‘oro verde dell’Etna’».


Tre Stelle al Superior Taste Award 2016 per l'Azienda Bacco srl




QUELLI CHE START UP
Aziende incubate nelle Università, per consentire ai giovani di fare esperienza e, nei casi più fortunati, di mettersi in proprio. Sono le spin off accademiche, un'alternativa al lavoro che non c'è?

L'Emdea Junior Consulting di

Andrea Batticani

Dalla Sicilia ad Atlanta, passando per Utrecht e approdando a Roma. Dove, con i suoi compagni d'avventura, studia Economic and business alla Luiss Guido Carli e con cui ha fondato Emdea Junior Consulting, giovane progetto imprenditoriale in grado di offrire soluzioni concernenti le operazioni aziendali quotidiane, il marketing e il management finanziario.

Protagonista di questa storia è Andrea Batticani, 21 anni e un curriculum di respiro internazionale cominciato a 16 quando da Bronte, nell'entroterra catanese, ha deciso di partire per lo stato ameri­cano della Georgia ampliando i propri orizzonti, imparando una nuova lingua e iniziando a mettere le basi per un solido percorso professionale. Corroborato dall'esperienza olandese in Erasmus  dalla condivisione di un corso accademico con altri coetanei dotati di grande determinazione. Quella di provare a farcela con le proprie idee. Così è infatti per gli altri componenti del progetto Emdea: Marwin Brost, 22 anni e un'infanzia vissuta in Toscana nonostante le origini tedesche, Bartolomeo De Vitis, 20 anni di Roma ma con una formazione scolastica passata tra l'Australia e gli Emirati Arabi, Alberto Loddo, 21enne calabrese e Giacomo Dalla Chiara, 22 anni di Vicenza.

«La nostra missione è quella di creare un continuo scambio di informazioni tra il mondo universitario e le aziende che dia la possibilità alle piccole e medie imprese di accedere a servizi di consulenza di qualità e a idee innovative a prezzi competitivi», racconta Andrea, vicepresidente del gruppo.


Andrea Batticani (secondo da sinistra) con «i suoi compagni d'avventura» della Emdea. «Learning by doing» recita il motto del loro giovane progetto imprenditoriale.

Nel suo piccolo, Emdea funziona come un vero e proprio incubatore di idee, con un obiettivo, ambizioso e già ben chiaro.

«In futuro ci proponiamo di associare i migliori talenti del Paese», spiega Andrea, «così da creare una classe dirigente molto più preparata di quella attuale, trasmettendole un modello di business innovativo e volto all'internazionalizzazione e all'integrazione globale.»

Intanto le prime esperienze, anche con clienti stranieri, hanno messo alla prova il quintetto della Luiss con ottimi riscontri. «Fra i progetti più interessanti in cui siamo stati coinvolti ci sono stati l'analisi di marketing che abbiamo svolto per un'associazione locale di Sheffield, in Gran Bretagna. E poi, ancora, un triplice business plan per potenziali franchisees in tre città degli Stati Uniti, commissionati da un cliente della Virginia che produce protesi automatizzate per la dambulazione o un'analisi di mercato per trovare potenziali clienti in Italia, che ci ha richiesto un'impresa tedesca che gestisce una discarica per rifiuti industriali in Baviera».

Ma quanto è difficile, per una giovane startup, tuffarsi nella realtà imprenditoriale, interfacciandosi magari con organizzazioni di respiro internazionale? A chiarirlo a Campus è Marwin, presidente di Emdea. «Effettivamente uno degli ostacoli maggiori è stato per noi quello di relazionarsi con le istituzioni, ma grazie anche alle competenze che abbiamo acquisito nelle nostre esperienze all'estero, ci siamo in fondo districati abbastanza bene. Anche se, per i tanti giovani come noi che vogliono sviluppare i propri progetti, servirebbe un appoggio costante da parte degli organi competenti e anche degli atenei». In modo, magari, da contribuire a valorizzare i talenti in Italia, senza lasciare che, scoraggiati, tentino la fuga come proprio il direttore generale della Luiss, Pierluigi Celli, aveva auspicato qualche mese fa per le generazioni di neolaureati odierni.
«Con il background formativo e culturale che io e i miei compagni abbiamo acquisito», continua Alberto, responsabile delle risorse umane, «sfruttare le allettanti opportunità di studio e lavoro che ci offrono all'estero potrebbe essere interessante. Ma nonostante questo, credo che il nostro Paese sia un ottimo bacino di talenti e abbia tutte le potenzialità per competere su scala globale». Senza lamentarsi più di tanto della crisi, ma imparando anche dagli errori e rischiando in prima persona. «Learning by doing», insomma, così come recita il motto dei giovani di Emdea. [Gabriele Cavallaro]

[Da Campus, il primo mensile degli studenti, n. 217, Marzo 2010]


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