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Santuario della Madonna Annunziata

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L'oratorio di Gesù e Maria

L'Oratorio di Gesù e Maria, costrui­to adiacente alla parte sinistra del prospetto della chiesa, ed ad essa annesso, è ancora oggi la sede dell'omo­nima Confrater­nita, fondata del XVI secolo, ed un tempo una delle più importanti ed organizzate associazioni brontesi di questo tipo.

L'esterno dell'oratorio è poco signi­ficativo sovrastato com'è dal mae­stoso prospetto del Santuario nel quale si confonde e si integra.
Basta attraversare però la piccola porta per trovarsi in un luogo delizioso: una piccola chiesa, a navata unica, semplice e lineare, ricca di documen­tazioni e di opere d'arte, dimostrazione della profonda religiosità che animava un tempo la vita delle confraternite.

Di particolare interesse gli affreschi centinati raffiguranti Gesù Cristo e vari santi quasi tutti dipinti nella prima metà del XIX secolo che coprono le pareti che il Radice stranamente definisce "grossolani".

Quasi tutti sono opera di artisti brontesi; rappresentano figure di di santi e, in un angolo della parte bassa, riportano le sembianze dei tesorieri della Confraternita che a proprie spese fecero eseguire le pitture.

Poco conosciute e tutelate stanno però irrimediabilmente scompa­rendo e necessitano di maggiore protezione e di un urgente restauro.

All'interno sulla parte alta della porta leggesi:

Bronte, Oratorio di Gesù e Maria, interno

Aedicula sumptibus sodalium Jesu et Mariae excitata, anno Dom. 1792, ut in tabulis D. Cesarii Cannata, die 25 Januari 1801. In alto è l’anno della decorazione della chiesuola.

Nell'Oratorio, nel 1880, abitarono i PP. Minoriti. Di seguito documentiamo alcuni affreschi che adornano la chiesuola.

Altri affreschi, come quello posto nella terza arcata della parete destra che raffigura la Madonna con Gesù Bambino tra San Luigi Gonzaga e San Stanislao (170 cm. per 150 di larghezza), sono ormai in uno stato di conservazione tale da rendersi quasi totalmente illeggibili.
  

S. Francesco Saverio. In basso a destra il ritratto del tesoriere Illuminato Giarrizzo che nel suo testamento del 1828 chiese di essere seppellito nell'Oratorio (AN, vol. 361-1 p. 188). L'affresco è murato nella seconda arcata della parete destra.

S. Filippo Neri confessa S. Camillo de Lellis; in basso a sinistra, il ritratto del tesoriere Giuseppe Castro. L'affresco è murato nella prima arcata della parete destra.

Nella prima arcata della parete sinistra, è l'affresco della Trinità e di S. Giuseppe, da cui partono fasci di luce che irradiano il mondo; sconosciuto il nome del tesoriere ritratto nel riquadro.

A destra l'affresco di S. Giovanni Nepomuceno, martire del sigillo sacramentale, con sotto, il ritratto del tesoriere Antonio Coco.

Posizionato nella parete centrale dell’abside, sopra l’altare, trovasi l’affresco di Gesù e Maria con i sim­boli della Passione. L’opera del sec. XIX (come, in ge­nere, tutte le altre dell’Ora­torio) misura cm. 140 cm per 110 di larghezza ed è posta dentro un cornice in stucco modellato e dorato.
A destra l'affresco del "Buon Pastore" murato nella terza arcata cieca della parete sinistra. In basso (a sx) è il ritratto del sac. Diego Dimitilli, con al petto la croce di cavaliere di Malta.

 

Una curiosità riportata da Benedetto Radice: lo storico bron­tese scrive che nel 1700 attiguo all’oratorio doveva sorgere un istituto scolastico ma che le difficoltà economiche e un clero "divenuto più avido e meno generoso" mandarono a monte tutto.

Ecco cosa scrive il nostro storico: «Nell’anno primo del secolo XVIII il clero, venute meno le prati­che cogli Scolopi, (e non mi è riuscito sapere il perchè), si volse alla congrega­zione dei padri dell’ordine dei chierici regolari minori e nel 21 gennaio 1701, con atto presso il notar Giuseppe Chirone, l’arciprete don Giuseppe Papotto, a nome del clero, cedeva a padre Tommaso Schiros dei padri minori la chie­sa dell'An­nunziata e la sua amministrazione per fabbricare ivi accanto alla chiesuola della congregazione di Gesù e Maria una casa di educazione a proprie spese con l’obbligo nei padri di procurarsi le rendite necessarie al mantenimento degli studi di grammatica, filosofia e teologia.

I procuratori della chiesa cedevano pure tutti i beni da lei pos­sessi, le raccolte annue di mosto e di frumento.

Con atto del 6 marzo dello stesso anno i confratelli della con­gre­gazione di Gesù e Maria ratificavano ed approva­vano l’atto precedente, e con altro del 12 marzo dello stesso anno i padri minoriti facevano ratificare la conven­zione da monsignor Ruana abate ed arcivescovo di Monreale.

Ai padri minoriti non riuscì procurarsi il denaro per l'edifizio e le rendite per il mantenimento delle scuole. Il clero, divenuto più avido ed egoista e meno generoso verso il paese, non credette rivolgere a beneficio dei minoriti i legati dei sacerdoti Bellina e Mancani e le cose rimasero così per altro mezzo secolo.

Ma ciò che non poterono i pii sacerdoti Mancani e Bellina, ciò che non volle più il clero, fu riservato ad un povero ed umile figlio del popolo». (Lo storico si riferisce naturalmente al ven. Ignazio Capizzi ed alla costruzione del maestoso Real Collegio che porta il suo nome).

Dicembre 2004

Appoggiato su un ripiano, in una nicchia sul lato sinistro dell’abside, è posta la statua di San Giuseppe e Gesù Bambino. Il gruppo scultoreo a grandezza naturale (S. Giuseppe misura 187 cm. di altezza) è in cartapesta modellata dipinta della prima metà del secolo XIX.

Lo stato degli affreschi è al li­mite della definitiva scom­par­sa. Se non si vogliono cancel­lare del tutto queste preziose testimonianze so­no necessari urgenti inter­venti conservativi.

Nell’abside, ai lati dell'altare sono dipinti due affre­schi di 170 cm. per 100: a sinistra è ritratto l’Arcan­gelo Michele, a destra è l’An­gelo Cu­sto­de. Sullo scu­do dell'Arcangelo la scritta "Quis ut Deus".

La devo­zione a S. Miche­le Arcangelo è stata sempre particolar­mente sentita dai brontesi e un bambino, ve­stito con le sem­bianze di San Michele, con spa­da e scudo riportante stessa dicitura, apre ogni an­no la solenne proces­sione del Vener­dì Santo.
 

Il dipinto di Gesù e Ma­ria tra i simboli della passione. Il qua­dro (olio su tela di 144 cm. x 104), dipin­to nel 1929 da Nunzia­to Pe­tralia «per cura del Te­so­riere Casella Mi­che­langelo», richia­ma quello del­l'altare di Gesu e Maria del San­tuario dell'Annunziata.


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