Nell'immaginario collettivo Maria Santissima Annunziata, Patrona di Bronte insieme a San Biagio, ha protetto nel corso dei secoli il paese da ogni avversità: nelle pestilenze, nelle guerre, in ogni momento di grave difficoltà anche di carattere familiare, sempre il popolo brontese è ricorso alla protezione della Vergine, e in particolar modo quando il pericolo è venuto dalla furia devastatrice dell’Etna. La festa liturgica è il 25 Marzo ed è celebrata annualmente. Ma più del culto ciò che appassiona la comunità è la tradizionale festa di Agosto, la festività più importante e solenne, quella che fa tornare "a casa", oggi come negli anni passati, tantissimi emigranti da ogni parte del mondo. Questi sentimenti d’antica e radicata tradizione e di profonda religiosità hanno origini secolari: la chiesa dell'Annunziata esisteva, infatti, già prima della unificazione dei 24 Casali (1535 - 1548) e l'attaccamento e la devozione alla statua dell'Annunziata risalgono a pochi anni dopo. Ed è in questa occasione, quando per ordine di Carlo V tutte le contrade ed i Casali dovettero riunirsi nell'antica Bronte, che la chiesa fu rifatta e ingrandita e, dopo la consegna e l’arrivo della statua verso il 1543, la nascente nuova città fu messa sotto la protezione della Madonna Annunziata, dando agli abitanti prima divisi e sparsi nei vecchi ventiquattro casali una comune nuova "comune identità". La nascita della festa religiosa si perde dunque nei secoli: scrive il Radice che "la statua è stata portata in processione nelle spaventevoli eruzioni del 1651, 1763, 1832, 1842". E' del 6 Aprile 1693 la concessione da parte dell'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo (all'epoca padrone e dominus incontrastato di Bronte) di una elemosina per «riparo (della Chiesa) come pure per fare ogni anno la festività della Gloriosa Vergine S.ta Maria Annunziata all’11 Gennaro d’ogni anno» (Arch. Nelson, vol. 61, p. 64). Per l'annuale festa del 1717 si spesero 2 onze (circa 900 euro). L'origine delle celebrazioni periodiche agostane in onore dell'Annunziata si fa risalire, invece, al 6 settembre 1821, un anno dopo la rivolta che vide la popolazione brontese scontrarsi violentemente con le forze governative inviate da Catania ed Adrano per sedare tumulti scoppiati a Bronte. I soldati furono costretti alla fuga dalla furia popolare e, narra la leggenda, sopratutto dall'Annunziata che "in veste bianca e con la bandiera in mano sul campo di battaglia, incoraggiava" i brontesi, "e coi suoi occhi ed il suo grido fulminava e spaventava" i soldati. Dal 1821, nel mese di Agosto, con grande fervore e partecipazione, il gruppo marmoreo della Vergine Annunziata e dell’Angelo Gabriele (l’opera del palermitano A. Gagini è conservata nella Chiesa dell’Annunziata) viene portato in processione per le vie del paese su un carro trainato da buoi. Racconta la leggenda del "baratto" e del "viaggio" della statua della Annunziata fino a Bronte e della comune "nuova identità" che gli abitanti dei 24 Casali trovarono nella loro Protettrice. Il carro e i buoi della Festa dell'Annunziata rispettano la tradizione che vuole che la statua della Vergine "...fu barattata da pirati greci ad alcuni pastori brontesi con dell’albaggio (drappo grossolano che si fabbrica in paese). Questi chiesero ad un signore un paio di bovi per trasportare le due statue in Bronte. Egli diede loro due tori selvaggi, indomiti, che alla vista della Vergine s’inchinarono dinanzi e si lasciarono docilmente soggiogare. Lungo il viaggio gli alberi della foresta si scostavano al passaggio del carro. Giunti in Bronte i tori fecero un giro e segnarono il sito dove doveva sorgere più grandioso il tempio". (Benedetto Radice, "Chiese, conventi, edifici pubblici in Bronte", Bronte 1923). Inizialmente si pensava di festeggiare solennemente la Patrona di Bronte ogni dieci anni (probabilmente a causa delle costose attrazioni) e che dovesse celebrarsi la terza domenica di settembre o il 16 dello stesso mese. Con il passare degli anni, e con il crescere del consenso popolare, fu anticipata ad agosto e celebrata con cadenze sempre più ridotte. «Noi ricordiamo - scriveva padre Gesualdo De Luca nel lontano 1883 - che sempre è stata grande, sincera (...), solenne la festa di Maria SS. Annunziata. E' osservabile intanto che nei più remoti tempi dai viventi ricordati questa festa dell'Annunziata si celebrava con grande pompa in ogni decennio, e le forme esteriori d'illuminazioni e di simili cose sapeano di grossolana semplicità. Poi fu fatta ad ogni quinquennio con la sacra processione del marmoreo simulacro, e forme più nobili ed eleganti. In ultimo, con frequenza maggiore, con entusiasmo più vivo, con opere molteplici di religiosa pietà e devozione.» Dai resoconti periodici che il "Comitato Maria Ss. Annunziata" presentava ai brontesi, sappiamo che la festa del 1912 costò 8.365,89 lire (€ 33.482,91). La somma più corposa (L. 3.032) fu spesa per le 4 bande musicali (di Francofonte, Adernò, dei Salesiani e di Bronte) e per dare loro da dormire su pagliericci riempiti con due carri di paglia di segala. Per l'accordamento dei campanili si spesero 13 lire, 11,10 per i cantanti, 0,50 per l'accalappiatore, 352 per lo sparo e 295 per l'illuminazione ad acetilene. Insomma una bella festa che attirò gente da tutta la Sicilia, pagata solo con la questua nelle campagne e le offerte dei brontesi analiticamente resocontate. Durante l'ultimo periodo bellico la festa fu sospesa e trascorsero ben dieci anni (dal 1938 fino ad Agosto 1948) perchè si riprendessero i tradizionali festeggiamenti. In quest'ultimo periodo le solenni festività per l’Annunziata hanno avuto luogo, in genere, ogni 4/5 anni con grandi attrazioni: bande musicali, sfarzosa illuminazione pubblica, archi trionfali, giochi pirotecnici. Come ogni festa patronale, vi è un grande spreco ed una grande ostentazione ed è probabilmente per questo motivo che non viene celebrata anno dopo anno e che, addirittura, dal 2012 è stata sospesa. Resta il fatto che la ricorrenza suscita una grande emozione e commozione ed un afflusso ininterrotto di fedeli verso il Santuario dell'Annunziata. A parte la tradizionale processione per le vie del paese che vedono la statua della Vergine su un carro trainato dai buoi, si svolge nella Piazza Spedalieri una particolare ricostruzione dell’Annunciazione alla Madonna, chiamata la “Volata dell’Angelo”. Al di là degli aspetti folcloristici essa è una cartina al tornasole che misura l’attaccamento e la sensibilità religiosa della collettività brontese ed è talvolta un momento fondamentale di aggregazione sociale con la riunione delle famiglie divise dall’emigrazione. Leggende e altro
Le statue «Bella l’immagine della Vergine protettrice di Bronte!
Bello anche l'Angelo annunziatore che lassù, sull'altare, le sta a fianco. L'Angelo però, invece di due, ha un'ala sola in sugli omeri: il fabbro suo, prima che lo portasse a compimento, fu vittima dell'invidia. Mentre il maestro scolpiva la Vergine, il discepolo scolpiva in segreto l'Angelo. Ora quando il maestro s'accorse, che l'Angelo usciva dal marmo bello e sorprendente come la Vergine, uccise il discepolo; e l'Angelo, incompleto, rimase con un'ala sola». [Da “Terra di Fuoco – Leggende siciliane”, di Giuseppe Cimbali, Euseo Molino Editore, Roma 1887] La statua della Vergine e dell'Angelo è opera dello scultore palermitano Antonino Gagini (il contratto di fornitura, stipulato fra l'artista e, per il popolo brontese, da Niccolò Spitaleri porta la data del 21 gennaio 1540).
Nel 2019, dopo quasi 500 anni, un progetto di restauro del gruppo marmoreo, finanziato dalle offerte dei fedeli, è stato presentato nella stessa chiesa dell'Annunziata. Durante i lavori sono riemersi, fra l'altro, pure i sigilli del committente Niccolò Spitaleri, sulla statua dell’Angelo, e quello dello scultore Antonino Gagini, sulla Madonna. Sopra l’altare maggiore della chiesa è stato “ritrovato”, pennellato di colori, il «Dio padre» finora mancante rispetto ai quattro elementi citati nell’atto notarile del 21 gennaio 1540. Il restauro si è concluso ad Agosto 2020, con una solenne celebrazione tenutasi nel Santuario con il «rito dell’incoronazione» della Madonna. |
La Bandiera
Nella tradizione iconografica brontese l'immagine dell'Annunziata è spesso ritratta, accanto al paese, con in mano una lunga asta che sostiene una bandiera e che uccide un drago dalle sette teste (l'Etna, il Terremoto, la Tempesta, la Guerra, il Peccato, la Peste e la Fame).
Il motivo è legato ad un leggendario episodio che fece seguito ai moti rivoluzionari del 1820 quando, essendosi Bronte unito a Palermo contro i Borboni, nello scontro tra i circa duemila soldati partiti da Catania, comandati dal Principe della Catena e dal capitano Zuccaro, i brontesi ebbero la meglio costringendo soldati e comandanti ad una precipitosa fuga verso Adrano, lasciando alla Colla dove si erano accampati armi e bagagli. Gesualdo De Luca racconta che «...conclusa la pace e ritornata la calma fu dato ordine ai capitani Zuccaro e Catena di recarsi a Bronte coi superstiti soldati per riconciliarsi col popolo (...) si volle che da tutti si cantasse un solenne Te Deum nella chiesa dell'Annunziata (...). Il gran simulacro della Vergine era scoperto.. i capitani ed i soldati stupefatti, inquieti dicevano a sensibile voce: - E' dessa! - Che cosa è? domandavano i Brontesi, - E' dessa la donna che in veste bianca e con la bandiera in mano sul campo di battaglia, che incoraggiava voi, e coi suoi occhi ed il suo grido fulminava noi, ci spaventava». E il Radice dal canto suo aggiunge che «i capitani e i soldati scaltramente coprirono la viltà della loro fuga, gridando al miracolo. Il popolo superstizioso e fantastico credette, e all’intervento della Vergine attribuì la sua vittoria. E alla Timpa, vicino al luogo del combattimento, eresse una cappella votiva. Vi fu dipinta la Vergine, bianco vestita, con la bandiera in mano, a cavallo, i Brontesi attorno a Lei combattendo e lo scompiglio dei nemici. Questa tela in seguito fu tolta, ma si è voluto perpetuare la leggenda, sebbene trasformata, nella tela che ora copre il simulacro, dipingendovi la Vergine con la bandiera, Bronte raccolta dentro il suo manto e ai piedi di Lei l’idra dalle sette teste, i nemici, con questi versi: Vi septem geminae subigis tu dira venena, Hydrae ea virgo potens Bronte repelle tua». L'episodio, leggendario fin che si vuole, è rimasto impresso nella tradizione locale tant'è che l'immagine rappresentata nelle numerose edicole sacre, presenti nel centro storico di Bronte, in genere, rappresenta la Madonna Annunziata, sempre diversa per dettagli, fattura, spesso ritratta accanto al paese ma sempre con una bandiera in mano dalla lunga asta che uccide un drago. Nei primo decennio del 2000 la Patrona di Bronte è stata solennemente festeggiata con una cadenza triennale, molto più riavvicinata rispetto a quanto avvenuto in passato: ad Agosto del 2012 (dal 6 al 15), Agosto del 2009 (dall'1 al 10), Agosto del 2006 (dal 3 al 31) e tre anni prima (dal 3 al 10 Agosto 2003), quando si colse l'occasione del 460° anniversario dell'arrivo a Bronte delle statue dell'Annunziata e dell'Angelo (1543 - 2003).
Il programma e la cronaca della festa del 2003
(27 Luglio - 31 Agosto) 7 Agosto 2003, la festa dell'Annunziata - Si ripete ogni 4 anni fra una folla di fedeli l'arrivo della statua opera della scuola del Gagini Bronte affida il futuro alla sua Patrona E' passato fra una folla di fedeli il carro trionfale della Madonna Annunziata La tradizionale festa di agosto che si ripete ogni 4 anni, nel 460° anniversario dell'arrivo della statua della Madonna a Bronte, ha rinnovato la fede e la devozione dei brontesi nei confronti della Patrona. Così sotto l'«arco trionfale» costruito in via Umberto dai scenografi Riccardo Mangano e Gaetano Tropea, padre Nino Longhitano, e il sindaco della città, dott. Salvatore Leanza, hanno rivolto la loro preghiera alla Patrona fra tantissimi fedeli che hanno accompagnato in processione il lento ed emozionate passaggio del carro fino al Santuario dell'Annunziata, senza mai smettere di pregare e tessere lodi. La devozione dei brontesi verso Maria Ss Annunziata affonda le proprie radici nella storia. Si racconta, infatti, che senza l'intervento della Madonna, Bronte nel 1763, nel 1832 e nel 1843 sarebbe stato sepolto dalla lava che ha minacciato da vicino l'abitato. Tanto è bastato per convincere la religiosissima gente ad eleggerla Patrona della città e festeggiarla ogni 4 anni circa nel mese di agosto, quando si ripete l'arrivo a Bronte della meravigliosa statua opera della scuola del Gaggini, con il primo cittadino del tempo che consegna le chiavi d'oro della Città alla Madonna proprio sotto l'arco di trionfo. Sono due le leggende che narrano l'arrivo della statua. La prima, tramandata da Benedetto Radice in «Chiese, Conventi, Edifici pubblici di Bronte», racconta che la statua fu scambiata da alcuni pastori brontesi con alcuni pirati greci che in cambio della statua vollero l'albagio (caratteristico drappo di Bronte): per trasportare il carro si servirono di due grossi buoi, con gli alberi dei boschi che si spostavano al passaggio del carro. Arrivati in paese i due buoi cominciarono a segnare un cerchio facendo intendere che era lì che doveva sorgere la chiesa dell'Annunziata. L'altra leggenda più suggestiva narra che la nave che trasportava la statua solcando le onde dello Ionio naufragò, ma mentre tutti andarono dispersi, la pesante cassa che proteggeva la statua cominciò a galleggiare fino ad essere raccolta da alcuni pirati saraceni che la scambiarono con i prodotti fatti con il latte del gregge di alcuni pastori brontesi che si trovavano nella Piana di Catania per svernare. |