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Ha creato nel ’67 l’associazione Siciliani nel mondo

Un ponte tra la Sicilia e i suoi emigranti

Domenico Azzia

Ha fatto scoprire l’importanza dell’associazionismo come momento di riaggregazione tra conterranei

Domenico (Mimmo) Azzia, presidente di Sicilia MondoDomenico (Mimmo) Azzia, figlio di Nunzio il notaio fondatore della Dc brontese, è nato a Bronte nel 1925.
Ha compiuto i suoi studi al Real Collegio Capizzi e successivamente a Catania dove si è laureato in Giurisprudenza.

Commendatore della Repubblica, ha esercitato la professione di avvocato e di pubblicista-editore; ha svolto anche attività forense. Coniugato con tre figli risiede a Catania.

Ha lavorato (dal 1956 al ’61) presso l’Amministrazione Provinciale catanese ma la sua principale attività lavorativa l’ha svolta con la Cassa Mutua Commercianti di Catania che ha retto per oltre venti anni come direttore generale prima (dal 1961 al 1980) e come Commissario regionale dopo (dal 1981 al 1982). Ancora oggi, a distanza di oltre 30 anni dal pensionamento, i dipendenti della stessa Cassa ogni anno lo ricordano e festeggiano in occasione del suo compleanno.

Nel 1982 è stato nominato direttore amministrativo pro-tempore dell’U.S.L. 36 di Catania dove ha lavorato fino al 1990 quando è andato in pensione.

Un curriculum di lavoro prestigioso ma abbastanza normale. Ed infatti non è questo che ha caratterizzato la vita di Mimmo Azzia. La sua più geniale intuizione, che gradatamente diventerà anche l’attività principale della sua vita alla quale dedicherà quasi tutto se stesso, è stata quella di far scoprire l’importanza dell’associazionismo come momento di riaggregazione tra conterranei e di ritrovarsi nella comune appartenenza.

L’associazionismo identitario – la sicilianità, il ponte tra la Sicilia e i suoi emigrati sparsi per il mondo - che per mezzo secolo ha creato e mantenuto nei diversi paesi un collegamento culturale, sociale ed umano con quanti hanno lasciato la nostra isola e con i loro discendenti è diventata la missione umana di Azzia.

Questa missione culturale e sociale inizia con la fondazione nel dicembre del 1966 dell’Associazione “Catanesi nel Mondo”, trasformata due anni dopo in "Sicilia Mondo", l’associazione dei siciliani nel mondo.

«Nel 1965, - racconta Azzia - accettai l’invito di un parlamentare di Milano che aveva aperto a Milano il Coi, Centro Orientamento Immigrati, a costituire in Sicilia una associazione di sostegno e di orientamento ai siciliani emigrati nel Nord Italia. Nacque così, nel 1967, “Catanesi nel Mondo”. I primi contatti con i corregionali emigrati nel triangolo industriale del Nord Italia ebbero un ritorno straordinario di sensibilità sulle iniziative prese.
Oggi posso dire di avere raggiunto obiettivi più che sod­di­sfacenti con la creazione di una rete stabile di comuni­ca­zione, scambi e relazioni costruita con le associazioni nell’arco di due generazioni e mezzo, raggiungendo spesso livelli di quotidianità. Un’autentica risorsa culturale e di rapporti umani. Ma anche un servizio storico alla Sicilia. Nel corso dei 45 anni, è stato tenuto vivo il rapporto culturale con le comunità impedendo, così, la cancellazione della identità originaria e la assimilazione culturale nelle società di insediamento.»

Un progetto ambizioso e coinvolgente. Niente sembra fermare l’attivismo di Azzia. La “sicilianità” assume con lui un significato etico e morale, di cultura e solidarietà e di aggregazione sociale ed in poco tempo raccoglie ed unisce in uno scambio culturale e sociale continuo, ben 140 Associazioni di siciliani residenti all’estero. Tutte le nazioni vi sono rappresentate.

«Secondo le statistiche, - continua Azzia - il 40% dei siciliani ha avuto o ha un congiunto che vive fuori dalla Sicilia. Un mondo di milioni di siciliani ignorati, di cui la stampa non parla quasi mai. Riteniamo un merito storico avere ricollegato questa parte che vive fuori con i congiunti che vivono nell’Isola. Un collegamento dalle straordinarie potenzialità sul piano culturale, politico e una risorsa straordinaria. Ma anche una risorsa per una politica di sviluppo della Sicilia. Prezioso è stato il ruolo della rivista “Sicilia Mondo” con la pubblicazione delle notizie sugli emigrati che la grande stampa nazionale non porta. Il risultato complessivo mi gratifica e mi conferma di avere scelto giusto».

Domenico Azzia, presidente di Sicilia MondoLa attività editoriale di Mimmo Azzia dura da decenni: dirige il mensile “Catanesi nel Mondo” dal 1967 al 1988; il mensile mutualistico-sanitario “Mutualità Etnea” dal 1970 al 1981; la rivista bimestrale "Sicilia Mondo" dal 1988 al 2011. Quest’ultima - cessata dopo 43 anni di ininterrotte pubblicazioni dal dicembre 2010 essendo stato negato il contributo regionale previsto dalla legge - per mezzo secolo ha unito e tenuto più vicini i siciliani di tutti i continenti.

Fra le altre molteplici attività messe in campo da Sicilia Mondo ricordiamo le iniziative previste dalla legge regionale 55/80 (Attività Culturali e Turismo Sociale, Convegni e Seminari), i Convegni continentali dei giovani con relativi documenti finali, in Australia (4), Stati Uniti (1), Sud Africa (1), Europa (7), il Convegno mondiale dei giovani tenutosi a Catania nel 2001.

Ha anche organizzato premi letterari ed eventi di tono internazionale. Citiamo il Premio letterario Giovanile Sicilia Mondo, che ha largamente superato le dieci edizioni, la “Giornata del Siciliano nel mondo”, l’iniziativa partita nel 1997 ed oggi largamente istituzionalizzata presso le Associazioni siciliane di tutto il mondo, la Settimana della Cultura Siciliana.

Da oltre 20 anni Azzia ha poi ininterrottamente ricordato e commemorato la tragedia di Marcinelle; l’ha inserita in maniera istituzionale tre le manifestazioni annuali della sua Associazione facendo diventare l’8 agosto la giornata simbolo per ricordare e per non dimenticare.

E' riuscito a mettere in rete anche un circuito di relazioni tra i siciliani eccellenti, quelli che nel mondo occupano posti di responsabilità, per dialogare, rapportarsi e riscoprire le emozioni della comune identità e promuovere sinergie economiche ma anche indicazioni e progetti da presentare alla Regione.

Nell’ambito della sua attività e per l’esperienza avuta sui problemi dell’emigrazione Azzia è stato una presenza costante negli Organismi che rappresentano, tutelano e disciplinano i problemi degli emigrati: è stato vice presidente dell’Unaie (Unione Nazionale Associazione Immigrati ed Emigrati) di cui è stato socio-fondatore nel dicembre 1966; della stessa Unaie è stato ininterrottamente nel direttivo nazionale, presidente dal 2004 al 2007 ed attuale Presidente onorario; componente direttivo Fusie (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) di cui è stato socio-fondatore nel febbraio 1980 ed ininterrottamente eletto nel direttivo da quella data ad oggi; consigliere Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) dal 2004 ad oggi; già Presidente VI Commissione Stato-Regione-Cgie; componente Commissione Editoria Presidenza Consiglio dei Ministri dal 2004 ad oggi; Consultore Regionale e componente il direttivo della Consulta della Regione Sicilia ininterrottamente dal 1992, nelle sue varie edizioni.

Anche se in modo marginale Mimmo Azzia ha svolto anche attività sindacale (nella Cisl dove fino al 1956 è stato componente del direttivo provinciale) e politica: e stato consigliere comunale di Bronte, componente del Comitato Provinciale (dal 1957 al 1992), del Comitato Regionale e consigliere nazionale della DC nel 1988.

Numerosi anche gli incarichi amministrativi ricevuti: è stato vice presidente dell’Azienda Siciliana Trasporti (dal 1965 al 1967); presidente regionale dell’Azienda Autonoma per il Patrimonio Turistico Alberghiero (dal 1967 al 1972); sindaco effettivo dell’Irfis (Istituto Regionale Finanziamento Industrie Sicilia) dal 1976 al 1982 , consigliere nazionale dell’Amministrazione di Assitalia (dal 1977 al 1980) e, nel 1972, commissario nazionale dell’Enpals.

Numerosissimi e prestigiosi i premi ricevuti nei vari continenti a testimo­nianza della sua decennale benemerita attività e della riconoscenza dei siciliani sparsi nel mondo nei suoi confronti. Ne citiamo solo alcuni: Nel 1989, Warren (Michigan, USA) gli conferisce la Chiave della città e Bergen (New Jersey, USA) lo nomina Sceriffo Onorario di Bergen.

Nel 1994 a Brooklyn (New York, USA) gli viene assegnato il Premio “Christopher Columbus Award” – Uomo dell’Anno; ed a Bronte riceve il Premio 24 Casali; un anno dopo è Ragusa a premiarlo con il Laocoonte D’Oro.
Ed ancora riceve il Premio Città di Manchester Italia (1996 Manchester, Inghilterra), il Premio Uomo dell’Anno (1998, Saint Louis, Missouri, USA), il premio “Il Globo” - Uomo dell’Anno (1999, Garfield/New Jersey USA), il conferimento della Chiave della città di Palo Alto (1999, Palo Alto/California USA), il premio “Trinacria D’Oro 2003” (Lodi/New Jersey,(USA), il premio “Sicilia Proserpina 2003” – Siciliano D.O.C. nel mondo (Caravag­gio/Ber­gamo), il Premio Siciliano dell’Anno a Johannesburg (2003, Johan­ne­sburg/Sud Africa).

Sempre nel 2007 la «Dante Alighieri» di Johannesburg gli conferisce una medaglia d’oro per il suo impegno in favore della comunità italiana. Ed ancora il Premio Elefantino-Santi Correnti (2008, Catania), il Premio “Capitano Sebastiano Schiavone 2011” (Buenos Aires/Argentina) e, appena un anno fa, il Premio Nazionale “Aquila d’Argento” (2012, Misterbianco, CT).

Oggi Sicilia Mondo dispone di una rete stabile di comunicazione, di scam­bi e di relazioni ai livelli di quotidianità con le Associazioni aderenti presenti in tutti i continenti.

Ha dato il suo contributo alla Sicilia ed ai siciliani all’estero tenendo vivo il sentimento identitario e l’amore alla Sicilia, impedendo così la assimi­la­zione culturale nelle società di insediamento.

«Sembra un assurdo – conclude Azzia -, dopo 45 anni di volontariato fatto con passione e amore, senza soste e interruzioni, mi sento ancora sul nastro di partenza. Come se dovessi ricominciare daccapo. Perché ancora una volta ripropongo a me stesso la domanda “Cosa ancora c’è da fare? Quali le politiche per restare nel moto del nuovo e del cambiamento che avanza rispetto ad una globalizzazione imperante che omologa ed appiattisce tradizioni, valori ma anche sentimenti?»

Insomma Mimmo Azzia si ritiene gratificato per il suo lungo servizio, ma si sente, anche oggi, sul nastro di partenza per monitorare il nuovo che avanza.

(nL)

Gennaio 2013

 

Per aver aver mantenuti vivi i legami di sicilianità con siciliani emigrati nelle Ame­riche ed in Australia, a Set­tembre 2009, il comune di Licodia Eubea ha conferito la cittadinanza onoraria a Domenico Azzia.
Ha consegnato l'attestato l’on. Giuseppe Reina sotto­segretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti con la seguente motivazione:
“Per l’attività che svolge quale Presidente dell’Associazione Sicilia Mondo, caratterizzata a mantenere vivi i rapporti dei tantissimi emigrati nel mondo con la propria terra di origine ed in particolare con i licodiani in America ed Australia.”

A novembre 2012 l’Associazione Socio-Culturale “Sicilia Mondo” ha conse­gnato in dono alla Biblioteca del Real Collegio Capizzi il patrimonio cartaceo riguar­dante i 45 anni di attività dell’Asso­ciazione: la raccolta del giornale “Catanesi nel mondo” dal 1967 al 1987, la rivista “Sicilia Mondo” dal 1998 al 2011, 14 tra libri e pubblicazioni, 27 volumi Rassegna Stampa dal 1984 al 2011.

Nel 2008 per celebrare i 40 anni di vita dell'Associazione Sicilia Mondo, Azzia è riuscito a portare a Catania i 140 presidenti delle associazioni che, sparse nei cinque continenti, costituiscono la rete dell’organizzazione.
Mimmo Azzia è morto a Catania, mercoledì 28 agosto 2016, all’età di 91 anni. I funerali si sono svolti a Bronte nella Chiesa del  Sacro Cuore.

 

Di Azzia leggi

«Oltre l’Isola c’è un’altra isola»,
Le nuove generazioni di italiani all’estero,
Un'autentica "porcata"


IL RICORDO

Mimmo Azzia, l'uomo che ha ricucito il filo tra emigrati e Sicilia

Domenico (Mimmo) AzziaSe n'è andato a 91 anni, il 27 agosto 2016, con la consapevolezza di avere creato un legame vitale tra i siciliani emigrati e l'isola di origine e il cruccio di non avere preparato il “dopodisé”, capace di assicurare la continuità di “Sicilia Mondo”.

Questa è la grande invenzione di Mimmo Azzia (a sinistra in una foto del giugno 2015), partorita nel 1967 dapprima come “Catanesi nel mondo” e poi ampliatasi a tutta la Sicilia.

Ora di questa associazione resta la sede a Catania, in un palazzo di via Renato Imbriani, zeppa di documenti e ricordi della instancabile attività del piccolo-grande brontese. Questi, forse ispirato dalla realtà d'emigrazione del proprio paese, concepì un'associazione, con un gruppo di lavoro stabile, che si occupasse di creare legami, occasioni di incontro, momenti formativi e culturali, in Sicilia e in tutto il mondo, laddove c'erano, e ci sono ancora, emigrati.

«Si figuri che trovò una comunità di siciliani emigrata in una piccola Repubblica della federazione russa, allora sovietica» rivela Filippo Azzia, 59enne notaio, terzo figlio di Mimmo dopo Nunzia e Marcella. Il quale ci aiuta a ricordare il genitore. E aggiunge: «Mio padre mi confessò che, in origine, con la sua creatura intendeva contribuire a rafforzare i legami degli emigrati con la Madrepatria per evitare che tagliassero i ponti con le famiglie di origine».

Fu ispirato da quanto stava già facendo il deputato nazionale dc Franco Verga, che aveva creato il Coi (Centro di orientamento per gli immigrati) nel Nord-Italia.

Brontese, nato a Giarre il 5 maggio del 1925, il fondatore di “Sicilia Mondo” era un politico puro, di quei pochi che intuivano l'evolversi della società e, con essa, della politica, e sapeva gestire i cambiamenti come un abile stratega che prepara minuziosamente le proprie battaglie.

Nel partito scudocrociato si schierò da subito con la Sinistra, per lungo tempo guidata da Carlo Donat Cattin e Guido Bodrato e, nel sindacato, nella Cisl del catanese Vito Scalia.

Era un fine oratore, efficacissimo nei comizi, ed era dotato di una profonda umanità, che gli favoriva il contatto con chiunque incontrasse, emigrato o no, anche se lontano per cultura, tradizione, formazione ed estrazione sociale. Gli ultimi 25 anni della sua vita, come sottolinea Filippo, Mimmo Azzia li ha dedicati interamente alla causa dei siciliani emigrati. E quando non era in ufficio, era in giro per il mondo, a tenere riunioni, incontri formativi, tessere e sviluppare contatti sempre per la nobile causa del legame tra la Sicilia e gli emigrati nel mondo.

Il livello più alto della sua attività fu raggiunto col progetto “Grande Sicilia”, «nel quale aveva intravisto la sua associazione come un volano per realizzare un autonomismo sano - osserva Filippo Azzia - e un Centro pensante del Mediterraneo.

Erano gli anni migliori, mio padre era orgoglioso del suo lavoro quotidiano ed era consapevole di avere creato un ponte sicuro tra le due Sicilie».

L'attività pubblica, politica e sociale, copre oltre 70 anni ed è ricchissima. Azzia aveva mille idee, che rincorreva e ogni giorno, nonostante il gran lavoro che svolgeva, si amareggiava e ogni tanto si diceva deluso perché avrebbe voluto fare di più. Negli ultimi anni aveva capito, lui per primo, che avrebbe dovuto ripensare alla sua creatura, anche per darle un domani. «Ma non c'è un erede - commenta il figlio Filippo -, non può esserci, ci vuole un progetto preciso e la consapevolezza della grandezza e del valore di “Sicilia Mondo”».

A proposito, Carmelo Sergi, ex dirigente d'azienda, uno degli amici che gli sono rimasti vicini negli ultimi anni, ricorda che quasi ogni giorno Mimmo gli chiedeva cosa si dovesse fare con “Sicilia Mondo”.

Alla domanda su cosa rimane di tanto lavoro, il notaio Azzia risponde con l'orgoglio del figlio ma anche con una punta di delusione: «Documenti, foto, video, articoli, libri interi; mio padre ha fatto e scritto tanto. Tra i documenti più preziosi c'è l'indirizzario di associazioni, gruppi e singoli emigrati sparsi nei cinque continenti. Si parla di migliaia, forse decine di migliaia di persone che erano in contatto con “Sicilia Mondo”».

Ma «qualcuno se n'è impossessato», sussurra amareggiato Filippo Azzia. Che auspica: «Adesso ci vorrebbe qualcuno che raccogliesse, ordinasse e scrivesse di lui e delle sue opere, almeno per lasciare testimonianza ai posteri se non proprio per permettere ad altri di riprenderne le idee e l'opera». [Giuseppe Vecchio, La Sicilia, 26 Agosto 2018]

 

Siciliani nel mondo

«Le vecchie generazioni, sempre meno numerose, hanno un ricordo nostalgico della Sicilia, delle loro case, della loro gioventù, anche se spesso poco for­tu­nata. La pensano e si commuovono quando asco­ltano l’inno nazionale. Le nuove generazioni, invece, sognano una Sicilia amplificata dalle descrizioni e dalle leggende dei nonni che vorrebbero conoscere e visitare.
Esprimono spesso l’orgoglio della sicilianità perché è un sentimento che i loro nonni e genitori custodi­sco­no ed hanno loro trasmesso.

Queste generazioni vorrebbero partecipare alla vita della Sicilia, studiare una cultura così antica e così forte, propongono scambi fra studenti tramite le Uni­ver­sità, esteriorizzano sempre la loro identità originaria. Vorrebbero, infine, che questa Sicilia lontana si ricor­dasse di loro nei mezzi di comuni­cazione».


Le "battaglie" di Azzia

Tantissime le battaglie sostenute da Azzia nella difesa dei diritti degli immigrati e degli emigrati. Ricordiamo quella sulla ratifica dei diritti dell’uomo san­cita dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1991 e l’altra, in Europa, per il riconoscimento delle ra­dici cri­stiane nella costituenda Costituzione Europea.

Stressanti, nell’arco dei 45 anni, anche le battaglie in campo nazionale, sui diritti degli italiani, sul voto, sulla cittadinanza, sul Ponte di Messina, con una edizione straordinaria di Sicilia Mondo contenente una petizione di 200 e più associazioni siciliane da tutto il mondo, sul­la necessità di progetti per una politica degli italiani al­l’estero. Fortissima e reiterata la polemica nei confronti del Mini­stro leghista Maroni per i suoi provvedimenti raz­zisti e discriminatori sugli immigrati.

Non meno cruente le battaglie in campo regionale a co­minciare dalla corretta applicazione della legge 55/80, peren­nemente mutilata. Di rilievo la proposta di legge regionale per la integra­zione delle etnie non comunitarie, scaturita dal Con­vegno regionale del 2009 sul tema “Conosciamoci”. E vogliamo ricordare anche le reiterate proposte, con relativi progetti per una politica della Sicilia nell’area del Mediterraneo con la istituzione di un Assessorato tes­sitore dei rapporti economici e di scambi con i paesi rivieraschi.




 

Gli artisti della 500

Giuseppe Amore e Gaetano Milazzo

Due brontesi “artisti del motore” con una 500 che sfiora i 300 km l'ora

Giuseppe Amore e il suo «cinquino» Giuseppe AmoreAvete mai visto una vecchia “Fiat 500” che sfiora i 300 Km l'ora? A Bronte ci sono due tizi che sono riusciti a compiere questo “miracolo”.

Si chiamano Giuseppe Amore (47 anni) e Gaetano Milazzo (50). Il primo fa il carrozziere, il secondo il meccanico. Sono due artigiani che in occasione dell'ultimo “My Special Car Show” di Rimini (la rassegna internazionale di auto da esposizione) hanno fatto impazzire i visitatori di tutto il mondo, giapponesi compresi, i quali, tra tante auto da fotografare, hanno scelto soprattutto la loro.
Adesso hanno richieste dall’Italia e dall’estero (soprattutto dalla Germania). Beninteso: non si tratta di macchine truccate, ma di esemplari che, pur conservando la loro linea originaria, escono dalla “fabbrica” come se fossero nuovi di zecca in quanto vengono rielaborati sia come meccanica che come carrozzeria.

Il successo è stato talmente clamoroso che di loro si sono occupati giornali come La Stampa, la Gazzetta dello Sport, La Sicilia, oltre a quelli specializzati, e alle radio e TV di mezzo mondo.

Come è nato questo “miracolo”" tutto siciliano? ”Era il 2003”, dice Giuseppe Amore. “Avevo una vecchia 500 alla quale ero molto affezionato. Non è vero che le macchine non hanno un’anima: Il dentro ci sono certi ricordi che non puoi cancellare. Nella mia c'erano i ricordi della mia giovinezza. Prima costruii un modellino, poi mi lanciai in questa grande avventura”. Si, perché di “grande avventura” si tratta. Giuseppe parlò con l'amico e collega Gaetano Milazzo e gli prospettò il progetto.

Milazzo, che coltivava lo stesso sogno, non se lo fece dire due volte: “Ci sto!”. E in due si cimentarono nell'impresa. Fu rifatta l'intera carrozzeria con materiali come vetroresina e lamiera, vennero cambiati gli ammortizzatori, e ovviamente fu sostituito il motore: quello di una Lancia Delta integrale al posto del vecchio.

Tre anni di lavoro. “Uscì fuori il modello che sognavo”, dice Milazzo. Un nuovo esemplare di 250 cavalli costato ai due meccanici la bellezza di 30mila Euro. Prezzo al pubblico: 60mila Euro. ”Solo per gomme ed ammortizzatori ne abbiamo speso 5mila”.

I due sedili posteriori sono stati eliminati per far posto al motore, “una impresa difficilissima”, confida Milazzo. Con orgoglio mostrano un video girato in occasione di un'altra esposizione internazionale (quella di Torino) dove, davanti ad un pubblico esterrefatto, hanno provato la macchina nella pista del Lingotto.

Dopo la costruzione di quella prima auto, gli “artisti del motore” non si sono fermati. Hanno velocizzato la tecnica di realizzazione e nel giro di un paio di anni hanno allestito altri due esemplari.  Ma perché lavorare solo sulle “500”? “Perché sono le macchine più guidate, più storiche, più popolari”.

L'esperienza ha cambiato le loro vite. “Ci sono notti in cui non riusciamo a chiu­dere occhio. Pensiamo ai nuovi modelli, ai progetti per il futuro, a nuovi espe­rimenti da far conoscere a tutti” Giuseppe e Gaetano sognano ad occhi aperti. Cosa in particolare? “Il nostro sogno è quello di costruire una macchina di sana pianta”.

Una fabbrica di automobili? “Praticamente sì. Volere è potere”.

“L'ingegnere meccanico ce l'abbiamo in casa”, dice Amore. “E' mio figlio”. Quindi non vi fermate? “Fermarsi? Siamo ancora all'inizio”. (Luciano Mirone, L'Informazione, Dicembre 2007)


, venerdì 13 aprile 2007

Giuseppe Amore, carrozziere siciliano, ha impiegato 3 anni per la sua opera d’arte: «La voglia di creare qualcosa di unico ti spinge a fare follie. Ma non la uso in strade normali»

«Ho costruito una Fiat 500 che sfiora i 300 all’ora»

Chi sostiene che tutti gli esseri umani hanno un talento specifico ma spesso non riescono a individuarlo avrà un’argomentazione in più.  Sì, perché occorrono delle doti fuori dal comune anche solo per pensare di costruire un’auto partendo da zero e renderla una delle attrazioni più in vista di una passerella importante come “My Special Car Show”.

Giuseppe Amore, carrozziere siciliano, grande appassionato di tuning, ci è riuscito in un modo che merita di essere raccontato.

Signor Amore, come nasce il suo gioiello?
«Ho sempre avuto a che fare con le macchine per via del mio lavoro, ma ho scoperto il mondo dell’elaborazione solo da qualche anno. Però avevo da tempo il desiderio di creare qualcosa di veramente unico, che mi facesse distinguere dalla massa. Volevo andare oltre il tuning consueto, dovevo realizzare qualcosa di veramente speciale».

E quindi?
«Ho acquistato un modellino di una Fiat 500 e ho iniziato a fargli delle modifiche per vedere se la stessa procedura poteva essere adottata per un’auto vera. Ho capito subito che avrei dovuto perderei degli anni, ma che l’impresa era alla mia portata».

Perché proprio una 500?
«È stata la mia prima macchina nel 1978 e mi ci sono subito affezionato.
Mi ricorda la mia gioventù e in Sicilia c’è quasi una venerazione per la 500. Conosco molte persone che le personalizzano, ma c’è anche chi si accontenta di conservarla in garage. E poi avevo già fatto degli interventi su una versione Abarth e sapevo dove mettere le mani».

Cosa è rimasto del modello originale?
«Gran parte della carrozzeria esterna. L’identità della macchina resta evidente, anche se per il resto ho fatto una vera rivoluzione. Il motore è quello di una Lancia Delta integrale, un due litri 16 valvole da 250 cavalli. Sono intervenuto anche sui parametri della centralina e sulla turbina per renderlo ancora più performante.
Anche il cambio è quello della Delta: ho scelto di mantenere rapporti lunghi perché non m’interessano le gare e volevo avere la massima velocità di punta possibile. Così la mia 500 può sfiorare i 300 orari».

Impressionante. Riesce anche a guidarla?
«Certo. La macchina ha un’ottima tenuta di strada. Quando ho scelto l’assetto da adottare ho montato le gomme posteriori da 8,5” dietro alla parte meccanica del motore, che ovviamente non è più davanti come in un’originale 500. I risultati sono stati sorprendenti, grazie anche all’efficacia delle sospensioni che ho costruito personalmente”.

Ha realizzato altre parti in prima persona?
«Alcuni tubi d’acciaio per rinforzare la carrozzeria e diversi pezzi in resina. Per il resto ho scelto due sedili (quelli posteriori sono stati sacrificati per far spazio al motore e alla vetrata che lo isola dagli interni, ndr) e un normale volante sportivo. Il cruscotto invece è quello di una Fiat Coupè abbastanza simile a quello originale».

Sono maggiori i sacrifici sostenuti per realizzare la sua creatura o la soddisfazione di vederla ammirata?
«Per chi non naviga nell’oro 30.000 euro sono parecchi. Tra una cosa e l’altra la cifra che ho speso è quella, solo di gomme e ammortizzatori se ne sono andati
5.000. E pensate che non avevo manodopera da pagare.
Però la soddisfazione di vedere la gente che si ferma a bocca aperta a scattare foto mi ripaga di tutto. Di recente l’ho esposta a una sagra a Bronte, il mio paese, ed è stato un grande successo. E non le dico il piacere quando, facendo l’apripista in una cronoscalata qui in zona, ho fatto mangiare la polvere a una Porsche 3000”.

Come farà a portare la macchina dalla provincia di Catania a Rimini?
«Mi piacerebbe venire direttamente con la mia macchina, ma ovviamente non c’è l’omologazione. Così ho già trovato un carrello per caricarla e farò un viaggio da 15 ore circa con una Suzuki Grand Vitara che la trainerà». [Jacopo Gerna]

Giuseppe Amore (al centro), 46 anni, alla guida di una delle sue Fiat 500 e, sulla destra, il meccanico Gaetano Milazzo.
Per realizzare il suo primo «cinquino» (esposto nel 2007 al Salone «My Special Car Show», di Rimini) il carrozziere bron­tese ha investito 3 anni e 30.000 euro per le modifiche. Solo per gomme e ammortizzatori Giuseppe Amore ha speso 5.000 euro e, pur non dovendo pagare manodopera, ha investito una cifra notevole. Il motore montato sulla Fiat 500 è quello di una Lancia Delta integrale.
Sviluppa 250 cavalli ed è stato ulteriormente potenziato intervenendo sulla centralina. Per raggiungere Rimini ha cari­cato la 500 su un carrello trainato da una Suzuki Grand Vitara percorrendo 1150 Km.

 

, n. 629, Marzo 2008, pag. 204

Febbre «500»

Un dragster dal «Cinquino»

Lui è un carrozziere di Bronte, provincia di Catania, Giu­sep­pe Amore; lei, una vecchia «500».

Dalla loro passione è nato l’oggetto del­le foto che ci ha inviato lo stesso auto­re dell’ardita trasformazione: appendici di carroz­zeria di fibra di vetro, telaio tubolare d’ac­ciaio, sedili da corsa, mo-

tore due litri turbo di derivazione Lancia, portiere ad ala di gabbiano hanno reso il vecchio «Cinquino» una sorta di origi­nale dragster, che ben diffi­cilmente otterrebbe il permes­so di circolare su strade aper­te al pubblico.

Ma tant’è, tutte le vere passioni sono per definizione irra­zio­nali e i loro esiti, talvolta, sconcertanti.


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