Le torri di guardia Nelle tre foto, alcune delle tanti torrette realizzate
bonificando i terreni sciarosi dell'Etna per trasformarli in
campi in qualche modo coltivabili.
Le prime due, a forma di “pseudo-piramide” e dal sapore vagamente
messicano, si trovano a pochi chilometri da Bronte, fra i pistacchieti di in contrada Cuntarati, nei pressi della
Masseria Lombardo.
Non trovano origine dai Siculi o da qualche altro nostro antico
progenitore, non sono state edificate per rendere omaggio a
qualche divinità.
Sono semplicemente un cumulo di pietre ma sistemato in modo
ordinato e lineare e con basi di forma geometrica. Denominate
"torrette” o per nobilitarle un po, "Torri di guardia"
o "Piramidi dell'Etna", servivano a
raccogliere ed accatastare in modo ordinato e duraturo le pietre
che i contadini toglievano dal terreno lavico e pietroso per
renderlo in qualche modo coltivabile ("'u scatìnu").
Le mura esterne a volte anche di pregevole fattura sono a
secco e l'interno è solo un accumulo di massi;
lateralmente sono munite di scalette con gradini di pietre
squadrate per poter facilmente salire in cima il fardello ('u
cuffinu i spitrari") con
le pietre da scaricare all'interno.
Per darle una parvenza di “nobiltà” le abbiamo denominate “torri
di guardia”.
Ma anche se suggestive dal
punto di vista
archeologico possiamo ammirarle solo come monumenti “a ricordo”
del duro lavoro del contadino brontese. Privo
di terre fertili – la maggior parte delle quali per secoli sono
state per volontà papale di
proprietà di un ospedale palermitano e per volere di un re
borbonico appannaggio della famiglia dei Nelson e di pochi
altri privilegiati – il contadino brontese per riuscire a campare si vide
costretto per coltivare la sciara a spietrare pazientemente
molte colate laviche per trasformarle in aree coltivabili a
vigneti od a
pistacchio. Un grande
aiuto lo ha avuto proprio da questa pianta, nata dalla roccia,
che sul terreno sciaroso cresce spontanea e riesce ad adattarsi
per la grande rusticità e la resistenza alla siccità. Con un apparato radicale molto profondo è capace di farsi
strada fra le fessure della lava, crescendo agevolmente. Liberando il terreno dalle numerose pietre ed ammassandole in un
unico
posto, in molti secoli di laboriosa opera il contadino
brontese è riuscito con questa tecnica
a lasciarci queste
pittoresche costruzioni ma, sopratutto, anche a sopravvivere
trasformando molte sciare sterili ed infruttifere in aree dove
poter seminare e produrre piccoli, saporiti frutti della più
pregiata qualità. Questi manufatti, torrette o piramidi che
siano, dal
valore storico, architettonico e paesaggistico di indubbia
importanza sono testimonianze di grande valore e meriterebbero maggiore attenzione e tutela di quanto
fatto fino ad ora. |