Di qualche antica nostra tradizione vogliamo in queste pagine ricordarci e presentarne sommariamente alcuni aspetti. I «Virginelli»
La tradizionale festa ai "virginelli" è molto antica e legata alla ospitalità ed alla profonda religiosità del popolo brontese. L'offrire un pasto ai poveri, fatto dalla povera gente in favore della povera gente, è l'adempimento di un "voto", la promessa fatta per una grazia ricevuta. La tradizione ricorre il 19 Marzo, giorno della festa di San Giuseppe, protettore dei poveri e di chi patisce fame e freddo, quando molte famiglie brontesi, ancora oggi, preparano il banchetto ai "virginelli" (originariamente erano i ragazzi poveri del paese, oggi sono i nipoti, qualche ragazzo del vicinato e figli di amici). Si mette l'immagine di s. Giuseppe sopra una cassa panca non avendo tavolo; si accendono due candele e poi attorno piccoli pani e arance da distribuire agli invitati. Il numero dei ragazzi ospiti nelle varie case varia secondo il voto espresso dagli offerenti e le possibilità economiche. Tipiche tradizionali vivande del banchetto sono un primo a base di pasta con i ceci e un secondo di baccalà fritto con insalata di finocchi o broccoletti affogati. Alla fine vengono regalate arance e un pane da portare a casa (una forma particolare di pane, piccola, decorato con una croce). Il tutto viene prima benedetto da un prete davanti all'altarino preparato in casa per l’occasione e quindi distribuito ai convitati e in parte anche ai parenti ed ai vicini che hanno aiutato nei preparativi. Tradizione vuole che le vivande siano consumate tutte nello steso giorno ed eventualmente spartite nella ruga con i vicini. Il gesto del dono del pane, un cibo sacro, ha per i brontesi un'importante funzione protettiva, solidaristica, di reciproca affettività ed uno dei tanti modi di sciogliere i voti. La Festa dei Morti
Anche a Bronte i doni ai bambini si fanno a Natale o per la ricorrenza della Befana; ma resiste ancora un’antica e non scomparsa tradizione, comune ad altri paesi siciliani, che è quella di far trovare doni ai bambini la notte del 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. E di farli trovare dentro una scarpa che i bambini stessi la sera hanno posato davanti una porta o sotto il letto e che i morti riempiranno la notte di doni o di carbonella. Torrone, mostarda, fichi secchi, noci, dolci vari (particolarmente i tradizionali “crozzi ‘i motti”), qualche giocattolo, i doni di una volta ma anche pezzetti di nero carbone per i bambini “cattivi” quasi ad invitarli a essere più buoni. E’ la “Festa dei Morti”. Una ricorrenza con radici millenarie, dalla profonda e sentita umanità, che per fortuna, non è scomparsa ed a Bronte si tramanda ancora oggi. E’ quasi un legame spirituale fra i vivi ed i morti che dall’aldilà, nel giorno della loro ricorrenza, visitano i loro cari entrando nelle case e si ricordano affettuosamente dei bambini. Portano doni e li aiutano ad esorcizzare le loro paure facendo apparire la morte non come un evento tragico e pauroso ma come passaggio obbligato e sereno che tutte le persone devono affrontare. E per i più piccoli, nel giorno di universale mestizia della Commemorazione dei defunti, è un momento d’autentica gioia. A differenza delle zucche di Halloween, della vecchia e sdentata Befana con la sua scopa o del rosso, panciuto, Babbo Natale con le sue renne (ricorrenze di chiara importazione) la tradizionale ricorrenza della Festa dei morti continua ad avere indubbiamente un maggiore senso di poesia e di umanità. Mantenerla ci serve anche a ricordare le nostre radici e rispettarle facendo sì che anche le nuove generazioni possano conoscerle e apprezzarle. |